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Impressionisti e la Parigi “fin de siècle”: la mostra a Napoli

Napoli Basilica della Pietrasanta, "Impressionisti e la Parigi a fin de siécle" a cura di Vittorio Sgarbi. Foto: Stefano Renna
Napoli Basilica della Pietrasanta, “Impressionisti e la Parigi a fin de siécle” a cura di Vittorio Sgarbi. Foto: Stefano Renna

Nel 1882, il pittore Pierre Auguste Renoir (1841-1919) lasciò con grande rimpianto Sorrento e il golfo di Napoli dove giunse l’anno precedente, spinto dal mito del Gran Tour. Edgar Degas (1834-1917) visse a Palazzo Pignatelli di Monteleone, in pieno centro storico partenopeo, nel 1856. Diversi sono gli artisti impressionisti che hanno avuto un contatto con il capoluogo campano. A distanza di secoli, alla loro presenza fisica, si sono susseguite una serie di mostre, da quella multimediale Claude Monet: the Immersive Experience, presso la Chiesa di San Potito, del 2021; a Degas, il ritorno a Napoli, allestita nella grande sala del Refettorio del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, del 2023. È recente l’esposizione intitolata: Impressionisti e la Parigi fin de siècle, prodotta da Navigare Srl e dal Polo Culturale Pietrasanta e il Lapis Museum, curata da Vittorio Sgarbi, in collaborazione con Stefano Oliviero, è allestita negli spazi della Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, a Napoli, fino al 27 aprile 2025. Per i 150 anni del movimento artistico, la mostra celebra la nascita e l’evoluzione dell’Impressionismo.

LA SCUOLA DI BARBIZON

Le 69 opere esposte, realizzate da 40 artisti prevalentemente francesi, sono suddivise in 3 sezioni, sullo sfondo della Parigi di fine secolo, vivace e luminosa protagonista di epocali cambiamenti. Ad accogliere i visitatori è la prima parte dedicata alla Rivoluzione realista e alla Scuola di Barbizon, dove sono visibili 18 opere, dipinti a olio e acqueforti, realizzate da diversi pittori, tra i quali: Jean Baptiste Corot (1796-1875), Henri Rousseau (1844-1910), Jean François Millet (1814-1875), Gustave Courbet (1819-1877) e Emile Vernet Lecomte (1821-1900).

La Suola di Barbizon nacque vicino alla foresta di Fontainebleau e raccolse esponenti del Realismo particolarmente inclini a indugiare in tendenze formalmente raffinate e legate al Romanticismo. Ma l’associazione del paesaggio con lo stato d’animo non perseguì tanto l’idealizzazione o l’elevazione della Natura, quanto piuttosto la ricerca di un’autenticità e di un’ispirazione sincera, una condizione di umiltà di fronte alle infinite suggestioni offerte dal Creato. La campagna e gli alberi secolari della foresta, così come i lavoratori dei campi intorno, esercitarono una forte attrazione di riscoperta delle bellezze naturali lontano dalla città.

Napoli Basilica della Pietrasanta, “Impressionisti e la Parigi a fin de siécle” a cura di Vittorio Sgarbi. Foto: Stefano Renna

Jean Baptiste Corot (1796-1875) è una delle figure più significative della pittura di paesaggio. Le sue opere, infatti, attingono a piene mani dalla tradizione neoclassica e, al contempo, anticipano le innovazioni en plein air dell’Impressionismo. I critici d’arte suddivisero l’oeuvre di Corot in due periodi: quello giovanile dove realizzò quadri tradizionali con una precisione quasi analitica nella definizione degli elementi pittorici, mediante l’adozione di spesse linee di contorno e di pennellate sobrie e sottili e, dopo il suo cinquantesimo anno di età, quello dove introdusse nei suoi lavori una maggiore intensità lirica, utilizzando pennellate più brusche e vigorose e, talvolta, persino impressionistiche. Notevole è la produzione incentrata sui paesaggi classicheggianti ricchi di ninfe e pastori, come Nymphes et faunes, presente in mostra, o la realizzazione di strutture architettoniche visibili in Le moulin de Cuincy.

