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L’Aere è di questo mondo. Al Museo di Palazzo della Penna di Perugia

Elvio Chiricozzi, Isola Prossima. Aere, Palazzo della Penna, Perugia Elvio Chiricozzi, Isola Prossima. Aere, Palazzo della Penna, Perugia
Elvio Chiricozzi, Isola Prossima. Aere, Palazzo della Penna, Perugia
Elvio Chiricozzi, Isola Prossima. Aere, Palazzo della Penna, Perugia

La mostra “Isola Prossima. Aere” mette in scena 25 artisti di diverse generazioni che danno la propria lettura dell’elemento Aria

La bella mostra Aere che Massimo Mattioli ha organizzato per il Palazzo della Penna a Perugia è un’occasione ricca di stimoli e varia nelle sue espressioni avendo il pregio, non scontato, di aver disposto lungo la teoria delle sale espressioni artistiche molto diverse tra di loro. Quarta edizione del progetto Isola Prossima, è nata con il sostegno dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale dell’Umbria, in collaborazione con l’Associazione Art Monsters e della Fondazione Perugia. Il tema dell’Aria, seguendo la classica compartimentazione presocratica degli elementi, nelle precedenti edizioni era stato preceduto da quello della Terra e dell’Acqua.

Anche se l’occasione implicava naturalmente la problematica della sostenibilità ambientale, si è deciso di dare un’impostazione che non fosse ovvia e didascalica, salvaguardando la specificità artistica e quindi le poetiche, le pratiche effettive, dei singoli artisti. Nello scritto in catalogo Sara Taglialagamba rievoca una genealogia dell’Aria come è stata interpretata nel corso della Storia tra approcci mitologici, religiosi e filosofici, partendo dalle civiltà più antiche per passare al Rinascimento fino agli escamotages artistici del ‘900. Nelle concezioni più antiche il termine ha i connotati del segno divino che sovrasta la realtà terrena, come nel caso del sumero Enlil, il “Signore delle tempeste”.

 

Donato Piccolo, Isola Prossima. Aere, Palazzo della Penna, Perugia
Donato Piccolo, Isola Prossima. Aere, Palazzo della Penna, Perugia

Splendida sede storica

Nella mitologia greca l’Etere si contrappone come versione sublime dell’aria che respirano i mortali e nella stessa filosofia di Anassimene di Mileto è l’elemento primo alla base di tutti gli altri. Nella tradizione medievale europea e nelle sue rappresentazioni artistiche l’Aria si fa cielo ed ha una collocazione e una direzione inequivocabilmente ascensionali. Rispetto a tutto questo la mostra di Mattioli, già a prima vista, sembra discostarsi da un approccio troppo misticheggiante per adottare un atteggiamento più mondano, nel senso di umano e terrestre insieme. Se la mistica infatti, come una concezione gerarchica del mondo tenderebbe a fare a meno della realtà materiale, per proiettarsi verso un assoluto che sta sopra o al di là di essa, il destino delle pratiche artistiche è invece avvinto nella coesistenza di tutti gli elementi, dislocandosi su una posizione mediana.

Aiutati da un’ottica debitrice del contesto di una splendida sede storica, si intuisce un’ impronta quasi Rinascimentale. Rispetto ad una recente vulgata riduttiva cresciuta in certi ideologismi dove quel periodo è visto come origine dei mali dell’antropocentrismo, qui l’Umanesimo riacquista il suo significato più profondo e stimolante, con la riproposizione dell’artista che non è autore “autoritario” ma perno tra i diversi mondi e dove l’opera fisicamente intesa ed esperibile è essenziale. I precedenti storici presenti nella mostra costituiscono il viatico per questa interpretazione. Il piccolo evanescente acquerello di uno dei maestri della Scuola di Posillipo dell’800, Giacinto Gigante, è fatto di aria e nuvole ma ha pure il tocco del vedutista che non cela del tutto il mondo sottostante, fatto di acqua e costa.

Elemento imponderabile

I palloncini d’aria di Manzoni, memori dell’ “Air de Paris” di Duchamp, identificano un elemento imponderabile che però è un’apertura di possibilità in un universo che è del tutto attuale , tangibile e fisico. Il famoso filmato sul tentativo di volo umano di De Dominicis, che oggi nella sagoma controluce dell’artista ci appare come un che di spettrale e malinconico, ci parla dell’impossibilità dell’impossibile e dell’ineluttabilità della caduta. Per quanto riguarda gli autori attuali, come si diceva si passa attraverso le declinazioni più varie che contrassegnano la scena artistica oggi, tra installazioni, fotografie, dipinti rappresentativi e dipinti astratti.

 

Arcangelo Sassolino, Isola Prossima. Aere, Palazzo della Penna, Perugia
Arcangelo Sassolino, Isola Prossima. Aere, Palazzo della Penna, Perugia

I tre grandi lavori monocromi a matita di Elvio Chiricozzi, cieli densi e temporaleschi, con sprazzi di bianchi abbacinanti, sembrano sposare la strada della sfida iperrealista – fotografica ma ad un’osservazione ravvicinata il supporto, tela preparata attentamente a strati di velature e scelta piuttosto che la carta, richiama i tempi lunghi e contemplativi della fattura artigianale. Nelle fotografie di Berndnaut Smilde, le nuvole galleggianti a mezz’aria ambientate in silenti spazi architettonici sono più stranianti che metafisiche e sembrano preludere a qualcosa di ben reale ed incombente.

