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La Bibbia di Shem Tov, incrocio di arti e religioni, è in asta da Sotheby’s per una cifra milionaria

Photo courtesy Sotheby's. Photo courtesy Sotheby's.
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Photo courtesy Sotheby’s.

Una Bibbia di 700 anni è al centro di una vendita che Sotheby’s New York gli dedica interamente il 10 settembre 2024, dove si stima che verrà venduta per una cifra compresa tra i 5 e i 7 milioni di dollari.

Nella Spagna medievale, dal VIII al XII secolo, ebrei, musulmani e cristiani coesistevano con relativa tolleranza, scambiandosi influenze e ispirazioni, contribuendo a creare un ambiente eterogeneo, tanto dal punto di vista architettonico quanto da quello culturale. Se gli esempi sarebbero davvero tantissimi, in questa sede ci concentriamo in particolare su uno di questi: la Bibbia di Shem Tov. Realizzata dall’omonimo rabbino all’inizio del XIV secolo, è considerata uno dei manoscritti più importanti sfuggiti alla Spagna medievale.

Il rabbino Shem Tov, meglio conosciuto come Ibn Gaon, nacque alla fine del 1200 a Soria, una città sotto la Corona di Castiglia che vantava una piccola ma fiorente comunità ebraica. Dopo aver studiato con eminenti rabbini dell’epoca a Barcellona, ​​si mise a lavorare sui due testi che avrebbero assicurato lustro alla sua reputazione: un commento sugli scritti del rabbino Mosè Maimonide del XII secolo e una Bibbia illustrata.

Il manoscritto di 768 pagine si distingue in particolar modo per le sue raffinate illustrazioni, realizzate con penna delicata che combinano elegantemente motivi ornamentali cristiani e islamici. Le pagine sono intrecciate con archi dai colori vivaci che sostengono animali sia fantastici che reali, così come piante e motivi astratti. In virtù di tale commistione di religioni e generi, il volume in Spagna non sarebbe rimasto al sicuro per molto.

Così nel 1312, qualche anno prima che l’Inquisizione cristiana mettesse al bando qualsiasi versione eterodossa della Bibbia, Shem Tov prese il suo capolavoro su pergamena e si mise in viaggio verso Israele, dove arrivò nel 1315 e salvando l’opera dalla distruzione. Un’operazione che non solo ha preservato la Bibbia in quanto riferimento filologico per opere precedenti e andate perdute, come il Codice Hilleli, ma anche per il suo valore artistico autonomo.

Se è difficile ricostruire il percorso che l’opera ha avuto nei secoli, sappiamo di per certo che la sua ultima apparizione all’asta pubblica risale al 1984 (sempre presso Sotheby’s) quando fu acquistata da un anonimo collezionista europeo per 825 mila dollari, all’epoca un record per una Bibbia ebraica. Nel 1994, la Bibbia Shem Tov è stata poi venduta privatamente al suo attuale proprietario, Jaqui Safra, un collezionista di oggetti storici che l’anno scorso si è aggiudicato in asta il Codex Sassoon per 33,5 milioni di dollari.

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