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Art Genève 2025: l’offerta delle gallerie italiane in Svizzera

BAYA, Woman, peacock, butterfly, fish and houses, 1988, guache e matita su carta, 50 x 65 cm
Ncontemporary, Milano, stand ad Art Genève
Senza falsi complimenti, anche questa edizione di Art Genève (la 13ma) si conferma come una fiera piacevole per il pubblico e, soprattutto, ben interessante – leggi ottimi affari, per i collezionisti. Nella nostra ricognizione ci siamo soffermati sulle presenze italiane. Che non sono moltissime, ma tutte di ottima qualità

Sono 80 gallerie in totale, per la stragrande maggioranza svizzere e francesi. Tra loro, Mennour e Hauser & Wirth, Templon, Xippas e Karma International, tra le altre. Siamo alla 13ma edizione di Art Genève, al Palaexpo della città svizzera, un appuntamento che si conferma un place to be per quanto riguarda l’offerta per i collezionisti più attenti e più esperti di contemporaneo. Una fiera raffinata ed equilibrata, con una qualità davvero ottima nella selezione, allestimenti ben calibrati e senza particolari guizzi creativi ma, decisamente, di gran classe.
In fiera, contrariamente a quello che succede a moltissime altre colleghe, solo due sezioni, anzi una, divisa in stand collettivi e solo show, dove le gallerie che partecipano con stand collettivi sono le stesse che offrono, negli stessi spazi, un focus su un singolo artista.

Francesco Vezzoli, da Franco Noero

E se la qualità è assolutamente ottima, come abbiamo appena scritto, lo si scopre già all’entrata, con lo stand Franco Noero, una tra le gallerie italiane presenti sul territorio ginevrino, che apre con tre Francesco Vezzoli, in remake di Francis Bacon in pura versione “vezzoliana”: Francis Bacon’s portrait of Marlene Dietrich on a pool (After Francesco Vezzoli), 2016, e una serie di belle immagini di Robert Mapplethorpe.
Proprio accanto a Noero, allo stand A21 Tornabuoni schiera Boetti e Fontana ma anche Claudio Parmigiani, protagonista quasi assoluto anche della galleria milanese Poggiali.
Altra italiana che punta sui maestri è M77 con Grazia Varisco e Alberto Biasi, ma anche una serie di pitture di Agostino Iacurci.

Agostino Iacurci, Alberto Biasi e Grazia Varisco, da M77, Milano

Enrico Astuni, mette in scena invece un bellissimo stand che unisce Susan Lacy, Gianni Piacentino, Carla Accardi ma anche Maurizio Nannucci e Sabrina Casadei, tra gli altri, in uno stand davvero ricco e suggestivo. Una ottima selezione di pittura anche da Monica De Cardenas, e da 10 A.M. Art, con una selezione attenta di astratti geometrici: Mario Ballocco, Max Bill, Sandro De Alexandris, Luigi Veronesi.

Richard Saulton, invece, è uno di quegli stand che oltre a ospitare un group show ha anche una piccola parte dedicata all’artista algerina BAYA: nata nel 1931 e scomparsa nel 1998, fu una delle più influenti artiste del suo Paese, mescando l’arte popolare e il surrealismo creando opere vivaci, radicate nella sua infanzia. Musa di Picasso, le sue donne e la sua natura riflettevano il suo ricco patrimonio e la sua visione personale, e sono state anche esposte alle ultime due Biennali d’Arte. Una vera sorpresa per chi se la fosse lasciata sfuggire a Venezia.

BAYA, Woman, peacock, butterfly, fish and houses, 1988, guache e matita su carta, 50 x 65 cm
Chi vince però il premio per lo stand migliore in fatto di rigore e originalità sono Studio Gariboldi e Ncontemporary di Milano: la prima galleria con un solo show dell’artista giapponese Aiko Miyawaki, la seconda con un doppio-show di Walter Niedermayr e Erin O’keefe.
Nata nel 1929 a Tokyo, dagli anni ’50, in una vita “internazionale” e che l’aveva portata a Milano, Miyawaki era stata al fianco di Piero Manzoni, Enrico Castellani, Lucio Fontana, di Man Ray a Parigi, di Sam Francis e Jasper Johns a New York, oltre ad essere stata la compagna dell’architetto Arata Isozaki. Niedermayr e O’keefe, invece, lavorano sulla geometria, sulle apparenze di forme astratte solamente in superficie, tra la luce piatta della neve e quella delle ombre degli oggetti, quasi in un intaglio cromatico. 
Aiko Miyawaki – Studio Gariboldi
Ncontemporary, Milano, stand ad Art Genève

Non c’è che dire: se fiera deve essere, allora che il “classico” si rifaccia al modello di Art Genève, dove a una certa ora si stappa champagne (e ce n’è per tutti) e dove tra i corridoi si può anche sostare in pace, comodamente seduti in una delle Lounge Chair di Charles e Ray Eames, iconica poltrona nata nel 1956, vero classico del design prodotto da Vitra. Anche in questo caso la classe svizzera non è acqua.

Claudio Parmiggiani, da Poggiali

Mario Ballocco, Max Bill, Sandro De Alexandris, Luigi Veronesi, da 10 A.M. Art, Milano

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