Cambia l’ordine degli addendi ma, come diceva Totò, è la somma che fa il totale. Appunto, e il risultato è pari a zero. Infatti, come sicuramente già saprete, la Curatrice della Biennale Arte 2026 è Koyo Kouok. Nera e Donna. Quanto di più scontato, conformista, nel solco ideologico delle precedenti edizioni tutte schienate all’internazionale wokista.
Ovviamente, visto la fresca nomina, ancora poco si sa di quel che sarà il suo progetto, anche se qualche avvisaglia si può evincere dalla tempestiva intervista che KK ha rilasciato a Mattia Feltri per la Stampa. E qui la Kamala Harris dell’arte in quota etnica ci sbomballa di luoghi comuni. La vida es sueño, pardon, es toda una migración, siamo tutti nello stesso Calderon, parbleu!
“La vita è fatta di migrazione. Lei non sarebbe italiano se le persone non fossero migrate e, se le persone non fossero migrate, io non sarei una donna africana. Noi siamo perché altri sono migrati e altri saranno perché siamo migrati noi”. Giusto, in fondo siamo tutti figli di Adamo ed Eva. Ovviamente non potevano mancare considerazioni sulla discriminazione razziale in Europa che la nostra Curatrice trova evidente e ovunque, anche se ammette che la sua esperienza non è paradigmatica. E te credo, la signora è una sorta di crasi tra Michelle Obama e Kamala, bella ed elegante, jet set allo stato puro. Alla faccia della discriminazione. Koyo però tiene a dirci che ha lasciato l’Europa, più che per il razzismo, per via del fatto che l’Europa e l’Occidente sono società sature. Pure di migranti. Insomma, siamo mezzi morti e purtroppo è anche vero. Quindi vive l’Afrique! Ed in particolare il Camerun, quello prevalentemente musulmano di cultura sufi. Ça suf-fit, capito. Ecco svelato il “deal” con il nostro René Guénon della laguna, Battiato! Voglio vederti danzare come i dervisches turners che girano sulle spine dorsali… e gira intorno la stanza… Chissà se conoscono il lavoro di Aldo Mondino.
Certo che mentre un bel pezzo del nostro mondo si interroga sul proprio destino e la sopravvivenza della nostra cultura, il desiderio di dissoluzione sembra prendere il sopravvento. Vabbè, torno a Battiato, “mandiamoli in pensione i direttori artistici, gli addetti alla cultura… l’arte contemporanea mi butta giù”.
Ave (Ninchi), morituri te salutant.
Dissolti saluti
L.d.R.