Pirelli e Pirelli Hangar Bicocca fanno poker e portano Charles Leclerc a innalzare la loro ultima “creazione” sul gradino più alto del podio. Buona, anzi ottima, la quarta. Ottima quella di Andrea Sala, l’artista artefice dell’ultimo trofeo (2024) del Gran Premio d’Italia a Monza. Un’opera, dal titolo VROOOM, concepita dopo mesi di lavoro e dialettica tra artista e ambiente, quello dei motori, quello delle macchine, quello delle piste da gara. Dopo Alice Ronchi, Patrick Tuttofuoco e Ruth Beraha, il creatore-creativo comasco di stanza a Milano condensa nella pratica scultorea una sorta di conglomerato di elementi “da gara”, pneumatici fusi, griglia di partenza, incandescenze, design d’autore, propagazione dinamica, velocità. Tutto in uno. Così, con la combo di Pirelli si vuole fornire un significativo contributo alla creazione vera e propria di un legame tra l’espressività contemporanea e la costante tensione all’innovazione della Formula 1. La cura è ad opera, come tradizione, di Giovanna Amadasi per Pirelli HangarBicocca.
Realizzato in quattro esemplari – tre per i piloti e uno per il rappresentante del team vincitore – il trofeo nasce da una lunga ricerca condotta da Sala negli archivi della Fondazione Pirelli, che preserva l’eredità di oltre 150 anni di storia aziendale, e nei centri di ricerca dell’azienda, dove ha incontrato diverse figure professionali come ingegneri, fisici, chimici e tecnici.
Il soggetto/oggetto: la lunga storia dello pneumatico Pirelli e l’idea di velocità e accelerazione. Risultato? Eccellente: un trofeo dalle forme astratte che rappresenta le auto sulla griglia di partenza, l’istante di avvio del tutto, quel particolare e definito limite tra il prima e il dopo: il momento dello sforzo decisivo che i futuristi erano riusciti ad enfatizzare, attraverso soluzioni capaci di interpretare il dinamismo. L’artista dunque trae ispirazione dalla storia dell’automobile, attraverso il suo passaggio privilegiato nel mondo della ricerca e produzione Pirelli, e dalla storia dell’arte utilizzando un alfabeto di forme variegate, per alcuni aspetti di reminiscenza futurista.
Il trofeo diviene una struttura scultorea e il pilota sul podio è immaginato dall’artista come elemento plastico che crea un tutt’uno col trofeo, composto da una parte aggettante in Valchromat e da una base in alluminio cromato, rappresenta inoltre un processo produttivo che unisce l’alta tecnologia, come lavorazioni con macchine a controllo numerico per il taglio e la realizzazione in 3D, a lavorazioni per la cromatura e la lucidatura di alto artigianato.
L’OPERA NELLE PAROLE DELL’ARTISTA
L’ideazione e il concepimento del trofeo sono parte di una serie di sopralluoghi importantissimi nel mondo Pirelli. Ho avuto la possibilità di entrare in luoghi di altissima ricerca e produzione e vedere cosa succede attorno al mondo dello pneumatico, della gomma e dei materiali. Un’altra parte fondamentale è stata l’esplorazione dell’archivio della Fondazione Pirelli e scoprire così una storia bellissima di disegni, non solo di pneumatici, realizzati da storiche figure di artisti e designer tra cui Bob Noorda, Bruno Munari, Armando Testa e tanti altri. Sono partito dall’aspetto grafico per poi lavorare sull’idea di trofeo.
Il titolo lo racconta perfettamente, VROOOM è quella immagine che ho sempre avuto in mente, fin da bambino: il momento della partenza, le auto distribuite sulla griglia, si spengono le luci rosse e c’è lo scatto verso la prima curva. Il trofeo rappresenta questo istante: l’inizio di tutto, la velocità e lo scatto. Il trofeo simboleggia un momento con un aspetto scultoreo.