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Il futuro ibrido. Un racconto della prima Biennale di Durazzo

Arturo Casanova alla Biennale Internazionale d'Arte Contemporanea di Durazzo Arturo Casanova alla Biennale Internazionale d'Arte Contemporanea di Durazzo
Arturo Casanova alla Biennale Internazionale d'Arte Contemporanea di Durazzo
Arturo Casanova alla Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Durazzo

Curata da Oltsen Gripshi, la rassegna di Durazzo ha ospitato 39 artisti provenienti da 16 diversi paesi. Sei gli italiani

Gli artisti sono l’avanguardia di ogni sviluppo sociale e di ogni sistema politico. E come tali, con la loro invisibilità, non possono restare in disparte di fronte a questo fenomeno che spinge avanti l’umanità: l’Intelligenza Artificiale”. Con queste parole il curatore Oltsen Gripshi introduce le tematiche – e lo stesso titolo – della Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Durazzo, che ha celebrato la sua prima edizione fra ottobre e novembre. Affascinanti sedi del dinamico centro albanese hanno ospitato nell’occasione 39 artisti provenienti da 16 diversi paesi. Dalla Cina agli Stati Uniti, dall’Argentina al Perù, alla Costa d’Avorio. E ancora Albania, Kosovo, Italia, Germania, Finlandia, Svezia, Romania, Turchia, Svizzera. Macedonia del Nord.

 

Lai Junjie alla Biennale Internazionale d'Arte Contemporanea di Durazzo
Lai Junjie alla Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Durazzo

Una biennale”, aggiunge Gripshi, “che riflette sul presente tecnologico e su come questo rapido progresso incida sulla formazione e realizzazione della vita dell’uomo contemporaneo”. E nell’analizzarlo “cerca non solo di riunire approcci filosofici, concettuali, antropologici, semiotici, ma soprattutto di esplorare la metafisica meno visibile, quella che solo l’intelligenza artificiale può penetrare e quindi prevedere, mettendo in dubbio il futuro ibrido dell’umanità”. Perché solo le opere d’arte contemporaneapossono testimoniare la somiglianza della contemporaneità in cui viviamo e l’invisibile che ci attende per il futuro non vissuto”.

 

Il Padiglione Italia alla Biennale Internazionale d'Arte Contemporanea di Durazzo
Il Padiglione Italia alla Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Durazzo

Impronta italiana

Nei 54 giorni dalla sua apertura la prima biennale interamente dedicata all’arte contemporanea in Albania è stata visitata da oltre 2100 persone. Con uno straordinario impatto sui media, in Albania ma anche in Turchia, Kosovo, Taiwan, Cina, Romania, Russia. Grazie al ricco programma didattico, la Biennale ha avuto poi un enorme impatto sui cittadini di Durazzo, nel familiarizzarli con le ultime tendenze dell’arte contemporanea.

 

Oliviero Rainaldi alla Biennale Internazionale d'Arte Contemporanea di Durazzo
Oliviero Rainaldi alla Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Durazzo

La forte impronta italiana sulla Biennale di Durazzo emerge già dai dati anagrafici del curatore nonché fondatore: artista, docente universitario, saggista, storico e critico d’arte, con studi universitari e post laurea all’Accademia di Belle Arti di Verona e all’Università di Padova. Si conferma con il ruolo assegnato al critico d’arte e curatore Massimo Scaringella, Presidente della Giuria Internazionale. E ancor più con le presenze artistiche, che fanno del Padiglione Italia il più corposo dell’intera rassegna. Sei gli artisti presenti, da Enrico Dedin a Rosa Mundi, da Fabrizio Passarella a Oliviero Rainaldi.

 

La villa Reale di Durazzo
La villa Reale di Durazzo

Affascinanti spazi

La rassegna ha poi il pregio di coinvolgere una miriade di sedi, consentendo al pubblico di scoprire affascinanti spazi spesso poco conosciuti o di difficile accesso. Dall’Hammam Medievale al Teatro Moisiu, dal Palazzo della Prefettura al Municipio di Durazzo. Al Children’s Cultural Center si incontra un altro artista italiano, Arturo Casanova, che giunge alla Biennale dopo aver chiuso un’altra importante mostra internazionale, un’ampia antologica tenutasi alla Fondazione Perez di Cuenca, in Spagna. E qui si presenta con due delle sue monumentali Pale d’altare, che nel riecheggiare strutture di cattedrali romaniche rivendicano solide basi alle silenziose conquiste pittoriche dell’artista.

 

L'installazione di Michele Stanzione alla villa Reale di Durazzo
L’installazione di Michele Stanzione alla villa Reale di Durazzo

Un altro (non) spazio carico di fascino, la decadente villa Reale di Durazzo, ospita fra l’altro l’installazione di una altro italiano, Michele Stanzione, artista attivo con il medium fotografico che non disdegna di prestarsi al reportage e al ritratto, sempre in ambito creativo. La sua opera dialoga perfettamente con l’ex residenza reale di proprietà del casato degli Zogu, progettata in stile eclettico dall’architetto italiano Florestano Di Fausto, e completata nel 1937.Dominante dall’alto della collina Spitalla, tra l’anfiteatro romano di Durazzo e il mare. Con una planimetria che richiama la forma di un’aquila, simbolo nazionale albanese.

 

Milot, Albanian Key, Scutari
Milot, Albanian Key, Scutari

Connessione e apertura

Parlando di presenza italiana alla Biennale, non è del tutto sbagliato citare l’artista Milot (al secolo Alfred Mirashi), popolare scultore albanese da tempo residente in Italia, dove si è formato all’Accademia di Belle Arti di Brera. Componente della Giuria Internazionale della Durrës Biennale, ci accompagna a Scutari, 100 chilometri a Nord, per mostrarci la sua Albanian Key, monumentale scultura inaugurata a maggio 2024. Una nuova declinazione delle sue iconiche “chiavi”, elementi centrali nella sua ricerca espressiva, legati all’idea di connessione e di apertura verso il futuro. Qui arricchiti dalla scelta di un elemento come il quadrifoglio, simbolo di fortuna e prosperità. Lunga 20 metri, alta 10, creata in acciaio Corten con un peso di quasi 16 tonnellate, l’opera domina il paesaggio urbano, simbolicamente posta all’ingresso della città…

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