Quale sogno condividono giovani artisti italiani, cittadini del mondo, Davide Allocca, Emanuele Alfieri alias Impossibile, Margherita Tibaldo e Michele Ronchetti? Quali orizzonti, ansie e prospettive hanno, se non la speranza di una postumanità in cui uomo, scienza e natura insieme convivono nello stesso pianeta: un eden di desideri? Diversi per formazione, esperienze e provenienza, tutte le opere in mostra a Miami spingono lo sguardo dello spettatore oltre la soglia del visibile, sul crinale dell’impossibile, dove tutto è sogno o incubo, chissà!
La banda dei quattro, messaggeri di ecosofie possibili nel ruolo di tessitori di ombre di post-modernità, insieme condividono panorami di tecnonature, linguaggi multimediali incredibilmente pittorici, in cui figura, prospettiva, composizione e tavolozza dei colori luminosi s’intrecciano con pratiche 3D, graphic design e intelligenza artificiale, come forma evoluta di scrittura creativa e poesia visiva: una risorsa per esplorare il potenziale espressivo delle tecnologie digitali.
Artistinct, piattaforma online trasversale ideata da Daniele Fazio, promuove, tutela e intercetta giovani artisti impegnati in tematiche ambientali, “agenti” dell’ecosistema pronti a riformulare il nostro rapporto con la natura e il non umano, in termini di eguaglianza e interdipendenza, invece che di gerarchie o supremazia, all’insegna di uno spirito collaborativo e di un’etica-estetica.
Margherita Tibaldo, unica ragazza tra uomini, rivela la sensibilità femminile nella sua incantevole attrazione per la metafisica quotidiana, dipingendo interni sospesi tra magia, sogno e realtà. E in questo stato di illusione, l’opera Human Connection di Emanuele Alfieri, alias Impossibile, ci proietta in una alterità in cui naturale e artificiale coesistono armonicamente.
Davide Allocca e Michele Ronchetti lavorano sulla nozione di scambio tra linguaggi digitali e poetiche post-surrealiste, incentrate sulla reciprocità tra uomo e macchina, all’insegna di una metamorfosi che riconfigura il vivente al limite delle contraddizioni. Le loro opere, in continua evoluzione, in cui angeli e demoni contribuiscono attivamente alla costruzione creativa della trasformazione all’interno dello spazio siderale.
E in questo contesto, noi spettatori, come alieni, passeggiamo in silenzio tra le loro opere, da considerare come una campionatura di ricette collaborative, modelli da esportare in dialogo con l’ecosistema terrestre e la ricerca tecnologica, suddivise in un percorso non cronologico, ma convergente nelle tematiche. Seppure diversissime, a modo loro tutte dialogano con la memoria, il tempo e la storia dell’arte italiana, con un passato che non passa in maniera nostalgica, bensì attiva e rigenerante.
Qui e ora, tra sublime e meraviglia, inquietudine e attese, attraversiamo panorami onirici, dove scorgiamo un orizzonte di un metaterspazio dell’invisibile, quasi un miraggio, proprio là dove la realtà sconfina nel sogno, con la complicità della tecnologia umanizzata, naturale, tangibile e sfuggente al tempo stesso.
E non stupisce notare che pittura, tecnologia e poesia trascrivano in forma visiva nuovi linguaggi digitali, in cui forma e colore includono tensioni sensoriali, variazioni tonali e deflagrazioni spaziali, sulla via dell’infinito nell’oscurità del Cosmo, nel tessuto dello spazio che si fa luce in tutte le opere esposte, potenzialmente scenografiche e poeticamente emozionanti.
E se la tecnologia è già medium di percezioni, astrazioni poetiche, la pittura vive e si rigenera nelle tecno-pennellate di artisti capaci di configurare paesaggi abitabili, suggeriti da sensazioni di luce, con ammiccanti soluzioni formali in cui classicità e tecnologismo definiscono una nuova estetica.