
C’è la New York underground a Milano, grazie alla mostra frizzante “John Giorno: A Labour of LOVE”, a cura di Nicola Ricciardi con Eleonora Molignani e il supporto di Giorno Poetry Systems, Fiera Milano in Triennale. Questi e altri sostenitori hanno creato una piattaforma accogliente, gratuita e davvero unica, aperta all’esplorazione dell’amicizia come strumento di lavoro, costruita attraverso la collaborazione di istituzioni pubbliche e private e figure professionali che operano nell’arte contemporanea, intesa non solo come mercato, ma come prassi di conoscenza, all’insegna della coesione del sistema culturale e della città di Milano.
Parliamo di una mostra che va vista, più che raccontata, dedicata a John Giorno (1936-2019), poeta e performer con un carisma scenico irresistibile e una voce suadente. Protagonista della Beat Generation, attivista per l’AIDS, frequentatore della Factory di Andy Warhol, amico di Robert Rauschenberg, e collaboratore di William S. Burroughs, John Cage, Allen Ginsberg, Allan Kaprow, Jasper Johns, Keith Haring, Patti Smith, giusto per citare alcuni dei più noti. Un autore poliedrico che ha elevato la parola a linguaggio artistico e azione teatrale, che forse, chissà, avrebbe incantato anche Carmelo Bene.
John Giorno è ancora poco conosciuto in Italia, ma sappiamo che dal 1962, quando incontrò Warhol, la sua vita cambiò radicalmente, fondendo arte visiva, musica e poesia, come si evince da The American Book of the Dead (1964) e da altre opere pittoriche in cui la parola diventa immagine e colore. Queste opere sprigionano un’energia coinvolgente, con “parole in libertà”, come direbbe Filippo Tommaso Marinetti, che vanno oltre il linguaggio scritto.
La mostra, ispirata al tema della 29ª edizione di Miart 2025, Among Friends, presenta le colorate e iconiche Perfect Flowers nello Scalone d’Onore e altri progetti che raccontano sessant’anni di storia e cultura newyorkese, esplorando le trame di amicizia di John Giorno attraverso una selezione di circa 100 documenti, esposti al Centro Studi, Archivi, Ricerca della Triennale. I materiali sono prestati da Giorno Poetry Systems (GPS), l’organizzazione no-profit fondata nel 1965 dallo stesso artista per supportare poeti, musicisti e amici artisti.

Grazie al progetto di allestimento, funzionale e leggero, con pannelli rosa shocking Schiaparelli, curato da EX (laboratorio di progettazione nato dai lavori di Andrea Cassi e Michele Versaci), troverete nel cuore della Triennale non solo bacheche vetrate con fotografie, tra cui quella iconica in bianco e nero del memorabile bacio tra Giorno e Rauschenberg, ma anche le sue prime edizioni di libri di poesia, poster, corrispondenza privata, testimonianze e composizioni poetiche che esplorano la vita del poeta, sempre affamato di amicizie solidali e produttive.
I materiali esposti ci mostrano come poesia e vita siano indissolubilmente connesse, perché la parola può uscire dai libri e circolare liberamente nelle strade, nelle piazze, nei teatri, attraverso volantini o altri scritti. Soprattutto, la voce diventa lo strumento principale del poeta, da ascoltare nei video delle sue performance, proiettati su grandi schermi.

Giorno, con la sua espressione da guitto consapevole del suo charme, incanta! Le sue opere si espandono sulle pareti e tra i libri nelle vetrine del Centro Studi e Archivi della Triennale. Tra le opere esposte, fa capolino Dial-A-Poem, l’opera d’arte interattiva che l’artista ha creato per rendere per la prima volta disponibili, attraverso una linea telefonica, le voci di poeti, artisti e musicisti che leggono poesie. Questo progetto, prodotto nel 1968, oggi fa parte della collezione permanente del MoMA di New York e, nel corso degli anni, si è arricchito di centinaia di registrazioni. I visitatori possono ascoltarle sollevando la cornetta di un telefono nero vintage, accessibile a tutti. E vi assicuro che ascoltare le voci di John Cage e altri autori ha un effetto particolare. Provare per credere!
(Fino al 13 aprile 2025 – ingresso libero)