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Il crollo dell’Europa nel testo profetico di Zinnie Harris in prima nazionale a Genova

Martedì 7 gennaio alla Sala Mercato del Teatro Modena di Genova ha debuttato in prima nazionale Come trattenere il respiro, nuova co-produzione del Teatro Nazionale di Genova e del Centro Teatrale MaMiMò. Lo spettacolo è tratto dal testo dell’autrice scozzese Zinnie Harris con la traduzione italiana di Monica Capuani.

La storia racconta della giovane Dana, che una sera fa l’amore con uno sconosciuto. Un tipo strano, inquietante che poi si dimostra essere il diavolo. Da quel momento la sua vita cambia. Lui vuole assolutamente pagarla come fosse una prostituta, ma lei non vuole quei soldi e da lì comincia il suo calvario. Dana si trova ad affrontare, assieme alla sorella, una travolgente avventura: un allucinante viaggio da Berlino ad Alessandria d’Egitto per raggiungere un nuovo posto di lavoro a cui sembra tenere molto. Intorno a lei come un bizzarro angelo custode vi è sempre uno strano bibliotecario che le propone manuali per ogni evenienza. Purtroppo tutto è inutile in quanto i manuali non riusciranno a risolvere i problemi delle due donne che attraversano un mondo che si sfalda, che crolla su se stesso, e che le porterà alla morte.

La regia ad opera di Marco Plini mette in scena il dramma (se così possiamo definirlo) scegliendo la forma del teatro nel teatro. Sul palco vediamo infatti un gruppo di persone che inizia a leggere un testo, prima con scarso impegno, e poi sempre più coinvolti. I libri che hanno in mano gli attori sono i veri protagonisti in quanto condizionano ogni loro azione e sentimento. Quello che sta scritto sulle pagine dei libri che gli attori leggono o portano comunque con loro sono le mappe della loro vita presente e futura.

Il numero 45,  simbolo di completezza e compimento che rappresenta una forma di energia carica di compassione e amore diffusa a livello globale è però anche incline agli opposti, può influenzare sia negativamente che positivamente l’individuo, portandolo a vedere o tutto bianco o tutto nero, incontrando a volte difficoltà a raggiungere un equilibrio stabile. Questo numero ricorrerà spesso nell’odissea delle due sorelle. Un’odissea che mischia l’amore col diavolo al crollo delle banche fico alla traversata tragica su un barcone che ci fa meditare su un’inversione di ruoli tra Europa e Africa. 

Quello che non è chiaro è il perchè Zinnie Harris abbia voluto mettere dentro al suo testo tante tematiche dall’amplesso col Belzebù al viaggio drammatico senza ritorno assieme all’angelo/bibliotecario che ha un manuale per tutto, compreso come trattenere il respiro quando le protagoniste scivoleranno nell’acqua del mare senza far più ritorno alla vita.  Nessuna catarsi nel finale, solo un eccesso di sofferenza gratuita che riflette il pessimismo odierno riguardo il fallimento delle politiche liberiste della fine del secolo scorso e che vanno avanti anche ai giorni d’oggi.

Bravi gli attori Fabio Banfo (il bibliotecario), Luca Cattani (narratore) e Marco Maccieri (Jarron), sui cui spiccano però i ruoi femminili interpretati da Alice Giroldini (Dana) intensa, passionale e combattiva fino alla fine e Cecilia Di Donato (Jasmine) figura fragileche, anche se poco convinta, sognava un ruolo di mamma che non avrà mai.

Lo spettacolo sarà in scena ancora venerdì 10, sabato 11 e domenica 12 gennaio.

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