L’arte può riattivare un territorio autentico ma poco frequentato? È la sfida lanciata dal consorzio Italics, che riunisce 74 gallerie d’arte italiane: una volta all’anno organizza Panorama, una mostra diffusa in angoli poco noti della penisola tra piazze e oratori, chiese e palazzi gentilizi, occupati per 4 giorni da sculture e pale d’altare, installazioni e video e fotografie, per far conoscere al pubblico i tesori del luogo selezionato.
Un’avventura iniziata nel 2021 sull’isola di Procida, proseguita l’anno successivo nel borgo pugliese di Monopoli e nel 2023 a L’Aquila, tra edifici in piena ricostruzione dopo il sisma del 2009. Dopo un triennio dedicato al Centro-Sud, quest’anno Panorama cambia scenario e modalità, puntando su 4 paesi del Monferrato, ognuno destinato ad ospitare un capitolo della mostra, curata per la prima volta dallo storico dell’arte antica Carlo Falciani. Specialista di manierismo toscano ma appassionato di contemporaneo, Falciani ha puntato sul sicuro, proponendo un percorso all’interno di 4 temi suggeriti dal testo di Stefano Guazzo La Civil conversazione, pubblicato alla fine del Cinquecento proprio in Monferrato.
Per Lavoro e radici il riferimento è l’ex Cottolengo di Camagna, per Ritratti e identità il palazzo Callari di Vignale, Caducità e morte il castello di Montemagno e infine Sacralità dell’arte, anche laica la Casa della Maestra e l’ex Asilo Regina Elena di Castagnole. Un itinerario caratterizzato da un’estrema cura nella scelta delle sedi in rapporto alle opere che vi sono ospitate, con un occhio sofisticato da storico dell’arte, giocoforza meno coinvolto sul campo rispetto ad un curatore di contemporaneo, che alla dinamica vitalità dell’arte emergente ha preferito costruire un framework concettuale per aumentare la leggibilità di Panorama 2024. Molte le opere storiche di grande qualità, soprattutto nelle sale del palazzo Callari, dove spicca il Ritratto allegorico di giovane (circa 1565) di Mirabello Cavallori e la serie dei ritratti della famiglia Serra di Cassano, colti dal pennello di Carlo Amalfi alla fine del Settecento. Ottima e assai avveduta la selezione delle opere del Novecento, con il Cementarmato n.15 (1960) di Giuseppe Uncini e il prezioso DrummerBrigade (1963) di Salvatore Scarpitta al Cottolengo di Camagna, mentre nella Casa della Maestra a Castagnole l’atmosfera intima e domestica dell’abitazione custodisce il dialogo silenzioso tra Fiori (1942) di Giorgio Morandi e Contrappunto Piano (1973) , delicata e poetica scultura di Fausto Melotti.
Forse il tratto distintivo di questa edizione sono le installazioni ambientali di grandi dimensioni, allestite in spazi di notevole intensità scenografica. La Cappella del Cottolengo ospita The Paradoxical nature of life (2023) di Arcangelo Sassolino, la Galleria di palazzo Callari l’installazione di Susana Pilar Lo que contaba mi abuela… (2017) , il cortile del Castello Il cielo copre, la Terra sostiene 1989 (2023) di Marco Bagnoli, mentre nei sotterranei dello stesso maniero troneggia The Fall (Mountains view from Lausanne) (2020) di Latifa Echakhch insieme al video di Theaster Gates Gone are the Days of Shelter and Martyr (2014). A pochi passi dal castello di Montemagno, nello spazio misterioso e oscuro dei Voltoni della Scalea Barocca, sotto la chiesa di San Martino, è protagonista Marzia Migliora, con le due opere Prey (2020) e Run Fast and Bite Hand (entrechien et loup) (2022). Gran finale all’Asilo di Castagnole, con Passi Ex Asilo Regina Elena (2024), il pavimento di specchi rotti di Alfredo Pirri, nel quale si riflette il paesaggio campestre del Monferrato. Riuscirà l’arte a riattivare questi paesi semideserti, difficilmente raggiungibili se non con la propria auto, dove una serie di architetture di pregio sembrano dare l’idea di un passato glorioso e di un presente difficile?