Una riflessione sul mondo contemporaneo all’interno dell’antica cornice senese
Inaugurata lo scorso giugno, la mostra “Devil of Comparisons” di Zhanna Kadyrova, realizzata presso Palazzo Chigi Zondadari a Siena in collaborazione con Galleria Continua, rappresenta un momento significativo all’interno della terza edizione di CORTEMPORANEA. Questa iniziativa, voluta dal Presidente della Fondazione Palazzo Chigi Zondadari, Flavio Misciattelli, è nata con l’obiettivo di offrire ad artisti italiani e internazionali l’opportunità di realizzare opere site-specific che dialogano con l’architettura storica del palazzo.
Per questa edizione la scelta è caduta sull’artista ucraina Zhanna Kadyrova, voce potente e amplificatrice di un messaggio essenziale di sensibilizzazione sul tema del conflitto russo-ucraino. Nata a Brovary, l’artista ha coraggiosamente scelto di continuare a vivere e lavorare a Kiev. Membro del gruppo “R.E.P.” (Revolution Experimental Space), ha conseguito il diploma presso la Taras Shevchenko State Art School nel 1999. La sua carriera è costellata di riconoscimenti, tra cui il Kazimir Malevich Artist Award e il Grand Prix del Kyiv Sculpture Project.
La pratica artistica di Kadyrova esplora temi di violenza e resistenza, trasformando ogni opera in una testimonianza della guerra e della vita quotidiana in Ucraina. Attraverso sculture, installazioni e fotografie, l’artista utilizza materiali come vetro, pietra e ceramica per trasmettere significati profondi e concreti. Il suo lavoro invita a una riflessione intensa sull’umanità, evidenziando emozioni di empatia, dolore e resilienza.
Tra le opere centrali della mostra si trova il progetto “Palianytsia”, avviato dall’artista mentre si trovava nei monti Carpazi. Il lavoro nasce dal significato di questa parola, che in lingua ucraina indica propriamente il pane fatto in casa, utilizzata dai soldati per riconoscersi tra compaesani durante il conflitto. A partire da questo concetto prende forma un corpus di opere realizzate con pietra di fiume che ricordano proprio la forma di pane affettato. Si tratta di un’iniziativa che ha già trovato spazio in numerose esposizioni internazionali, da Italia e Germania a Giappone e Stati Uniti. Connesso all’opera è presentato il documentario di Ivan Sautkin “Kadyrova’s Palianytsia”, in dialogo con la collezione del Museo della Mezzadria che si trova a Buonconvento.
Il percorso espositivo comprende inoltre impattanti installazioni fotografiche che ritraggono luoghi devastati dalla guerra, una scultura criptica in gesso bianco posta in dialogo con antichi reperti, una serie di stencil rappresentanti colonne di fumo che creano l’illusione di una Siena in fiamme, infine un hamburger con patatine realizzato di nuovo in pietra, che simboleggia l’impossibilità del popolo ucraino di soddisfare un piccolo piacere come il fast food. Apre e chiude il cerchio l’opera site-specific realizzata nella corte interna: un annerimento della facciata che restituisce l’idea di un incendio appena spento.
La mostra “Devil of Comparisons”, a cura di Massimiliano Bastardo, non solo mette in risalto la profondità e la sensibilità del lavoro di Kadyrova, ma si inserisce anche in un dialogo tra arte contemporanea e patrimonio culturale, attraverso l’esposizione di opere che raccontano storie di speranza e resistenza. Palazzo Chigi Zondadari, con i suoi spazi affrescati e la sua architettura storica, fornisce un contesto evocativo per questo percorso narrativo, invitando gli spettatori a riflettere su come l’arte possa fungere da catalizzatore per la giustizia e la consapevolezza sociale. Kadyrova, con il suo impegno artistico e sociale, ci sfida a confrontarci con le complessità della nostra epoca, rendendo la sua mostra un’esperienza non solo visiva, ma profondamente umana e necessaria.
Le opere di Kadyrova sono state esposte in importanti sedi museali in tutto il mondo, inclusi il Centre Pompidou e il Palais Tokyo a Parigi, il Museo di Stavanger in Norvegia e il Museo Eretz Israel a Tel Aviv. Ha partecipato a numerose biennali, tra cui la Biennale di Venezia e la Biennale di Kochi, affermandosi come una delle voci più potenti dell’arte contemporanea ucraina.