
Le opere di Simon Berger con il vetro nell’ambito delle celebrazioni di Gorizia Capitale Europea della Cultura
Scolpire il vetro di sicurezza come fosse una duttile tavola di legno, ovvero batterlo, incidendolo, con un martello che sa dosare colpi ravvicinati o distanziati, brevi o allungati rappresenta una grande sfida. L’intensità del gesto si modula infatti a seconda del disegno progettato, fino a far emergere dalla superficie un volto, un occhio, un segno figurativo o anche astratto, che si evidenziano nella loro precisione grazie al gioco della luce e alle angolazioni dello sguardo. Operazione complessa poiché alla frantumazione “controllata” si accompagna la difficoltà della trasposizione del pensiero attraverso colpi mirati, senza possibilità di correzione o ripensamento.
Le fratture raccontano storie, la difficoltà sta nel leggerle nella materia. L’immagine va dunque “indagata” dallo spettatore, perché sia compresa nella forma voluta dall’autore e sviscerata nella sua forza allusiva. Il messaggio è comunque esplicito, dalla materia violata possono nascere molteplici frutti: in primis, verità, intelligenza e bellezza, ma anche il mistero della trasformazione in altro da sé. In altre parole, dall’integrità profanata si sprigiona il concetto di “metamorfosi” di kafkiana memoria, che in Friuli è esplicitamente evocato grazie alla vicinanza con le aree culturali mitteleuropee di cui l’opera dello scrittore praghese Franz Kafka fu espressione emblematica.

Palestra di sperimentazione
È dunque l’artista svizzero Simon Berger (1976) ad aver trovato nella lastra di vetro – dopo un percorso fabbrile che gli ha permesso di esplorare i segreti del legno come quelli dei metalli – lo strumento creativo più efficace, la palestra di sperimentazione più adatta. La mostra site-specific “A Matter of Metamorphosis”, che rende oggi omaggio alla sua ricerca (dal 12 aprile al 27 luglio), si inquadra nel programma di eventi organizzati nell’ambito di Gorizia Capitale Europea della Cultura con il supporto della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
Curata da Sandrine Welte e Pasquale Lettieri, e resa possibile dal contributo di Cris Contini Contemporary e del Centro Studi Pier Paolo Pasolini Casarsa, l’esposizione è parte del progetto culturale TrasformARTI: l’arte come strumento per immaginare il futuro, volto a esplorare i temi del cambiamento nella società contemporanea.

Calzanti a questo proposito le opere di Berger presentate in tale rassegna espositiva, allestita nelle sale del Comune di Casarsa della Delizia, a qualche decina di chilometri da Pordenone, con il preciso intento di commemorare una personalità cardine del Novecento scomparsa cinquant’anni fa, quella di Pier Paolo Pasolini, la cui madre qui, in questa cittadina del Friuli occidentale, a fine Ottocento ebbe i natali. L’artista svizzero, da sempre affascinato dal volto umano, a Pasolini ha dedicato una delle sue opere più intense disegnate nel vetro, quella raffigurante un penetrante occhio, come tributo all’intellettuale – scrittore, poeta, cineasta, sceneggiatore – che ha improntato più di ogni altro nel nostro Paese le arti del secondo dopoguerra, rivolgendo sempre alla realtà il suo sguardo profondo, privo di condizionamenti.