Figura di spicco della nuova corrente artistica insieme a Corot fu Théodore Rousseau (1812-1867), considerato uno dei più sensibili paesaggisti dell’Ottocento francese. Egli si rifugiò in un’idea di natura trepidante e squisitamente malinconica, indagandone soprattutto la resa con i fenomeni atmosferici. Tra i suoi soggetti prediletti amava ritrarre grandi alberi, a massa, in terreni piatti e paludosi: ne è un esempio Pecheurs àu bord de l’eau àla campagne, dove usa un colore greve, denso e affocato, lavorato dal pennello. Quest’opera presenta delle similitudini iconografiche con La Loire à Chaumont sur Loire avec le chateau enarrière-plan, di Paul Emile Lecomte (1877-1950), caratterizzato da una composizione ordinata con una spessa applicazione del colore e pennellate fluide.

Natura, paesaggi e vita quotidiana sono i temi affrontati da altri artisti. Boeuf roux dans un paysage, vue de Villequier, di Constant Troyon (1810-1865), immortala degli animali, realizzati con ampie pennellate in colori profondi e puri, studiati con attenta simpatia, sono collocati all’interno della Natura. Non sono bestie impagliate alla moda, ma mandrie vive e in movimento. E di Jules Duprè (1811-1889) il dipinto Paysage avec des vaches s’abreuvant, incentrato sulla presenza di un albero. Nella sua produzione artistica rappresenta gli arbusti nei minimi dettagli. La pennellata ruvida rivela la passione per l’analisi morfologica. Si ha come l’impressione che il tronco, la disposizione dei rami e ogni singola foglia siano stati studiati, osservati e analizzati con la minuzia del naturalista per far emergere la personalità e la poesia.

Napoli Basilica della Pietrasanta, “Impressionisti e la Parigi a fin de siécle” a cura di Vittorio Sgarbi. Foto: Stefano Renna

LA CONQUISTA DEGLI IMPRESSIONISTI

A Parigi, il 15 aprile 1874, venne inaugurata la prima mostra sull’Impressionismo. Claude Monet (1840-1926), Pierre Auguste Renoir (1841-1919), Edgar Degas (1834-1917), Berthe Morisot (1841-1895), Camille Pissarro (1830-1903), Paul Cézanne (1839-1906) e Alfred Sisley (1839-1899) esposero le loro opere: dipinti chiari e luminosi che traducevano con un tocco rapido e vivace le loro fugaci impressioni provate di fronte all’osservazione del mondo circostante.

Les Pêcheurs de Poissy, visibile in mostra, è uno studio preparatorio attribuito a Monet, di cui esiste la versione definitiva nella sala del Castello del Belvedere a Vienna. Dal dicembre 1881 all’aprile 1883, l’artista francese si stabilì a Poissy, nella Villa Saint Louis, sulle rive della Senna. Si notano nell’opera delle pennellate più rapide, poche stesure sovrapposte e minori dettagli a fuoco: è evidente l’indagine sugli effetti della luce e dei valori atmosferici e cromatici.

Non sono solo soltanto i paesaggi l’epicentro di interesse dell’Impressionismo. Diversi artisti si concentrarono sulla figura umana. Ne è un esempio Baigneuse endormie, di Pierre Auguste Renoir (1841-1919), in cui una donna nuda manifesta bellezza e serenità. Quest’opera cattura l’essenza di un momento fugace, invitandoci ad immergerci in un mondo di dolcezza e spensieratezza. Della stessa caratura è Femme nue à la port de sa chambre, di Edgar Degas (1834-1917), dove la scena ha un taglio del tutto particolare. Le sue figure femminili sono colte mentre si spazzolano i capelli, si distendono in un bacile colmo d’acqua, o si chinano sensualmente per asciugare le estremità del corpo. Elegante e dinamica è Danseuse espagnol, una scultura di una giovane danzatrice immortalata mentre esegue un balletto. Questa rappresentazione mostra una straordinaria attenzione ai dettagli nella resa dei costumi della ballerina, della sua posa e della luce che la illumina. E la donna è il motivo di interesse anche per Henri Gervex (1852-1929), artefice di Eve cueillant la pomme, a tema religioso, e Femme à la robe verte, dove i toni della figura femminile si schiariscono. In Homme vu de dos, di George Seurat, invece, la modella nuda, di spalle, ha la schiena e il collo illuminati. Qui, l’artista getta le basi della sua nuova tecnica, il Puntinismo: la divisione del tocco in piccoli punti puri giustapposti.

