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David Lynch, l’omaggio di Bologna

David Lynch, Untitled (Łódź), circa 2000
David Lynch
Bologna. Il capoluogo emiliano rende omaggio a David Lynch, scomparso all’inizio del 2025. Regista, pittore e artista poliedrico, ha lasciato un’impronta indelebile nel cinema e nell’arte contemporanea. Con il suo stile unico capace di mescolare surrealismo, horror e psicologia e la sua capacità di esplorare l’oscurità dell’animo umano continua a influenzare generazioni di artisti e cineasti, mantenendo dunque viva la sua eredità nell’immaginario collettivo

Cosa ci propone dunque questa coinvolgente iniziativa?  Dal 1° al 28 febbraio, la Cineteca di Bologna celebra dunque l’artista con una retrospettiva dei suoi film e una mostra dedicata alle sue fotografie, in un tributo che rende omaggio alla straordinaria carriera di uno dei registi più visionari e enigmatici della storia del cinema. La retrospettiva, curata dalla Cineteca di Bologna, permette al pubblico di riscoprire alcuni dei suoi lavori più iconici e audaci, mentre nel foyer del cinema saranno esposte dieci fotografie selezionate dalla Fondazione MAST, che rivelano il lato più intimo e personale di Lynch.

Il direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli, sottolinea come la morte di Lynch segni una fine di epoca. “Ci ha fatto scoprire uno sguardo nuovo sugli USA, ha inventato un nuovo modo di intendere la relazione tra musica e immagini, e ha ideato personaggi e situazioni che non dimenticheremo mai”.

Il pubblico avrà l’opportunità di rivedere alcuni dei capolavori di Lynch: Eraserhead (1977), il suo primo lungometraggio, un’opera avanguardista che fonde horror e surrealismo, The Elephant Man (1980) che propone una riflessione sulla bellezza e il dolore umano, che combina melodramma e inquietudine. Infine Velluto Blu (1986), thriller psicologico che esplora l’oscurità nascosta dietro una facciata di normalità; Mulholland Drive (2001),un labirinto onirico che ha conquistato pubblico e critica con la sua narrazione frammentata e misteriosa e Inland Empire (2006), un’esplorazione ancora più intensa e complessa del confine tra realtà e finzione. La retrospettiva include anche film meno noti come Cuore selvaggio (1990), Strade perdute (1996), e il sorprendente Una storia vera (1999). Oltre alla proiezione dei suoi film, il programma prevede anche una lezione speciale di Roy Menarini intitolata Vedere il buio. Il cinema di David Lynch, che si terrà giovedì 6 febbraio. Menarini esplorerà i temi chiave del cinema di Lynch.

Come già accennato, al Cinema Modernissimo sono esposte alcune delle sue fotografie, provenienti dalla Collezione della Fondazione MAST. Questi scatti offrono uno sguardo affascinante e suggestivo sull’universo parallelo del regista, rivelando la sua visione unica del mondo attraverso l’obiettivo. Scattate tra il 1986 e il 2000 in luoghi industriali come Berlino, Łódź e il New Jersey, le immagini catturano l’oscurità e il mistero che caratterizzano tanto i suoi film quanto la sua pratica fotografica. Tra comignoli, ciminiere e macchinari, Lynch esplora rovine e paesaggi in un’atmosfera di desolazione che ricorda le scenografie inquietanti dei suoi film. Le fotografie sono potenti, quasi ipnotiche, e offrono un’esperienza sensoriale unica, dove il contrasto tra il bianco e nero e il grigio delle industrie sembra essere scolpito nella carta.

Ingresso libero per la mostra fotografica. Per le proiezioni dei film, consultare il programma completo sul sito della cineteca.

David Lynch, Untitled (Łódź), circa 2000
David Lynch, Untitled (New Jersey), circa 1986

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