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Il respiro delle piante. Antonio Bardino tra pittura, museo e studenti

Antonio Bardino, Il respiro delle piante, 2024, vista della mostra, Casa Cavazzini, Udine, foto Nico Covre Antonio Bardino, Il respiro delle piante, 2024, vista della mostra, Casa Cavazzini, Udine, foto Nico Covre
Antonio Bardino, Il respiro delle piante, 2024, vista della mostra, Casa Cavazzini, Udine, foto Nico Covre
Antonio Bardino, Il respiro delle piante, 2024, vista della mostra, Casa Cavazzini, Udine, foto Nico Covre

In occasione della personale di Antonio Bardino Il respiro delle piante, ospitata al Museo di Casa Cavazzini e al Liceo Stellini a Udine fino al 3 marzo, abbiamo messo a confronto l’artista e il curatore della mostra Daniele Capra. Ecco quello che ne è uscito

Daniele Capra: Il respiro delle piante nasce da un incontro casuale di te e Claudio Bardini, docente al Liceo Classico Stellini di Udine, in cui avete scoperto una passione comune. Da un lato Bardini aveva realizzato un progetto basato sull’adozione di piante domestiche negli spazi della classe, che sono curate da studenti, insegnanti e personale della scuola in una pratica di benessere personale e di attenzione nei confronti della collettività. Dall’altro tu, invece, da anni ti dedichi alla pittura indagando quegli spazi di conflitto tra flora selvatica e realtà urbana. Le tue opere più recenti indagano proprio le relazioni visive e concettuali che intercorrono tra mondo vegetale e i contesti abitativi.

Antonio Bardino: Quando sono entrato in contattato con il prof. Bardini, e per la prima volta mi ha parlato del suo progetto, ho avuto una sensazione molto netta. Si stava nella pratica materializzando non solo quello che io andavo a cercare nel mio spazio pittorico, ma anche il messaggio sociale e politico che le piante, con la loro propensione a vivere in comunità, danno a noi uomini. E col valore aggiunto della partecipazione attiva degli studenti del liceo.

 

Antonio Bardino, Il respiro delle piante, 2024, visita degli studenti del Liceo Classico Stellini, Udine, foto Nico Covre
Antonio Bardino, Il respiro delle piante, 2024, visita degli studenti del Liceo Classico Stellini, Udine, foto Nico Covre

DC: In che modo le piante d’appartamento e da giardino sono negli anni progressivamente diventate i tuoi soggetti?

AB: È dal 2010 che la mia ricerca si concentra sul paesaggio. In principio l’ho indagato da un punto di vista che considero laterale, in forma antiretorica. Mi interessavano le aree marginali più o meno antropizzate, e a quel tempo utilizzavo la pittura come uno strumento clinico che voleva quasi sfidare la fotografia. Col tempo l’attenzione verso le piante si è spostata in una dimensione quotidiana e domestica.

DC: Il respiro delle piante è costituita da una quindicina di lavori recenti su tela esposti Casa Cavazzini, da un pezzo di grandi dimensioni collocato nell’aula magna del Liceo Stellini, ma anche dalle piante di classe che gli studenti hanno temporaneamente portato nel museo. A Casa Cavazzini le opere sono collocate in due aree diverse e con approcci differenti. Nella project room, infatti, i lavori sono presentati in uno spazio standard da white cube, mentre nell’appartamento di Dante Cavazzini – una casa degli anni Trenta che conserva tra l’altro opere giovanili dei fratelli Basaldella e di Corrado Cagli – si è scelto di lavorare sul contesto. Sono cioè state realizzate appositamente delle opere per gli spazi, in dialogo con i mobili della cucina, la libreria, ma anche con il bagno padronale, in cui la tenda originale è stata temporaneamente sostituita da un tuo dipinto su una vera tenda di lino grezzo. Suppongo sia stata una sfida adeguare la tua pratica a esigenze esterne dovute all’ambiente…

 

Antonio Bardino, Il respiro delle piante, 2024, vista della mostra, Casa Cavazzini, Udine, foto Nico Covre
Antonio Bardino, Il respiro delle piante, 2024, vista della mostra, Casa Cavazzini, Udine, foto Nico Covre

AB: Lavorare all’interno di Casa Cavazzini è stato molto stimolante. Ho pensato che il registro pittorico si dovesse adeguare al contesto e alla sua luce, che è diversa in ogni stanza. I lavori sono stati dipinti in studio, ma con il pensiero ero sempre in quel luogo. Nonostante sia un pittore di ripensamenti e stratificazioni, ho ritenuto che per quegli spazi fosse meglio adottare un approccio più spontaneo, alla prima e senza pentimenti. Come per esempio nel caso della tenda che hai menzionato, in cui ho dipinto direttamente su lino, senza imprimitura. Il soggetto è una kenzia immaginata da me, una tipologia di pianta da appartamento che si trova spesso proprio nelle aule del liceo, e che è stata portata anche a Casa Cavazzini. I lavori che si trovano in cucina riprendono invece alcuni scorci delle aule della scuola. Un dipinto è praticamente incastonato all’interno degli scaffali della libreria, mentre un altro si trova all’interno di un armadio che abbiamo fatto aprire per l’occasione.

