«La vista delle rovine ci fa fugacemente intuire l’esistenza di un tempo puro, non databile […], un tempo perduto che l’arte talvolta riesce a ritrovare» Marc Augé, “Rovine e macerie”
“Siris” è il progetto di valorizzazione artistica per il Parco Archeologico di Herakleia a Policoro (MT) a cura di STUDIO STUDIO STUDIO, il lab interdisciplinare fondato da Edoardo Tresoldi, con la direzione artistica di Antonio Oriente, le opere del duo belga Gijs Van Vaerenbergh, dell’artista spagnola Selva Aparicio e dell’artista e musicista italiano Max Magaldi. L’intera esperienza progettuale e le varie fasi di realizzazione saranno raccontate dal regista Giovanni Troilo in un documentario dedicato a “Siris”. Il progetto si sviluppa nella cosiddetta Vallata Mediana del Parco Archeologico di Herakleia a Policoro (MT), nella piana costiera ionica della Basilicata. Il sito, utilizzato anche come parco urbano, ospita importanti resti archeologici come il cosiddetto Tempio Arcaico e il Santuario di Demetra, a oggi poco percepibili a causa del limitato stato di conservazione. La realizzazione delle opere è iniziata a settembre 2024 e sarà completata nella primavera del 2025. L’intervento, affidato a STUDIO STUDIO STUDIO dal Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per la Basilicata, in accordo con la Direzione Generale dei Musei, è stato pensato per assicurare la comprensione delle testimonianze archeologiche anche da parte del pubblico non specializzato attraverso la realizzazione di opere d’arte che evocano gli aspetti peculiari del Tempio Arcaico e dell’area del Santuario di Demetra e il valore spirituale del contesto naturalistico che li circonda. L’obiettivo è quello di restituire al visitatore una narrazione multiforme in dialogo sia con le testimonianze del passato sia con gli elementi paesaggistici, antropologici e sociali che hanno plasmato la fisionomia attuale del luogo.
“Siris” ha carattere sperimentale e verte sull’interpretazione artistica autoriale dei resti archeologici, della loro storia e dell’ecosistema attuale, costruendo interventi reversibili e non invasivi, che si inseriscono nel paesaggio senza intaccare in maniera definitiva l’integrità materiale. Le opere costituiscono insieme un elemento di importanza centrale ai fini del completamento dell’Ecomuseo Archeologico, immaginato per ridare luce ai reperti delle colonie greche che qui si insediarono a partire dal VII secolo a.C. e per rinsaldare la relazione tra queste presenze, il vicino Museo Archeologico Nazionale della Siritide e il contesto circostante, a sua volta ridefinito da una serie di azioni volte a garantirne una migliore fruizione. Nel parco archeologico di Policoro, i Gijs Van Vaerenbergh intervengono nel sito dove sorgeva il Tempio Arcaico rievocandone i volumi attraverso una “Rovina Inversa”, un approccio artistico inedito in relazione al contesto archeologico. Ribaltando il naturale processo di scomparsa di un’architettura (che procede usualmente dall’alto verso il basso, fino alle fondamenta), l’opera del duo belga offre invece allo sguardo la parte superiore del Tempio. Le forme frastagliate delle rovine, reinterpretate dagli artisti, sono sostenute da una struttura reticolare che consente ai visitatori di camminare al di sotto dell’impalcatura, facendo percepire la monumentalità dell’antico edificio.
L’opera di Selva Aparicio nell’area del Bosco Sacro è invece composta da sette sculture ispirate alle edicole votive rurali. Il suo intervento nell’Ecomuseo è un percorso esperienziale di meditazione e contemplazione che coinvolge i visitatori nel loro avvicinamento alle rovine del Santuario di Demetra, attraversando una fitta e rigogliosa vegetazione composta da specie eterogenee. Le sorgenti che si trovano nel Bosco Sacro hanno contribuito nell’antichità ad accentuare il carattere selvatico e sacro di questo spazio, connotato da luoghi di culto rivolti a una divinità femminile legata all’acqua e ai riti di fertilità. Max Magaldi ha ideato una sonorizzazione immersiva che dà vita a una sorta di Natura aumentata. L’opera, realizzata in collaborazione con l’artista e poetessa Claudia Fabris, riflette sulla permanenza storico-archeologica del suono e della parola, indagati nella loro dimensione performativa. L’installazione, fruibile attraverso un’APP, si articola in mappature geolocalizzate che consentono alle colonne sonore ambientali di attivarsi quando gli ascoltatori si sposteranno all’interno delle zone designate: una cornice eterea e impalpabile, plasmata da Magaldi in contaminazione con le peculiarità del luogo. L’intero processo creativo, le varie fasi di realizzazione, dai sopralluoghi sino all’installazione delle opere e alla loro inaugurazione, sarà raccontato dal documentario di Giovanni Troilo, autore di portata internazionale che ha firmato diversi progetti dedicati all’arte e alla cultura contemporanee.