Uno scultore che vive di spazio. Che lo considera elemento in cui gli oggetti si muovono e dispongono. Che desidera – nella profondità della sua poetica – di farlo muovere quello spazio. Di dargli una forma. Di dargli una vita. E l’esposizione prestata dalla Galleria dello Scudo di Verona, dal titolo Nunzio anni ottanta, si concentra proprio sul primo decennio del lavoro di Nunzio Di Stefano, interprete di spicco della scultura contemporanea che negli anni 80 sperimentò le possibilità di dialogo tra materiali e memoria.
Le quindici opere esposte, infatti, testimoniano un percorso artistico che supera i confini tradizionali della scultura, in una una ricerca sullo spazio aperta a contaminazioni con la pittura. Il percorso dell’artista affonda le sue radici negli esordi degli anni Ottanta: nel 1981, una personale alla Galleria Spatia di Bolzano, curata da Gabriella Drudi, offre un primo sguardo su un linguaggio che già rivela un’identità forte e matura; l’anno seguente, Nunzio si distingue in una collettiva alla Galleria La Salita di Roma, per poi approdare, nel gennaio 1984, all’Attico di Fabio Sargentini con Undici sculture. Quest’ultima mostra non solo segna un momento di svolta nella sua carriera, ma contribuisce a riaccendere la vitalità di uno spazio romano chiuso dal 1978.
A partire dal 1985, l’opera di Nunzio si arricchisce di una materia nuova e densa, capace di evocare una dimensione simbolica e quasi arcaica. Nero fumo, pece, cera e piombo si intrecciano al legno, che l’artista lavora con scalpello e sega, trasformandolo in una superficie viva, segnata dalla mano e dal fuoco: in Talismano (1985), un elemento cuneiforme in piombo si staglia su un fondo ligneo solcato dal carbone, instaurando un dialogo fatto di contrasti visivi e tattili; in Meteora (1986), invece, la verticalità di un taglio deciso si intreccia a un elemento orizzontale, generando una tensione che sembra sospesa tra equilibrio e abisso.
Da questa ricerca, le sculture di Nunzio si distillano in forme sempre più essenziali – come in L’Aperto (1987), dove il legno bruciato rivela le sue venature più intime, perdendo ogni eco naturalistica per diventare un’espressione purissima di misura e rigore mentale.
Gli anni Ottanta rappresentano dunque per Nunzio un periodo di consacrazione. La sua poetica conquista la scena internazionale – dalla Biennale di Sydney (1986) alla XLII Biennale di Venezia, dove, nella sezione Aperto ’86, riceve il prestigioso Premio 2000 come miglior giovane artista. Questo decennio lo vede protagonista di personali a New York, nella galleria di Annina Nosei (1985 e 1987), e presente in mostre collettive che attraversano Parigi, Chicago, Berlino, San Paolo e Istanbul.
Una traiettoria che intreccia radici italiane e risonanze globali, portando la materia e la forma a dialogare con il tempo e lo spazio.
Nunzio anni ottanta
dalla collezione Fabio Sargentini
Galleria dello Scudo, Verona
14 dicembre 2024 – 29 marzo 202