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La ruggine non dorme mai di Beatrice Gelmetti è una danza di resilienza

Beatrice Gelmetti - dett.-La Ruggine non muore mai
Beatrice Gelmetti – dett.-La Ruggine non muore mai

Se pensiamo alla ruggine, solitamente immaginiamo il lento consumarsi del ferro sotto l’implacabile attacco del tempo e degli elementi. Ma in “La ruggine non dorme mai”, la mostra personale di Beatrice Gelmetti alla Marina Bastianello gallery, questa ossidazione diventa metafora della memoria e della resistenza umana. Come un linguaggio antico che si rinnova continuamente, la ruggine non è vista come il segno del declino, ma come una testimonianza di trasformazione.

La mostra di Gelmetti si muove tra due poli apparentemente opposti: i momenti di intima riflessione – che potremmo definire “acustici”– e le esplosioni di energia dinamica, “elettriche”. Questa dualità non rappresenta soltanto il percorso creativo dell’artista, ma riflette anche la natura stessa della memoria: talvolta quieta e contemplativa, altre volte dirompente e trasformativa. L’artista invita lo spettatore a esplorare il concetto di “ruggine” non come mero deterioramento, ma come processo di evoluzione e crescita. In tal modo, le opere di Gelmetti si configurano come ponti tra passato e futuro, interrogandoci costantemente sul ruolo delle generazioni precedenti e sulle figure che plasmano il nostro presente.

Beatrice Gelmetti – dett.-La Ruggine non muore mai

La divisione degli spazi della mostra, in sezioni “acustica” ed “elettrica”, riflette non solo una necessità pratica di impiegare al meglio gli ambienti della galleria, ma è ispirata dall’omonimo album di Neil Young del 1979, “Rust Never Sleeps”. Come ci spiega il curatore Francesco Liggieri, questo dualismo rispecchia anche le diverse dinamiche della società contemporanea, caratterizzata da una continua tensione tra “tradizione e modernità”. In un mondo sempre più frenetico e digitalizzato, la mostra ci ricorda l’importanza di fermarsi a riflettere sulle tracce che il tempo lascia su di noi e intorno a noi. Come la ruggine che rivela la storia di un oggetto, le nostre esperienze e memorie formano strati su strati, creando una patina unica e irripetibile.

Gelmetti, nel suo percorso artistico, rivisita i temi della trasformazione e della memoria attraverso un uso sapiente di materiali e tecniche. L’ossidazione del colore e la sedimentazione di pigmenti su strati preesistenti rendono il deterioramento fisico una potente metafora visiva del passare del tempo. La ruggine diventa così una narrazione, un racconto visivo che esplora il confine tra decadimento e rinascita. La sezione “Acustica” della mostra propone opere delicate e contemplative, dove tonalità morbide e texture lievi invitano lo spettatore a una riflessione personale e introspettiva, un dialogo silenzioso con l’anima. Invece, la sezione “Elettrica” esplode con colori vivaci e forme audaci, simbolizzando la lotta per l’innovazione e la rilevanza nel mondo contemporaneo. Un’espressione di energia dinamica che sfida lo spettatore a partecipare attivamente alla conversazione artistica e culturale.

Beatrice Gelmetti – dett.-La Ruggine non muore mai

La mostra, nella sua essenza, non è un mero invito alla nostalgia. Piuttosto, rappresenta una riflessione profonda sull’importanza di ciò che resta, di ciò che resiste al tempo. Non per indulgere in un passato ormai sfuggito, ma per trovare nuove strade verso il futuro, ancorate alla profondità della nostra esperienza collettiva. Come afferma l’artista: “Credo che la riflessione sulla resistenza umana nasca dal mettere in evidenza la capacità dell’individuo di adattarsi e persistere nonostante le sfide poste dal tempo e dal cambiamento. La ruggine, nel suo duplice ruolo di distruzione e conservazione, simboleggia la resistenza dell’uomo di fronte all’inevitabile decadimento.”

Nel solco tracciato da Neil Young, Gelmetti ci esorta a non dormire mai, a non riposarci sugli allori del passato, ma a cercare costantemente di ridefinire e rinnovare il nostro presente. E così, la mostra “La Ruggine Non Dorme Mai” diventa un invito a riconoscere la bellezza nascosta nelle pieghe del tempo, nei segni lasciati dal passaggio degli anni, nei colori che si ossidano e nelle storie che continuano a trasformarsi.

L’arte di Beatrice Gelmetti ci insegna che anche nei luoghi più inaspettati, nel cambiamento costante e nella lotta per mantenere viva la creatività, si nasconde una bellezza straordinaria. E come la ruggine, questa bellezza non dorme mai.

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