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Patrizio di Massimo: pitture di amici, nemici, letti e mariti

Patrizio di Massimo Amuleto (Coccinella Magenta), 2024 18 x 13 cm (31 x 26 cm in cornice d’artista, Olio su lino Courtesy of the artist e Giò Marconi
Stelle (Anthea, Nicholas & Stella), 2023, olio su lino in cornice d’artista, 200 x 200 cm x 3,6 cm (204 x 204 x 4 cm con cornice)
Photo Credit: Eleonora Agostini, Private Collection, London
Patrizio Di Massimo (Jesi, 1983), pittore manierista-concettuale, è riconoscibile per l’abilità compositiva e la capacità di rielaborare in maniera contemporanea l’iconografia classica. È un virtuoso, non nostalgico né citazionista, capace di elevare la pittura a pratica meditativa. Predilige la figurazione, ma nelle sue opere scopriamo una pittura concettuale, utilizzata come strumento analitico-introspectivo per conoscere se stesso e l’umanità immortalata in scenari domestici.

Questo slittamento tra realtà e finzione si intuisce dal titolo della sua prima mostra personale milanese nella Galleria Giò Marconi: Amici, Nemici, Letti e Mariti”, partendo dalla rappresentazione dei propri amici, nemici e affetti più cari. È significativa la Stanza dei Litigi, cuore pulsante della mostra, dove lo scontro diventa motivo di indagine formale-espressiva e pittorica, in cui notiamo l’esasperazione, quasi grottesca, delle emozioni nei volti ritratti e alcuni dettagli architettonici di Milano, dove Di Massimo ha vissuto anni di crescita personale e ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera.

Patrizio di Massimo, Amuleto (Coccinella Magenta), 2024, 18 x 13 cm (31 x 26 cm in cornice d’artista) Olio su lino, Courtesy of the artist e Giò Marconi

Proseguiamo l’excursus nella vita personale dell’artista e l’anatomia delle emozioni nella Stanza della Famiglia, in cui si ritrae in un grande letto con sua moglie Nicoletta Lambertucci e la figlia Diana; qui i temi sono paternità, genitorialità e cura. Anche la serie dei dormienti, ritratti a letto in momenti di intima vicinanza, diventano il presupposto analitico per elaborare riflessioni sulla complessità dei rapporti umani, che rimandano a scenari della Nuova Oggettività, corrente artistica tedesca degli anni Venti del Novecento.

Subito simpatizziamo con i suoi personaggi in cerca di empatia, prima fotografati e poi dipinti in “scene d’interni”, ingabbiati nella dimensione domestica, dove si alternano rabbia, gioia e tristezza, dimostrando che la pittura rigorosamente ad olio su tele rafforzate dal gesso non vuole rappresentare la realtà, bensì ri-presentare la complessità delle relazioni umane, tutt’altro che scontate!

Sono innovative le sue articolate soluzioni formali basate su shooting fotografici, in cui l’artista entra in contatto diretto con i soggetti dipinti; scatti dal vero, poi manipolati digitalmente con l’intenzione di alterarne volti, dettagli, dimensioni e posizioni, giocando con l’astrazione. E in particolare, il silenzio fa rumore e l’assenza si fa presenza nella Stanza dei Letti Vuoti, che raccoglie opere monocrome in cui si inserisce l’elemento del panneggio, in linea con la pittura analitica di Domenico Gnoli (1933-1970).

Motherboy (Charles), 2023, olio su lino in cornice d’artista, 41 x 33 x 2,5 cm (45 x 37 x 4 cm con cornice), Ph. Credit: Eleonora Agostini, collezione privata, Milano

Queste opere di grandi dimensioni, con lenzuola, cuscini, coperte dipinte in posizioni diverse, in cui proprio i dettagli fanno la differenza, assurgono a espedienti formali per meditare sulle variabili espressive e cromatiche della pittura.

Dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, l’artista marchigiano ha proseguito gli studi a Londra, dove si è diplomato alla Slade School of Art e vive e lavora. A Milano è tornato con 22 opere dipinte nel 2024 per questa mostra d’impatto teatrale, che tendono al massimalismo espressionista-emozionale, per una resa paradossalmente minimalista e scultorea “post-oggettiva”, in cui tutto è pathos congelato in una pittura ‘calda’, quasi fiamminga.

Patrizio di Massimo, Out Like a Light (Nicoletta and Patrizio), 2023, olio su lino, Photo Credit: Eleonora Agostini, Private Collection, Bangkok

Nel suo “teatro visivo”, la protagonista è la pittura iperrealista, che a tratti evoca lo stile di Cangaccio di San Pietro (1897-1946), in cui lo spettatore qua e là si riconosce nei suoi temi esistenziali. Così, tra suggestioni, tensioni, autoritratti e scene di vita ordinaria immobilizzate in scenari silenti di straordinaria qualità pittorica, il tema della vita teatralizzata nella metafisica dell’identità, con rebus celebrali risolti in una pittura raffinata intesa come pratica esistenziale, ci seducono gli autoritratti dell’artista con coccinella sulla fronte, come segno di buon auspicio e ilarità.

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