Più grande e più bello: per l’edizione 2024 di AMART lo stand di Antichità Giglio aumenta il suo spazio. Un viaggio attraverso i secoli con dipinti, sculture e oggetti racchiusi in un ambiente armonico.
Il progetto di allestimento di AMART 2024 (dal 6 al 10 novembre al Museo della Permanente di Milano) è concepito come un dialogo tra passato e presente, dove archi rinascimentali spogliati di ornamenti incontrano un minimalismo contemporaneo, immersi in sfumature di blu che contrastano con il calore della moquette color aragosta.
Antichità Giglio si inserisce perfettamente in questo incontro audace che celebra l’armonia tra tradizione e innovazione. Coniugare il gusto antiquario a quello moderno è la mission di questa casa antiquaria milanese che conferma la sua presenza per AMART 2024. La proposta offre anche quest’anno una fortissima rappresentanza lombarda: il mobile protagonista dell’esposizione è senza dubbio un raro secrétaire di Giovanni Maffezzoli firmato sul fronte e su un fianco. Gli intarsi, di pregevolissima fattura, raffigurano paesaggi e architetture che riprendono fedelmente i disegni della fornitura per Palazzo Mina Bolzesi a Cremona. Restando in Lombardia un’opera eccezionale è il dipinto di Federico Moja, una sorta di “istantanea” di Corso Venezia a Milano con una scena raffigurante una festa in maschera.
Dalle atmosfere risorgimentali della Milano ottocentesca si arriva a quelle del secondo Novecento con una spettacolare opera di Gio Pomodoro, Folla, del 1965, in bronzo lucidato. L’opera venne ideata ed eseguita negli anni in cui Pomodoro realizzava altre due grandi “Folle”, una che sarà acquistata dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma e l’altra, la Grande Ghibellina in marmo bianco, dalla collezione Nelson Rockefeller. Seguendo il fil rouge della scultura ma lasciando la Lombardia, ammiriamo la rappresentazione del corpo umano attraverso la cifra artistica di Igor Mitoraj qui presente nel raffinato Busto di femmina in bronzo a patina marrone del 1989.
Spostandoci nel mondo delle arti decorative, ma non lontano dalla scultura, incontriamo due rilievi in terracotta del XVII secolo. Uno è attribuito a Tommaso Amantini, artista che, nato nel mondo della maiolica, a metà secolo si trasferisce nella Roma barocca che ne influenza forme ed espressioni. Anonimo invece l’autore del’altra terracotta in mostra, anch’essa risalente al XVII secolo e raffigurante la nota immagine devozionale della Madonna della Ghiara.
Le arti applicate e la scultura si incontrano in lavori di ebanisteria anonima ma degni di essere indagati per il loro contributo artistico: una coppia di candelieri in legno scolpito e dorato modellato come figure virili genuflesse con cornucopie, quattro pannelli ovali in legno intagliato e dorato come gruppi di fiori e in teche coeve, databili alla prima metà del XIX secolo. Non mancheranno dipinti antichi come una divertente coppia di opere del XVII secolo di ambito “bambocciante”, ma anche esempi dell’Ottocento italiano e objets de vertu che completano la “casa ecclettica” di Antichità Giglio.