
A Berlino una complessa mostra con artisti internazionali contro la speculazione in un progetto sociale europeo
Si tratta della prima mostra dedicata all’iniziativa dell’UE HouseEurope, con opere di Jim Avignon, Julius von Bismarck, Marta Dyachenko, Jeppe Hein, Sebastian Klug, Folke Köbberling e Zhenru Liang. Come mostra pop-up, Fix It! viaggerà per un anno attraverso tutti i Länder tedeschi, promuovendo il dibattito sulla ristrutturazione e la formazione democratica. La mostra è stata organizzata da Architects for Future (A4F) per HouseEurope!, con il supporto del Bund Deutscher Architekt:innen und Architekten (BDA) e grazie al sostegno della Allianz Foundation. Direzione del progetto: Emanuel Lucke
Convitato di pietra
Parlament der Steine di Zhenru Liang si presenta come un’installazione di arte visiva e plastica e risente di una teatralizzazione molto europea. Il mattone significa «arte pubblica sia in arte che in architettura», questo è un codice prestabilito. L’artista cinese di nascita, vive e lavora, in Europa da oltre un decennio, quindi che si tratti di residenze artistiche o interventi sui vulcani, eventi in piazza come l’ultimo a Berlino, in cantieri abbandonati o mostre al ‘chiuso’, l’aspetto teatralizzato/teatralizzante è. In quest’opera lasciamo a ciascuno indovinare oggi chi sia il convitato di pietra in questo Parlamento immaginario. Democrazia, Europa, pace, libertà? Ciascuno sceglie il proprio convitato di pietra! Muto.
Pur avendo solo 30 anni, la docente di Brera, ha esposto in importanti gallerie e musei e vinto residenze artistiche in Europa molto qualificate, partecipando a tre Biennali di Venezia, incluso Parco Aperto Mestre progetto pilota della Biennale di Venezia (2023), mentre il 10 maggio prossimo, insieme alla sua collega artista Nicoletta Braga, condurrà una Biennale Sessions con special guest raumlaborberlin (Leone d’oro 2021), con il collettivo Escuela Moderna di casa alla Biennale da molti anni…
Le opere di Liang, mettono in scena una drammaturgia, contaminando scultura e teatro nel senso greco del termine, come emerge dagli scritti dedicati al suo lavoro di Massimo Mazzone, Giorgio Davos, Matteo Binci, Domenico Scudero, solo, per citarne alcuni. Nelle riflessioni critiche sul lavoro dell’artista emerge come tratto distintivo l’aspetto teatrale nel guardare vulcani, la fertilità, l’eternità della terra e la fragilità delle nostre vite. In questa occasione non solo espone qualcosa di tridimensionale o di visivo ma anche un suono, un suono magico, lo scricchiolio dei mattoni sotto i piedi. Zhenru Liang presenta un’opera d’arte totale, visiva plastica e sonora tutto insieme. Lo scricchiolio somiglia a tante cose a tanti suoni, ciascuno potrà elaborare il proprio rapporto con questo suono e identificarsi con una propria personale esperienza passata.

Base magica?
La sala dell’nGbK è attraversata da una sorta di tappeto volante trasformabile, perché chi sale su questo tappeto di mattoni, cambia la propria prospettiva: non siamo sul basamento di una scultura ma per pochi che siano i centimetri, ti sopraelevano e certamente attraversare la sala seguendo il percorso oscillante e incerto e scricchiolante, mette un pochino e ciascuno, in gioco se stesso, come Aladino o come fece a suo tempo nelle mille e una notte, o Piero Manzoni con le basi magiche con Umberto Eco… Anche Nicola Carrino nel 1969 inizia con i «trasformabili» e Carrino, come anche Erwin Heerich o Per Kirkeby, sono fonti di Ispirazione o ascendenza per Liang, che infatti dispone lungo il percorso dei carrelli con stipati altri mattoni destinati a un uso libero del partecipante. I partecipanti all’evento, infatti, possono, secondo il loro desiderio o capriccio, aumentare la superficie occupata aggiungendo mattoni al percorso oppure smontare parti dell’installazione, rendendo modificabile e ciascuna volta originale, la forma dell’opera. Ma questo si specchia nella vita dove ciascuno in qualsiasi istante, può cambiare la ‘forma della relazione’ non solo simbolicamente ma effettivamente. Per questa ragione parliamo di partecipanti e non di visitatori o spettatori, questo tipo di intervento richiede infatti un certo grado di coinvolgimento attivo, di partecipazione.
Arte o Architettura? Speculazione no!
Questa domanda viene posta perché il percorso di ricerca di Zhenru Liang è molto originale: partendo da esperimenti bidimensionali di pittura cui sono seguiti altri esercizi tridimensionali di scultura, via via si sono espansi a delle praxeis, di tipo collaborativo costruite in spazialità maggiori, monumentali ma temporanee. Pensiamo alle opere/performances sviluppate davanti all’Etna, alle Isole Eolie, al Vesuvio, alle Baleari, in Grecia o nel parco vulcanico di Girona in Catalogna… Pertanto, non risulta del tutto casuale la sua collaborazione con Mazzone e Fuksas (ipotesi di restauro delle colonne di Piazza project Eindhoven NL), con lo Studio AIR, architects in Rome cui è associata, con EMTB (modelli ceramici per Century Square Shanghai), con raumlabor di Berlino. Segno evidente che l’interesse dell’artista è espanso verso nuove dimensioni, in una forma eclettica e rara. A queste produzioni si affiancano altre produzioni scritte in forma di articoli, recensioni, osservazioni critiche e primi tentativi di sistematizzazione teorica di un impianto culturale che considera anche il foglio bianco, uno spazio da organizzare.