DC: Insieme abbiamo cercato di costruire una serie di rimandi, sia visivi che relazionali, tra museo e liceo, ma anche tra le opere e la storia stessa dei luoghi. Per esempio l’opera collocata allo Stellini è installata su di un appendiabiti in tubo di ferro degli anni Cinquanta. Un pezzo di arredamento che ciascuno di noi ha conosciuto nelle sue frequentazioni scolastiche. Quando l’ho visto mi sembrava perfetto per la nostra esigenza…

 

Antonio Bardino, Il respiro delle piante, 2025, Educazione al respiro degli studenti del Liceo Classico Stellini, Udine, foto Nico Covre
Antonio Bardino, Il respiro delle piante, 2025, Educazione al respiro degli studenti del Liceo Classico Stellini, Udine, foto Nico Covre

AB: Se ci ripenso mi pare quasi di aver fatto tre mostre diverse: la project room, l’abitazione Casa Cavazzini e poi l’aula magna del Liceo Stellini. Quest’ultimo è bell’ambiente ottocentesco, dove però si presentava il problema di collocare un’opera di oltre tre metri senza poter utilizzare alcun fissaggio al muro. All’inizio pensavo l’appendiabiti, che tu suggerivi come supporto, fosse un po’ troppo impattante, poi invece si è dimostrato perfetto.

DC: Il coinvolgimento della scuola è stato davvero importante. Gli studenti, oltre a prendersi cura delle piante e svolgere delle lezioni di respirazione consapevole, hanno condotto delle visite guidate per il pubblico. Nei fine settimana quattro ragazze hanno infatti raccontato al pubblico una mostra in cui non erano semplici spettatrici, ma esse stesse contenuto. L’idea è stata anche quella di far sentire il museo come qualcosa vicino alla loro vita.

 

AntonioBardino, Il respiro delle piante, 2024, vista della mostra, Casa Cavazzini, Udine, foto Nico Covre
Antonio Bardino, Il respiro delle piante, 2024, vista della mostra, Casa Cavazzini, Udine, foto Nico Covre

AB: Mi è capitato di assistere alle visite guidate e sono rimasto stupito dalle loro capacità. Iniziative così non succedono tutti i giorni, e le interpreto come prove tecniche di speranza. Sono felice che questa occasione sia servita a far andare qualche ragazzo al museo, magari per la prima volta. Penso che per dei giovani sia importante incrociare insegnanti, come Claudio Bardini, che non si limitino alla semplice amministrazione, ma ti consentano delle esperienze non ordinarie. La scuola dovrebbe essere un elemento di forza del nostro sistema culturale, ma troppo spesso accade il contrario…

DC: Concedimi invece una riflessione sulla tua pittura. Le tue pitture sono caratterizzate da una figurazione molto marcata e da un taglio cinematografico dell’inquadratura, in cui i soggetti sono spesso collocati sulla superficie in maniera libera, direi antiprospettica, procedendo per saturazione. Tu adoperi il colore a olio invece in maniera classica, per velature successive, anche se si vedono delle sezioni materiche o gestuali, e ogni tanto qualche gocciolatura. Come tieni insieme questi stili molto distanti?

 

AntonioBardino, Il respiro delle piante, 2025, Educazione al respiro degli studenti del Liceo Classico Stellini, Udine, foto Nico Covre
Antonio Bardino, Il respiro delle piante, 2025, Educazione al respiro degli studenti del Liceo Classico Stellini, Udine, foto Nico Covre

AB: La pittura è per me è un insieme di controllo e deriva. Da una parte sono estremamente attratto dalla figurazione, dal rigore che impone. E quest’aspetto rappresenta la mia azione di controllo. Ma penso però di essere sopratutto un pittore di ripensamenti, poiché mi intriga lavorare sulla superficie. Spesso poi vado a cancellare le parti che prima avevo descritto, magari dettagliatamente. Questa tendenza rappresenta invece la deriva. Generalmente in studio è normale che la memoria prenda il sopravvento sul dato reale e, quando accade, ti sembra che le cose stiano precipitando. In quel momento, penso, avviene la gocciolatura. Per la composizione, anche se amo la classica centralità, mi sento abbastanza libero, mentre per il resto agisco essenzialmente di conseguenza. Per esempio alcune specie di piante che ho dipinto non esistono in natura. Semplicemente ne avevo bisogno e le ho letteralmente invente sulla tela. Ed è in fondo anche per questo che amo la pittura.

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