Napoli Basilica della Pietrasanta, “Impressionisti e la Parigi a fin de siécle” a cura di Vittorio Sgarbi. Foto: Stefano Renna

Nell’ultima parte del percorso espositivo, si susseguono le opere di diversi artisti, tra cui: Paul Signac (1863-1935), Pierre Bonnard (1867-1947), Paul Cézanne (1839-1906), Camille Pissarro (1830-1903), Edouard Manet (1832-1883) e Vincent Van Gogh (1853-1890). La xilografia Cahiers d’aujourd’hui, di Signac, è caratterizzata da tocchi separati, ed è ancora lontana dall’influenza del suo amico Seurat, relativa al Puntinismo. Entrambi, insieme a Pissarro, daranno vita al gruppo dei cosiddetti “impressionisti scientifici”. Di quest’ultimo è presente l’opera Les faneuses, dove, se da un lato decanta la mobilità della luce e le potenzialità del principio compositivo en plein air, impiegando al contempo macchie di colore scuro piccole e irregolari, dall’altra, realizza composizioni che, seppur in assenza di linee di contorno, sono solide e ben congeniate, inondate di una luce che modella ed evidenzia le forme con dolcezza e vivacità, non arrivando mai a dissolverle. Fusione tra tracce di luminescenza impressionistica e temi elaborati e studiati caratterizzano l’acquerello su carta Veduta di Le Cannet, di Pierre Bonnard (1867-1947), una simbiosi tra narrazione figurativa e ritmo vitale. La luce e il fascino del Midi e la visione utopica del suo paesaggio come proiezione di un antico paradiso segnano per l’artista una svolta stilistica significativa: la sua tavolozza si arricchisce di colori più intensi e vivaci, tra cui predominano il giallo del sole mediterraneo e il blu intenso.

Un posto d’onore nel percorso espositivo è dedicato a Édouard Manet (1832-1883), considerato uno dei più grandi pittori di tutta la storia dell’arte. Egli, pur rifiutando di aggregarsi al gruppo dei Realisti e, successivamente, di esporre insieme agli Impressionisti, fu un fondamentale trait d’union fra queste due correnti: si trattò di un episodio assolutamente unico, indipendente da qualsivoglia movimento, ma che giocò un ruolo chiave nell’aprire la strada alla pittura contemporanea. Nei dipinti Vase de fleur, o Portrait d’un homme avec un haut de forme et une cigarette Hu, analizza con attenzione i grandi esempi degli artisti del passato, applicando il nero (colore bandito tra gli Impressionisti), in maniera intensa e delicata, prediligendo la figura umana rispetto ai paesaggi nelle raffigurazioni e con una diversa concezione riguardo alla luce e ai colori.

A chiusura dell’exihibit le due opere L’homme à la pipe (Docteur Paul Gachet) di Vincent Van Gogh (1853-1890) e La maison du Docteur Gachet, di Paul Cézanne (1839-1906), diedero vita ad una nuova concezione dello spazio e delle forme, con la nascita del Post-Impressionismo. Lo stile di quest’ultimo va oltre la semplice impressione del momento, mettendo in luce l’essenza più profonda della realtà. Dai suoi lavori emergono figure e forme modellate dal colore. Di Van Gogh, invece, si evidenzia lo stile istintivo, fatto di nervosi tocchi di colori vivaci e contrastanti, dati con la spatola o spremuti sulla tela direttamente dal tubetto.

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