
«La prosa intensamente poetica che si confronta con i traumi storici e che rivela la fragilità della vita umana» e per la sua «consapevolezza unica delle connessioni tra corpo e anima, tra i vivi e i morti, e perché con il suo stile poetico e sperimentale è diventata un’innovatrice della prosa contemporanea» è la motivazione con cui l’Accademia Svedese ha conferito il Premio Nobel per la Letteratura 2024 alla scrittrice sudcoreana Han Kang.
Nata nel 1970, Han Kang è figlia di uno scrittore. A sua volta ha esordito come scrittrice nel 1993, all’età di 23 anni, pubblicando alcune poesie su una rivista letteraria sudcoreana. Due anni dopo, nel 1995, esce il primo libro, una raccolta di racconti. Al 2007 risale invece il romanzo con cui ha ottenuto i maggiori successi: La vegeratiana, uscito in Italia da Adelphi nel 2016. Il libro le valse il Man Booker International Prize nel 2016.
La vicenda racconta la storia di Yeong-hye, una donna che smette di mangiare carne dopo una serie di incubi per vivere una vita di rinuncia e annichilimento. Simile a quella di una pianta. La sua decisione viene accolta con preoccupazione e poi rabbia dalla famiglia, con il marito di Yeong-hye che si abbandona al sadismo sessuale, il padre dispotico che la allontana e il cognato, un artista audiovisivo, che inizia a filmarla in modo ossessivo per documentare il suo corpo sempre più emaciato.
Tra gli altri libri di Han ci sono L’ora di greco, sul rapporto tra una giovane donna che smette di parlare dopo un trauma e il suo insegnante di greco antico; Atti umani, che racconta il massacro di centinaia di studenti compiuto nel 1980 nella città di Gwangju dall’esercito sudcoreano, dopo il colpo di stato militare; Convalescenza, che raccoglie due racconti: quello su una donna che ripensa alla sorella morta e quello di un’altra donna che vuole sfuggire alla sua vita trasformandosi in una pianta.