L’artista Zhenru Liang riflette su un approccio all’arte che significa Costruire, diverso dalla Guerra, che significa distruggere
Fare tanto con poco, come dice il Maestro Antoni Muntadas, come mi ha insegnato il mio Maestro Massimo Mazzone, come ho appreso da grandi artisti quali Nicola Carrino, Beverly Pepper, Alberto Burri, Lucio Fontana, Ugo la Pietra, Giuseppe Uncini, Erwin Heerich, Tadao Ando, e molti altri… La modularità del mattone corrisponde a una risma di carta, modulo per eccellenza oggi giorno, ogni pagina bianca risulta identica alle altre. Infatti anni fa a Milano, una bellissima mostra di Tom Friedman, espose – e parliamo del 2002! – due pagine A4 accartocciate che risultavano identiche, divise e esposte.
L’approccio modulare mi ha fatta innamorare. Per questo sono venuta dalla Cina a studiare prima in Italia, poi in Germania, attraversando residenze artistiche in Europa, dalla Grecia alla Repubblica Ceca, dalla Spagna all’Italia, alla Tunisia. Per questo, incontrando, desidero esprimere una appartenenza identitaria, come donna e scultore, a una classe che cerca di esprimere attraverso la Scultura Costruita, di indicare un percorso possibile che vede nelle praxeis artistiche, una forte volontà di affermare, nella maniera assertiva ma dolce, che arte significa Costruire, diverso dalla Guerra, che significa distruggere, e anche raccogliere macerie.
Come nelle 83 incisioni di Goya, i disastri della guerra, piuttosto che in Germania anno zero di Rossellini, costruire macerie, come avviene oggi in Ucraina o Gaza e in tante altre parti del mondo, significa anche Ri-Costruire. Meglio sarebbe, da cinese italianizzata, preservare, proteggere, conservare, recuperare…