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Nuovi sviluppi sul furto di “America”, il water d’oro di Maurizio Cattelan

(A sinistra) «America» di Maurizio Cattelan (2016) quando era installata nei bagni delle guide di Blenheim Palace. (A destra) dopo il furto dell’opera. Da sinistra: © Tom Lindoe. A destra © Matthew Landrus
(A sinistra) «America» di Maurizio Cattelan (2016) quando era installata nei bagni delle guide di Blenheim Palace. (A destra) dopo il furto dell’opera. Da sinistra: © Tom Lindoe. A destra © Matthew Landrus
Un furto da manuale e un’opera d’arte perduta per sempre: nel 2019, la toilette in oro massiccio da 18 carati intitolata America di Maurizio Cattelan veniva rubata in soli cinque minuti dal Blenheim Palace, in Inghilterra. Oggi, il processo contro i presunti responsabili sta facendo emergere i dettagli di un colpo tanto audace quanto ben orchestrato.

Davanti alla Corte d’Assise di Oxford sono imputati Michael Jones, 39 anni, accusato di furto con scasso, che si dichiara non colpevole; Fred Doe, 36 anni, e Bora Guccuk, 40 anni, accusati di associazione a delinquere finalizzata al trasferimento di oro di provenienza illecita, accusa che entrambi respingono. Un quarto uomo, James Sheen, 39 anni, si era già dichiarato colpevole dello stesso reato. Il processo, che durerà circa quattro settimane, punta a ricostruire una delle più clamorose sparizioni d’arte degli ultimi anni.

Il procuratore della Corona, Julian Christopher, ha descritto il furto come meticolosamente pianificato ed eseguito con rapidità impressionante. Cinque uomini, a bordo di un camion Isuzu e una Golf Volkswagen rubati, avrebbero oltrepassato i cancelli di Blenheim Palace poco prima dell’alba, per poi entrare nell’edificio e trafugare il celebre gabinetto d’oro in appena cinque minuti. Secondo l’accusa, un’operazione di tale precisione sarebbe stata impossibile senza una fase preparatoria dettagliata.

Gli investigatori sostengono che Jones abbia visitato il palazzo due volte nelle settimane precedenti al furto: una prima quando l’opera non era ancora esposta e una seconda dopo l’installazione. Secondo le prove raccolte, l’oro sarebbe stato fuso e suddiviso in piccoli lingotti per essere facilmente rivenduto. Due dei sospettati avrebbero persino utilizzato la parola “auto” come codice per riferirsi all’oro trafugato, cercando contatti con un gioielliere di Hatton Garden, noto quartiere di Londra specializzato nella lavorazione di metalli preziosi.

“America” esposta al Guggenheim Museum, New York City. Credits: Gail

L’opera, valutata circa 4,8 milionidi sterline, era stata esposta nelle toilette delle guide del palazzo e, in precedenza, al Guggenheim Museum di New York. Provocatoria e simbolica, America rappresentava una critica alle disuguaglianze sociali e al lusso sfrenato. Dopo il furto, Maurizio Cattelan aveva dichiarato al New York Times: “‘America’ era l’1 per cento per il 99 per cento, e spero che lo sia ancora. Voglio essere positivo e pensare che il furto sia una sorta di azione ispirata a Robin Hood. Vorrei che fosse uno scherzo, ma temo che non lo sia”.

Nonostante le indagini approfondite condotte dalla polizia britannica, la toilette d’oro non è mai stata ritrovata. Il furto ha sollevato importanti questioni sulla sicurezza delle opere d’arte di grande valore, soprattutto in luoghi storici come Blenheim Palace, residenza natale di Winston Churchill. L’accusa ritiene che i ladri abbiano sfruttato le vulnerabilità del sistema di sicurezza per eseguire il colpo con sorprendente efficienza.

Durante il processo, il procuratore Christopher ha sottolineato come la sottrazione dell’opera non sia solo un crimine ad alto valore economico, ma anche un colpo simbolico al mondo dell’arte. Il destino di “America” rimane avvolto nel mistero, lasciando spazio a ipotesi e congetture sul suo possibile recupero o sulla sua definitiva distruzione.

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