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Da Leonor Fini a Tanguy, a Parma una mostra inedita celebra i 100 anni del Surrealismo

Leonor Fini, Femme assise sur un homme nu, 1942, olio su tela © Leonor Fini, by SIAE 2024 Leonor Fini, Femme assise sur un homme nu, 1942, olio su tela © Leonor Fini, by SIAE 2024
Leonor Fini, Femme assise sur un homme nu, 1942, olio su tela © Leonor Fini, by SIAE 2024
Leonor Fini, Femme assise sur un homme nu, 1942, olio su tela © Leonor Fini, by SIAE 2024

Anche se l’estate è giunta al termine, a Parma abbiamo ancora un’occasione per continuare a sognare e far viaggiare la nostra mente grazie a Il Surrealismo e l’Italia. Solo per tre mesi, dal 14 settembre al 15 dicembre, la Fondazione Magnani Rocca -in provincia di Parma- presenta un’inedita mostra dedicata al Surrealismo, uno dei movimenti d’avanguardia che più hanno segnato e influenzato il Novecento, non limitandosi al campo artistico ma coinvolgendo e influenzando tutte le arti.

A cento anni dalla fondazione del movimento, il 15 ottobre 1924, segnato dalla pubblicazione del Manifesto del Surrealismo nel quale il poeta e critico Andrè Breton esponeva le premesse di un movimento che si sarebbe poi diffuso a livello internazionale, abbiamo così l’occasione per ripercorrerne le tappe e comprenderne a pieno l’esperienza. Perché ha lasciato un segno tanto indelebile nell’immaginario artistico contemporaneo? Il Surrealismo è un movimento artistico d’avanguardia che, muovendo dalle posizioni rivoluzionarie del Dadaismo, condusse l’arte in territori sino ad allora quasi inesplorati dalla psiche e dall’inconscio, riprendendo le teorie psicoanalitiche di Freud e socialiste di Marx.

Alla base vi era l’esaltazione del “puro automatismo psichico”, che permetteva per ogni forma d’arte di poter creare combinazioni inconsuete senza preoccupazioni estetiche o morali, praticando associazioni tra idee e immagini in modo spontaneo e liberatorio. L’obiettivo era esprimere una realtà superiore, fatta d’irrazionale e sogno, per rivelare gli aspetti più profondi della psiche. Esprimendo una forte critica alla razionalità cosciente, esaltava invece la liberazione delle potenzialità immaginative dell’inconscio per il raggiungimento di uno stato conoscitivo “oltre” la realtà (“sur-realtà”), in cui veglia e sogno sono entrambe presenti e si conciliano in modo armonico e profondo. A tal proposito, Breton affermava “Credo alla futura soluzione di quei due stati, in apparenza così contraddittori, che sono il sogno e la realtà, in una specie di realtà assoluta, di surrealtà”.

Con queste premesse nasce la mostra curata da Alice Ensabella, Alessandro Nigro, Stefano Roffi, che attraverso oltre 150 opere di Salvador Dalí, René Magritte, Max Ernst, Joan Miró, Marcel Duchamp, Man Ray, Yves Tanguy, Giorgio de Chirico e il fratello Alberto Savinio, Enrico Baj, Fabrizio Clerici, Leonor Fini e altri protagonisti di questa corrente immaginifica, testimonia la vastità di mezzi e linguaggi del Surrealismo e ne esplora l’impatto e l’evoluzione nel nostro Paese, offrendo una prospettiva inedita e affascinante. In particolare, l’esposizione si divide in due capitoli suddivisi in sezioni tematiche.

Il primo permette al fruitore di analizzare e osservare il Surrealismo internazionale e il suo arrivo in Italia negli ’30, mediato in un primo momento da de Chirico e Savinio. Tra queste ci catturano opere come: Divinité di Max Ernst (1940); Senza titolo (Figure biomorfiche e astrali) di Joan Mirò (1950); L’épreuve du sommeil di Rene Magritte (1926) e altri capolavori di artisti come Dalì, Man Ray, Tanguy e de Chirico.

Proseguendo, lo spettatore si immerge nel secondo capitolo che individua i protagonisti della scena surrealista italiana, già a partire dagli anni Trenta, al fine di esaminarne le tangenze col gruppo francese, ma anche – e soprattutto – di metterne in luce l’indipendenza e l’originalità. In particolare, è possibile notare che in Italia il Surrealismo si sia sviluppato tramite due tendenze: la prima comprende un gruppo che si ispira a pratiche artistiche nuove e che intrattiene rapporti col gruppo francese, come è possibile vedere nelle opere di Sergio Dangelo o di Enrico Bay con l’opera Il Generale (1975); dall’altra, un filone figurativo fantastico, caratterizzato dalla produzione di opere visionarie, a cui appartengono, tra gli altri, Leonor Fini, Fabrizio Clerici con l’opera Il Labirinto (1966), Stanislao Lepri. Infine, la mostra si focalizza sulla diffusione del Surrealismo in Italia evidenziando i galleristi e collezionisti che ne hanno permesso l’affermazione, tra questi: Schwarz, Tazzoli, Cardazzo, Del Corso, Jolas, Sargentini, Brin, Guggenheim, Passaré e altri ancora.

Joan Miró, Senza titolo (Figure biomorfiche e astrali), circa 1950, tempera e gouache su carta © Successió Miró, by SIAE 2024
Joan Miró, Senza titolo (Figure biomorfiche e astrali), circa 1950, tempera e gouache su carta © Successió Miró, by SIAE 2024
Max Ernst, Divinité, 1940, olio su tela incollata su cartone © Max Ernst, by SIAE 2024
Max Ernst, Divinité, 1940, olio su tela incollata su cartone © Max Ernst, by SIAE 2024
Alberto Savinio, Tombeau d’un roi maure, 1929, olio su tela
Alberto Savinio, Tombeau d’un roi maure, 1929, olio su tela

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