Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain presentano una mostra decisamente insolita dedicata alle opere cinematografiche di dodici artisti. Il Nostro Tempo, CinéFondationCartier è il nome del progetto ideato dalla Fondation Cartier, che da diversi anni nutre un forte interesse per il cinema. Triennale Milano intende avvicinarsi alla produzione e al linguaggio cinematografico, aprendo un dialogo e una contaminazione con gli altri linguaggi della creatività contemporanea.
La mostra è strutturata come un’esperienza sensoriale che mette in evidenza le qualità tecniche ed estetiche dei film presentati. Attraverso la varietà delle opere prodotte dai dodici artisti, dai cortometraggi ai film di durata eccezionale, l’allestimento presso la Triennale di Milano è stato progettato per coinvolgere il pubblico in modo innovativo. L’intento è quello di superare le convenzioni tipiche delle esposizioni museali, creando un’esperienza intensiva che richiede una permanenza più lunga rispetto a una mostra tradizionale. Ogni visitatore vive un’esperienza unica e personale, dedicando il proprio tempo ai film che più lo interessano.
Nelle pellicole vengono trattate tematiche molto attuali; tra queste spicca il rapporto tra uomo e natura, affrontato da diversi punti di vista. Un esempio significativo è il film dell’artista paraguaiana Paz Encina, El Aroma del Viento (L’aroma del vento, 2019). In Paraguay, l’albero è da sempre un rifugio per la popolazione locale, offrendo protezione dalla luce e dagli agenti climatici. Tuttavia, il Paese è oggi tra i più colpiti dalla deforestazione, e gli alberi-rifugio sono ormai rari. L’artista racconta come l’albero sia stato una presenza costante nella sua infanzia, un luogo di protezione che ora sta scomparendo. Nei suoi filmati d’infanzia, gli alberi erano ovunque e nessuno pensava alla necessità di salvaguardarli. Oggi, filmare un albero richiede lunghe ricerche, ed Encina è consapevole che un giorno potrebbe non trovarne più. In una parte del suo film, riprende una corteccia in una zona indigena ormai devastata dalla deforestazione e racconta: Giravo sapendo che avrei visto quella corteccia per l’ultima volta, trasformandola già in un ricordo nella mia mente, esattamente come i ricordi d’infanzia. Da questa riflessione nasce la decisione di utilizzare il Super 8, il formato tipico dei filmati familiari, anche per riprendere le cortecce.
Un altro artista in mostra è Andrey Ujica, che nel film Nicolae Ceausescu (2010) racconta la storia della Romania utilizzando esclusivamente materiali d’archivio. Ujica spiega il suo progetto: Con il cinema o con la telecamera, possiamo registrare immagini in movimento che preservano frammenti di tempo. Documentiamo la storia, che prima era solo scrittura statica; ora, grazie ai filmati, possiamo riscriverla visivamente. Questa idea guida il suo lavoro, che si basa su immagini d’archivio raccolte da telegiornali o altre fonti. Secondo Ujica, la presenza diffusa delle telecamere nel XX secolo ha permesso di ricostruire gli eventi storici con grande fedeltà. Tuttavia, guardando al futuro, esprime preoccupazione per l’ingresso dell’intelligenza artificiale, che potrebbe rendere sempre più difficile distinguere tra realtà e finzione: Se un tempo non avevamo la certezza delle fonti scritte, oggi confidiamo nei filmati, ma in futuro potremmo ritrovarci a dubitare anche di questi a causa dell’intelligenza artificiale. Ujica apprezza particolarmente Il Nostro Tempo, CinéFondationCartier, poiché musica e cinema sono arti legate al tempo, mentre i musei e gli spazi espositivi sono per loro natura senza tempo. Questo contrasto ha reso la mostra un’operazione complessa ma stimolante.
Tra gli altri artisti, spicca anche Jonathan Vinel con il film Martin Pleure (Martin Piange, 2017). Questo scenario post-apocalittico, raccontato attraverso sequenze di un videogioco, trasmette le emozioni di una storia d’amore e amicizia. Vinel spiega: Ho inserito sentimenti intimi in questa storia violenta, esplorando l’intimità del personaggio. Scomponendo il videogioco, ho selezionato scene per creare un film. L’idea di utilizzare immagini tratte dai videogiochi nel cinema rappresenta un’innovazione che può coinvolgere tanti giovani abituati a questo linguaggio visivo. È interessante pensare che un medium spesso associato alla violenza possa diventare un’esplorazione personale e profonda dei sentimenti umani.
Gli altri nove artisti presenti in mostra offrono ulteriori spunti di riflessione attraverso opere coinvolgenti e stimolanti. Trascorrere un pomeriggio o una serata immersi in questo percorso rappresenta un’opportunità unica per tutti gli amanti del cinema e dell’arte, regalando un’esperienza intensa e fuori dagli schemi.
Il Nostro Tempo – CinéFondationCartier
12 dicembre 2024 – 16 marzo 2025
Triennale di Milano
Organizzata nell’ambito del partenariato con: Fondation Cartier pour l’art contemporain
A cura di: Chiara Agradi, Fondation Cartier pour l’art contemporain
Progetto di allestimento: bunker arc
Graphic design: Ten Thousand Feet
triennale.org | fondationcartier.com
Ingresso gratuito previa prenotazione su www.triennale.org