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Non è di Canaletto l’opera alla Wallace Collection

Bernardo Bellotto, Venezia: il Canal Grande con San Simeone Piccolo (ca.1737). Foto: Trustees of the Wallace Collection.
Bernardo Bellotto, Venezia: il Canal Grande con San Simeone Piccolo (ca.1737). Foto: Trustees of the Wallace Collection.
Una recente scoperta ha ridefinito l’attribuzione di una delle opere custodite nella prestigiosa Wallace Collection di Londra: Il Canal Grande con San Simeone Piccolo (1737), tradizionalmente assegnato a Giovanni Antonio Canal, noto come Canaletto, è stato riconosciuto come un’opera del suo talentuoso nipote e allievo, Bernardo Bellotto.

L’attribuzione, frutto delle ricerche di Lelia Packer e Charles Beddington, curatori della Wallace Collection, getta nuova luce sulla carriera precoce di Bellotto, collocando la realizzazione dell’opera alla sua giovanissima età di soli sedici anni. Elementi stilistici distintivi, come la pennellata diagonale, la disposizione delle imbarcazioni sull’acqua e una tavolozza più fredda rispetto ai cromatismi caldi dello zio, hanno portato gli studiosi a rivedere la paternità del dipinto. Un dettaglio non secondario è la reticenza di Bellotto nel delineare i volti umani, tanto che molte figure presenti nell’opera distolgono lo sguardo dallo spettatore: un tratto che caratterizzerà anche la sua produzione matura.

Se l’errata attribuzione è comprensibile – Bellotto spesso si firmava come Bernardo Canaletto, contribuendo alla confusione storiografica – la scoperta aggiunge un tassello fondamentale alla comprensione del percorso formativo del pittore. Bellotto, infatti, pur assimilando la grandiosa costruzione prospettica del celebre zio, si distaccò progressivamente dal suo stile, sviluppando una sensibilità più nordica, influenzata dalla pittura olandese, che lo porterà a diventare un raffinato interprete delle vedute di Dresda, Vienna e Varsavia.

L’opera, acquistata nel 1859 dal quarto marchese di Hertford, era stata considerata per oltre un secolo una delle più rappresentative di Canaletto nella Wallace Collection. Anche Claude Phillips, primo curatore del museo, nel catalogo del 1900 non aveva dubbi sulla sua attribuzione. Oggi, grazie ai più recenti strumenti di analisi, tra cui la riflettografia a raggi X e a infrarossi, la verità emerge con rinnovata chiarezza, rivelando non solo la mano di Bellotto, ma anche la straordinaria maturità del suo talento giovanile.

Hertford House a Londra, dove è ospitata la Wallace Collection. Foto: per gentile concessione della Wallace Collection.

Questa scoperta si inserisce in un più ampio progetto di conservazione della Sala Canaletto, promosso dalla Wallace Collection anche attraverso finanziamenti crowdfunding. Xavier Bray, direttore del museo, sottolinea l’importanza di simili ricerche: «Non possiamo acquisire nuove opere, ma il costante studio della collezione ci permette di riscoprire i tesori che già custodiamo».

L’uscita del volume Canaletto and Guardi: Views of Venice, dedicato alla straordinaria raccolta di vedute veneziane della Wallace Collection, celebra questa nuova attribuzione, accompagnata da conferenze ed eventi dedicati all’intramontabile fascino della Serenissima e dei suoi interpreti più illustri.

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