Il Canada si porta avanti e, mentre per ancora un mese è visitabile la Biennale di Venezia 2023, ha già annunciato Abbas Akhavan come artista rappresentante il Paese nell’edizione 2026.
Dopo Kapwani Kiwanga, la prima donna di colore a rappresentare il paese alla Biennale di Venezia, esposta fino al 24 novembre 2024 nel padiglione nazionale, il Canada ha annunciato Abbas Akhavan come artista rappresentante il Paese nell’edizione 2026.
Con una pratica multidisciplinare che spazia tra installazione, scultura, performance e video, Akhavan crea opere che raccontano le storie di spazi specifici e le differenze tra l’architettura degli spazi pubblici e privati. Nel suo lavoro, il tempo sembra collassare mentre indaga siti culturali storici a rischio, come il Museo nazionale dell’Iraq o Palmira, e nei casi peggiori il loro saccheggio o distruzione, spesso con un occhio di riguardo al modo in cui le immagini di questi luoghi circolano online.
Akhavan, nato a Teheran nel 1977 e che ora vive tra Montreal e Berlino, non è nuovo al circuito biennale internazionale. Il suo lavoro è stato presentato nelle edizioni del 2014 e del 2023 della Biennale di Gwangju, alla Biennale di Montreal del 2014, alla Biennale di Sharjah del 2017, alla triennale Prospect.4 di New Orleans nel 2017, alla Biennale di Liverpool del 2018 e alla Biennale d’arte di Toronto del 2019. È anche apparso in importanti mostre museali come “But a Storm Is Blowing from Paradise”, una ricerca sull’arte contemporanea del Medio Oriente e del Nord Africa tenutasi al Guggenheim Museum di New York nel 2016.
Tra i musei che gli hanno dedicato altre personali ci sono: Copenhagen Contemporary (nel 2023), Contemporary Art Gallery, Vancouver (2022), Chisenhale Gallery a Londra (2021), CCA Wattis Institute for Contemporary Arts a San Francisco (2019) e Power Plant Contemporary Art Gallery a Toronto (2018). In programma, inoltre, una mostra nel novembre 2026 al Walker Art Center di Minneapolis.
In una dichiarazione, il comitato di selezione ha scritto: “Il comitato è stato attratto dalla pratica interdisciplinare di Abbas Akhavan, un artista e pensatore meticoloso per il quale il sito di una mostra diventa sia una proposta che una provocazione che coinvolge la messa in scena di relazioni tra materiali, memoria e luogo. Che si tratti di evocare le rovine di antiche statue distrutte durante conflitti geopolitici o di esplorare l’idealismo dichiarato di giardini e altri spazi domestici, gli ambienti scultorei di Akhavan mettono il mondo naturale in un equilibrio precario con la valorizzazione, lo sfruttamento o addirittura l’indifferenza di contesti, sistemi e proiezioni di origine fin troppo umana“.