
Una mostra come dialogo tra storie, immagini e iconografie di diverse epoche: Villa Farnesina ospita “Gianfranco Baruchello. Mondi possibili”. Un incontro tra il linguaggio contemporaneo e l’arte rinascimentale.
Villa Farnesina a Roma ospita l’opera di Gianfranco Baruchello con la mostra a cura di Carla Subrizi “Gianfranco Baruchello. Mondi Possibili”, dal 25 gennaio al 3 maggio 2025. La Fondazione Baruchello e l’Accademia Nazionale dei Lincei hanno presentato quest’esposizione in concomitanza con il Convegno Internazionale di Studi sull’opera dell’artista, in occasione del centenario della nascita di Gianfranco Baruchello (Livorno 1924 – Roma 2023). Attraverso otto grandi opere, Baruchello dialoga con gli affreschi rinascimentali di Villa Farnesina, ad opera di Raffaello Sanzio, Sebastiano del Piombo, Giulio Romano e Perin del Vaga. Il confronto si sviluppa attorno a temi condivisi, in un viaggio che dal Ventesimo secolo torna al Cinquecento per poi proiettarsi nel presente.
Storia, mito e memoria: i mondi possibili di Baruchello
Nella Loggia di Amore e Psiche di Villa Farnesina comincia il percorso di mostra di “Gianfranco Baruchello. Mondi Possibili”, con Murmur (2015): teste aperte in cui si addensa un “pulviscolo di immagini”, come spiegava l’artista stesso. Elementi vegetali e onirici, animali e parole popolano l’interno della mente, in un sistema di flussi in cui idee e concetti si trasformano continuamente. Così come nel mito Psiche si trasforma, attraversando prove e difficoltà, fino a raggiungere l’immortalità. Se Murmur richiama l’opera di Baruchello sulle teste apribili degli anni Sessanta, La Casa in fil di ferro (1975) nella Sala del Fregio è un lavoro di una serie sul tema della casa e dell’abitare, degli anni Settanta. Laddove gli affreschi narrano le fatiche di Ercole tra Grecia, Tracia, Creta e Asia Minore, l’opera di Baruchello si configura come dispositivo di viaggio tra geografie immaginarie e della memoria.

Ritroviamo ancora il viaggio, come flusso, nell’opera Il Fiume (1982-1983), nella Loggia di Galatea, che prende il nome dall’affresco di Raffaello. Circa un anno di lavoro, dai bozzetti alla realizzazione: «Può succedere a chiunque di identificarsi con il fiume […] Il Grande Fiume di B. può essere letto nel suo insieme e nel singolo segmento; il fiume va disceso o risalito, l’occhio può percorrerne le anse, aggirarne le isole, lasciarsi trascinare dalla corrente.» scrisse Baruchello. In questo modo l’artista enuncia la sua affinità al fiume, con un’opera lunga 15 metri in cui una striscia celeste si dirama, si articola, si estende in un percorso frazionato. In un andamento frazionato e dalle molteplici possibilità, Il Fiume di Baruchello si svolge sotto gli occhi di Galatea, sul suo cocchio a forma di conchiglia trainato da delfini. Così, la tragedia dell’amore ostacolato della ninfa marina e del suo amante Aci il cui sangue è trasformato in fiume si rispecchia nell’opera di Baruchello.

Stratificazioni e connessioni a Villa Farnesina
Corrispondenze tra artisti di epoche diverse, analogie tra opere contemporanee e del passato, “Gianfranco Baruchello. Mondi Possibili” ci mostra gli intrecci della storia e le connessioni tra le prospettive di oggi e quelle di ieri. La serie La storia ci guarda (1972-2018) raccoglie fotografie di persone che guardano direttamente lo spettatore, creando un ponte tra passato e presente. Ogni immagine diventa un testimone silenzioso, un frammento di storia che, attraverso lo sguardo, sembra interrogare chi osserva oggi. Le fotografie, come pezzi di memoria collettiva, non sono solo un archivio di volti, ma diventano un invito a riflettere sulla continua presenza della storia nella nostra vita quotidiana, sulla sua capacità di guardare e interpellare il nostro presente. Ancora nella Saletta Pompeiana di Villa Farnesina l’opera dell’artista, Oh, Rocky Mountains Columbine (1966) s’incontra con quella del passato, in una stratificazione che accoglie dettagli comuni: elementi vegetali, fiori, animali, uccelli.
Stratificazione e sovrapposizione: Rilievo ideale (1965) è un plastico in gesso, nella sua vita passata utilizzato come sussidio per la didattica, per illustrare la cartografia di un territorio. Baruchello lo ha dipinto di smalto industriale bianco, convertendolo in un altro spazio, vergine, e lo ha reinterpretato. I nuovi territori rappresentati sono astratti, vengono dalla psiche e dall’interiorità e si sovrappongono a geografie sottostanti, proprio come accade nelle pareti della Sala 5 di Villa Farnesina – dove l’opera si trova – in cui, per restauro in corso, sono visibili le stratificazioni pittoriche sulle pareti, al di sotto delle carte da parati.

Baruchello, la natura e i non eroi
I mondi possibili di Baruchello si inseriscono puntualmente nel contesto della meravigliosa Villa, dove piante, fiori e animali raccontano il profondo legame tra arte e natura. Lo stesso legame su cui l’artista interroga chi guarda, nella cornice dell’aiuola negli spazi esterni, dov’è ricreata Giftpflanzen, Gefahr! (Piante velenose, pericolo!), un’opera del 2009 esito di una lunga riflessione sul tema del giardino. Il giardino di Baruchello mette in dubbio la mitizzazione della natura, così idealizzata che di una pianta velenosa vediamo solo la sua bellezza, dimentichiamo di andare oltre la sua ingannevole apparenza. Se da un lato Baruchello critica l’idealizzazione della bellezza, con Monumento ai non eroi (1962) riflette sulla dimenticanza della storia: sui non-eroi caduti in guerra e mai più ricordati. L’opera si trova nella Sala di Alessandro Magno, il condottiero che incarna l’idea stessa di gloria e di memoria storica. Mentre le immagini della sala celebrano le sue imprese leggendarie, Baruchello rovescia questa prospettiva, riportando l’attenzione su coloro che la storia ha invece cancellato, su chi non ha lasciato traccia nei racconti ufficiali ma trova spazio nei “Mondi Possibili”.