
Una recente scoperta archivistica getta nuova luce sulla carriera di Caravaggio, rivelando che una delle sue più straordinarie rappresentazioni della Natività fu dipinta a Napoli e non in Sicilia, come si è creduto finora. Questo nuovo tassello conferma che gli ultimi anni dell’artista nella città partenopea furono ancora più prolifici di quanto precedentemente ipotizzato.
L’Adorazione dei pastori (1609) raffigura il Bambino Gesù, avvolto in fasce e sorretto dalla Vergine Maria, mentre un gruppo di pastori lo contempla con reverenza. Tradizionalmente attribuito a un incarico dei francescani cappuccini della chiesa di Santa Maria degli Angeli (Messina), il dipinto è oggi esposto al Museo Regionale di Messina .
Ora, grazie al lavoro del giovane storico dell’arte Vincenzo Sorrentino, una nuova scoperta archivistica avvalora questa attribuzione, ma con un’importante rivelazione: il dipinto sarebbe stato realizzato a Napoli e solo successivamente inviato in Sicilia.
Durante una ricerca presso gli archivi storici del Banco di Napoli, infatti, Sorrentino – oggi curatore dei dipinti e delle sculture del XVII secolo al Museo di Capodimonte – ha “scoperto” una ricevuta di pagamento finora sconosciuta, intestata a Caravaggio per la scena della Natività. Il documento, emesso dal tesoro dei Cappuccini, attesta che il pagamento fu inviato proprio a Napoli, città in cui l’artista visse in due periodi distinti, compreso l’ultimo anno della sua vita, durante il suo esilio a seguito dell’omicidio di Ranuccio Tomassoni .
Secondo Sorrentino, questa scoperta cambia la prospettiva sulla diffusione dell’influenza di Caravaggio. “Credo che il dipinto sia stato realizzato a Napoli e poi spedito a Messina, probabilmente via mare“ , afferma lo studioso. “Ciò è significativo perché i suoi primi seguaci napoletani avrebbero potuto ammirare il quadro senza dover viaggiare, assimilando così elementi iconografici che si ritrovano nelle loro opere“.

Un esempio di questa influenza è evidente nei dipinti del pittore napoletano Battistello Caracciolo, le cui rappresentazioni della Madonna mostrano notevoli somiglianze con quelle di Caravaggio.
La ricevuta scoperta riporta che Caravaggio fu pagato 300 ducati per il dipinto, una cifra considerevole per l’epoca, se si considera che un artigiano guadagnava in media 10 ducati al mese. Questo dato conferma che, nonostante il suo esilio e le difficoltà personali, l’artista riuscì a imporre prezzi sempre più alti per le sue opere, grazie alla sua crescente notorietà, già consolidata a Roma .
Sorrentino racconta di aver individuato la ricevuta nove anni fa durante una ricerca universitaria, ma solo recentemente si è reso conto che nessun esperto di Caravaggio aveva mai menzionato il documento. Le sue conclusioni sono state pubblicate a gennaio sulla prestigiosa rivista Paragone, specializzata in arte e letteratura .
Oltre alla ricevuta relativa all’Adorazione dei pastori, la ricerca ne ha portato alla luce altre due ulteriori riguardanti un dipinto sconosciuto di Caravaggio, per il quale l’artista ricevette 100 ducati .
Le ricevute fanno riferimento a Lanfranco Massa, mercante d’arte che trasportò Il martirio di Sant’Orsola (1610) da Napoli a Genova, per conto del nobile Marcantonio Doria e della nobildonna Ippolita Cattaneo de Marini, che secondo Sorrentino potrebbe aver commissionato l’opera.
L’identificazione di questo dipinto misterioso rimane però un enigma irrisolto. “Se ci sono indizi su questa opera perduta, saranno sicuramente a Genova“, conclude Sorrentino, lasciando aperta la porta a nuove scoperte che potrebbero aggiungere un ulteriore tassello alla storia di uno dei più grandi maestri del Barocco.