Moving Picture (946-3) Kyoto Version consiste in un film, realizzato in collaborazione con Corinna Belz, proiettato in scala monumentale su 22 metri di larghezza (oltre 72 piedi), accompagnato da una partitura per tromba composta da Rebecca Saunders ed eseguita da Marco Blaauw. Sei amplificatori circondano lo spettatore, conferendo alla musica una presenza fisica e un imponente impatto. In precedenza, le sperimentazioni di Richter nel combinare immagine e suono in esperienze immersive hanno portato ad opere temporanee come al Manchester International Festival (nel 2015, con Arvo Pärt) e al The Shed di New York (nel 2019, con Pärt e Steve Reich).
Nel corso della sua celeberrima carriera, Richter ha continuamente rivitalizzato la pratica pittorica attraverso l’esplorazione analitica delle potenzialità della fotografia, della casualità e dei processi sistematici: tutti elementi che trovano la loro massima espressione in Moving Picture. Negli anni ’60 ha utilizzato fotografie tratte da riviste e giornali come immagini di riferimento per le sue opere, mentre negli anni ’70 ha fotografato i suoi stessi dipinti, ingrandendo notevolmente piccoli dettagli delle pennellate. Da tempo, Richter ha trovato possibilità generative nelle disposizioni casuali delle griglie di colore, prima con i suoi dipinti Color Chart degli anni ’60, e successivamente, con 4900 Colors (2007) e poi con Cologne Cathedral Window (2007). Proprio come quest’ultimo progetto, Moving Picture è un’opera fatta di luce, che sottolinea l’infinita bellezza del caso.