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Arte & protesta: gli artisti di New Contemporaries in prima linea all’ICA di Londra

In una mossa simbolica e potente, le immagini delle opere degli artisti palestinesi partecipanti alla Biennale di Gaza sono state proiettate sulle pareti esterne dell’ICA durante la protesta.
In una mossa simbolica e potente, le immagini delle opere degli artisti palestinesi partecipanti alla Biennale di Gaza sono state proiettate sulle pareti esterne dell’ICA durante la protesta.
Durante l’anteprima della mostra “New Contemporaries” presso l’Institute of Contemporary Arts (ICA) di Londra, lo scorso 14 gennaio, oltre 20 artisti partecipanti hanno scelto di trasformare l’evento inaugurale in un’occasione di protesta. E così, schierandosi apertamente a sostegno dei manifestanti pro-Palestina presenti all’esterno, hanno acceso i riflettori sui “legami finanziari nel mondo dell’arte contemporanea” e le “implicazioni etiche” che ne derivano.

Il fulcro della protesta è stato l’appello all’ICA affinché interrompa ogni rapporto con Bloomberg Philanthropies, sponsor della mostra, accusato dai manifestanti di supportare iniziative in Israele che facilitano lo sviluppo delle infrastrutture di insediamento nei territori occupati in Cisgiordania. L’azione è stata promossa dal Palestinian Youth Movement e dalla Biennale di Gaza, con la partecipazione attiva di artisti come Roo Dhissou e Fi Isidore, che hanno lasciato la mostra per unirsi ai manifestanti.
Durante il suo intervento, Dhissou ha sottolineato come “per 50 anni, New Contemporaries sia riuscita a prosperare senza il supporto finanziario di Bloomberg Philanthropies”, invitando gli organizzatori a riconsiderare tali sponsorizzazioni.

Tuttavia, l’ICA ha smentito il coinvolgimento diretto di Bloomberg nelle proprie attività recenti, dichiarando che dal 2020 non riceve più fondi dall’organizzazione. “Questa protesta si basa su informazioni errate”, ha affermato un portavoce, ribadendo l’impegno dell’istituto come spazio di dialogo e dibattito culturale, ma negando categoricamente di aver beneficiato dei finanziamenti contestati. È stato confermato, invece, che i fondi di Bloomberg sostengono esclusivamente New Contemporaries, organizzazione indipendente che ha difeso il diritto degli artisti di esprimere la propria solidarietà.

I manifestanti che hanno accusato l’ICA di Art Washing, una pratica che utilizza l’arte per mascherare attività “controverse” o migliorare la reputazione di aziende e istituzioni.

La protesta ha anche riaperto una ferita nella storia recente dell’ICA, relativa al licenziamento di 14 dipendenti nel 2024, accusati di essere stati allontanati per il loro sostegno pubblico alla causa palestinese. Mentre l’istituto ha attribuito l’episodio a difficoltà finanziarie, i critici continuano a mettere in dubbio la versione ufficiale, collegandola alla sensibilità politica del tema.
In una mossa simbolica e potente, le immagini delle opere degli artisti palestinesi partecipanti alla Biennale di Gaza sono state proiettate sulle pareti esterne dell’ICA durante la protesta. Con più di 60 artisti coinvolti, la Biennale rappresenta un atto di resistenza culturale contro quello che i sostenitori descrivono come un processo di cancellazione identitaria in atto nei territori palestinesi.

 

Photography Somiya Nagem

“La cancellazione culturale è un aspetto chiave del genocidio”, ha dichiarato un portavoce del Movimento Giovanile Palestinese, “eppure, esporre la Biennale di Gaza sulle pareti dell’ICA dimostra che l’arte palestinese persiste come simbolo di vita e resistenza”.
Mentre il dialogo continua, un punto appare chiaro: le mostre non sono solo luoghi di contemplazione estetica, ma anche spazi di confronto, in cui le tensioni del presente trovano una voce.

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