
Un video diventato virale sui social media ha sollevato forti preoccupazioni sulla tutela della Grande Piramide di Giza, patrimonio UNESCO risalente a 4.600 anni fa. Nel filmato, girato da alcuni turisti lo scorso novembre, si vedono operai intenti a utilizzare martelli, scalpelli e altri utensili sulle pietre dell’antico monumento.
L’episodio ha suscitato indignazione tra studiosi e cittadini, fino a portare il caso in Parlamento, dove la deputata Amira Abu Shoka ha presentato una mozione urgente per chiedere spiegazioni al ministro del Turismo e delle Antichità, Sherif Fathy.
Di fronte alle polemiche, il Ministero del Turismo e delle Antichità ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in cui ha negato qualsiasi danno al monumento: “Chiediamo ai cittadini di non diffondere voci infondate. L’intervento documentato nel video non è un atto di demolizione, ma la rimozione di materiali da costruzione vecchi di quasi due decenni, privi di valore archeologico, per l’estensione dell’energia elettrica alle Piramidi”, ha affermato il Ministero. Tuttavia, Ayman Ashmawi, responsabile del settore delle antichità dell’Antico Egitto presso il Consiglio Supremo delle Antichità, ha evidenziato una grave criticità nel processo: “L’operazione è stata condotta da una società privata senza la supervisione di un ispettore specializzato o di un esperto di restauro”, sollevando dubbi sulla corretta gestione del sito.
Gli esperti di antichità temono che la mancanza di un controllo adeguato possa mettere a rischio l’integrità del sito archeologico più celebre d’Egitto. Il caso ha acceso il dibattito sulla necessità di una maggiore regolamentazione e trasparenza nella gestione dei lavori di manutenzione e restauro di monumenti di inestimabile valore storico. L’episodio della Grande Piramide di Giza si inserisce in una discussione più ampia sulla conservazione del patrimonio egiziano, richiamando l’attenzione sulla necessità di un maggiore impegno nella protezione dei tesori archeologici del Paese.