Ariana Papademetropoulos sbarca in Italia per la prima volta a Milano. Da MASSIMODECARLO. Una mostra a cura di Arturo Galansino che segna la prima personale dell’artista con la galleria, presso Casa Corbellini Wassermann in Viale Lombardia. Ringing Saturn esplora l’idea dei dipinti come medianità, come portali per mondi in cui scienza, pseudoscienza, fisica, campi planetari, magnetici, astrologici e psichici si trasformanoin paesaggi di immaginazione materializzata. Ogni dipinto offre una propria interpretazione dell’“umwelt” o bolla sensoriale che contiene e limita le nostre percezioni. La storia dell’origine di ciascuno di essi non è mai singolare, ma nasce dal dialogo tra artista e medium, tra mondo visibile e invisibile. Il genere potrebbe essere definito “psichico-specifico”, evocato dalle conversazioni tra l’artista e Wendy, una nota medium spirituale di Los Angeles che spiega le sue visioni del regno metafisico di Papademetropoulos. Fino al 19 ottobre.
Il titolo della mostra è un riferimento a “Born under Saturn: the character and conduct of artists” (1963) di Margot e Rudolf Wittkowers, nota dissertazione sull’eccentricità, che veniva a distinguere gli abili artigiani, che lavoravano sotto il segno di Mercurio dalle dita leggere, dagli artisti identificati con il misterioso e cupo Saturno. Papademetropoulos gioca con questa distinzione tra leggerezza e serietà, tra Marcurio e Saturno, creando dipinti tradizionali alla maniera degli antichi maestri che esploravano l’ultraterreno, e il fascino della nostra società contemporanea per la metafisica e l’astrologia. Pianeti che precipitano negli abissi, gigantesche bolle di sapone che galleggiano, leggere su cave sulfuree, spettrali animali da salotto, sensuali corpi femminili stregati da incantesimi, sono i soggetti che caratterizzano queste tele in bilico tra iperrealismo e surreale. La precisione tecnica con cui l’artista dipinge questi mondi onirici sfida la distinzione tra naturale e soprannaturale, creando tableaux che fungono da portali per mondi di meraviglia. I dipinti sono pervasi da un’oscurità luminosa in cui eroine evanescenti e traslucide, catturate in interni ovattati di seta e velluto blu, emergono da fondali scuri, creando un effetto di sospensione temporale e spaziale che cattura lo spettatore secondo il concetto di reincanto del mondo, nucleo concettuale della poetica dell’artista.
In risposta a una realtà percepita come demistificata dal progresso tecnologico e danneggiata dalla crisi ecologica, l’artista propone così un’etica che ci rimette in contatto con il mistero e l’ignoto. L’influenza dell’occulto e dell’esoterismo, radicata nella cultura californiana fin dalla prima metà del XX secolo, permea, seppur in modo leggero e ironico, l’opera dell’artista. Riferimenti all’alchimia, alla mitologia e alla psicoanalisi si intrecciano nelle sue tele, creando una ricca struttura simbolica che invita all’esplorazione e alla libera interpretazione. L’installazione alla fine della mostra svela il gioco di parole del titolo e completa l’esperienza espositiva: tre telefoni vintage a gettoni inseriti in strutture a forma di conchiglia e provenienti dal Tropicana, un casinò di Las Vegas in disuso, permettono ai visitatori di ascoltare le conversazioni tra Ariana e la sua medium Wendy, rivelando, in modo intimo e ironico la fonte iconografica dei soggetti raffigurati nei dipinti. Questi stravaganti objets trouvés sono elementi interattivi che amplificano il tema della comunicazione tra mondi diversi, la stratificazione e la varietà dei processi creativi e incarnano il dualismo tra artificio e natura. Ringing Saturn è quindi strutturato un’esperienza immersiva nell’universo visivo e concettuale dell’artista, che ci invita a esplorare mondi al di là del visibile e a riscoprire la magia nascosta nel quotidiano. Ariana Papademetropoulos, con la sua capacità unica di fondere miti e simboli, erotismo e archetipi junghiani, ci guida in un viaggio attraverso spazi liminali che sfidano la nostra percezione della realtà, invitandoci a riconnetterci con il nostro senso di meraviglia e ricordandoci il potere trasformativo dell’immaginazione, una lente incantata attraverso cui riscoprire la magia nascosta nel tessuto stesso della nostra esistenza.