 

Bruno Ceccobelli, Isola Prossima. Aere, Palazzo della Penna, Perugia, dettaglio
Bruno Ceccobelli, Isola Prossima. Aere, Palazzo della Penna, Perugia, dettaglio

Immedesimazione empatica

Le textures rugginose di Luca Vitone sono state ottenute dalla loro esposizione agli agenti atmosferici ma non sono presentate nell’asetticità sperimentale di certe operazioni concettuali per farsi vere opere pittoriche di un informale tonale e sdrammatizzato. Bruno Ceccobelli riprende le strutture aggettanti dei reliquiari e delle pale d’altare dando alla sagoma umana al centro un’aura sacrale da ritrovamento archeologico. Come in ogni sua opera l’interesse teosofico si sposa ad un raffinato uso e accostamento dei materiali: la grande piuma inserita di traverso suona come un’esalazione spirituale ma il tutto è allo stesso tempo come coperto, quasi avvoltolato da fibra TNT che è trasparente ma offuscante come un velo, “il” velo.

 

Leandro Erlich, Isola Prossima. Aere, Palazzo della Penna, Perugia
Leandro Erlich, Isola Prossima. Aere, Palazzo della Penna, Perugia

Leandro Erlich sottopone ad un processo illusionistico le nuvole stesse sezionandole con una sequenza di vetri trasparenti sovrapposti che ne ricompongono la parvenza osservandoli di fronte e per rivelarne la scomposizione nella vista di lato al modo di una tomografia assiale. Arcangelo Sassolino riprende alcuni procedimenti di fisica meccanica di certo Minimalismo, certe cose di Morris o di Serra, introducendo la presenza di agenti meccanici che sottopongono materiali ed oggetti a tensione sollecitando, a differenza degli autori americani che mirano ad un’essenzializzazione, un’immedesimazione empatica .

 

Corrado Bonomi e Gino de Dominicis, Isola Prossima. Aere, Palazzo della Penna, Perugia
Corrado Bonomi e Gino de Dominicis, Isola Prossima. Aere, Palazzo della Penna, Perugia

Tecnofilia avveniristica

L’escogitazione leonardesca di macchine ed artifici è replicata dalla tecnofilia avveniristica che pervade gli ingegnosi lavori di Donato Piccolo tra nebulizzatori in teche di vetro e metallo che ricreano effetti atmosferici e tra servomeccanismi che riproducono movimenti umani, in un processo dialettico dove l’apparato è progettato dall’uomo che però ne è a sua volta condizionato. La stessa Mariateresa Sartori fa realizzare i suoi cerchi in fusaggine utilizzando i movimenti di un anemometro, favorendo per il processo casuale una forma finale compiuta, prevedibile ma sfrangiata. Corrado Bonomi solleva in alto, poeticamente ed ironicamente, piccoli castelli medievali poggiandoli su nuvole di cotone mentre Virginia Zanetti ribalta la visione disponendo a testa in giù i suoi scenari fotografici con persone schierate nella posizione della verticale.

 

Mario Consiglio, Isola Prossima, Palazzo della Penna, Perugia
Mario Consiglio, Isola Prossima. Aere, Palazzo della Penna, Perugia

Le scritte morbide, apparentemente Pop, di Mario Consiglio, realizzate in materiale imbottito, sviano dalla loro letteralità nascondendo sottintesi amari, al modo in cui anche Giovanni Gaggia utilizza drappi colorati, apparentemente neutri alla Daniel Buren, per instillarvi riferimenti alle vicende geopolitiche. Tra i rappresentanti del genere più propriamente pittorico si perseguono le più diverse declinazioni: anche Edoardo Cialfi sembra essere attratto da Leonardo, il più “scientifico” dei Rinascimentali, per riprenderne le sfumature della prospettiva aerea; Paolo Manazza spoglia l’action Painting della gestualità propriamente corporea lasciandola scivolare sopra sfondi bianchi che la alleggeriscono.

 

Olga Lepri, Isola Prossima, Palazzo della Penna, Perugia
Olga Lepri, Isola Prossima. Aere, Palazzo della Penna, Perugia

Trasparenze poetiche

I lavori aniconici di Arturo Casanova e Pablo Candiloro riprendono certi modi della Pittura Analitica per riconnetterla ad una tradizione di lunga durata, con un’attenzione alla strutturazione e alla materialità pittorica nel primo e a una sensibilità per le trasparenze esplorative e poetiche nel secondo; la giovane Olga Lepri inscena grovigli di corpi umani in volo a mezz’aria tra le altezze angeliche e terrene sublimazioni istintuali; Giuliano Giuggioli si cimenta in un surrealismo gentile e ottimistico; Casper Faassen utilizza dei supporti trasparenti in setasand dove convivono pittura e sovrimpressione fotografica.

Il supporto è importante anche per Aldo Grazzi, recentemente scomparso, che ritagliava le reti di fibra, il tessuto delle zanzariere, per realizzare delle filigrane fitte e geometrizzanti partendo inizialmente dai canoni della figura umana per arrivare a una sorta di Mandala astratto; Massimiliano Poggioni inquadra gli edifici dal basso per dare spaccati di cielo. Infine Pablo Macias espone le copie di un vinile realizzato con le registrazioni di una performance del 2020 dove il soffio umano imitava le varie tipologie di vento.

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