
Le grandi finestre della Galleria Christian Stein di Milano incorniciano uno spazio sospeso tra dentro e fuori, tra realtà e immaginazione. È proprio su questa soglia che si sviluppa la nuova mostra personale di Elisabetta Di Maggio, un’esplorazione affascinante tra arte, natura e connessioni invisibili. Opening 19 marzo 2025.
Al centro dell’esposizione, un imponente mosaico in vetro germina sulla parete di fronte al giardino: frammenti di vetro recuperati e ricomposti in un arazzo luminoso, un reticolo che richiama radici, sinapsi cerebrali e intrecci vegetali. Un’opera che riflette il cuore pulsante della ricerca dell’artista: una metafora della nostra esistenza come frammenti di un sistema più ampio, in perenne trasformazione. Le opere di Elisabetta Di Maggio si muovono tra il micro e il macrocosmo, tra ordine e metamorfosi. Le sue creazioni, minuziosamente intagliate a mano, danno vita a una nuova geografia visiva: trame di vetro e micromosaici di cera che evocano paesaggi organici, strutture frattali e cosmologie immaginate.
Il titolo della mostra, Punto Improprio, si ispira alla geometria euclidea: un concetto che rappresenta un punto all’infinito, visibile ma irraggiungibile, proprio come la tensione creativa che anima il lavoro dell’artista. Una ricerca continua, un percorso senza una meta definitiva, ma aperto a infinite possibilità. Il rapporto con i materiali è il cuore del processo creativo di Di Maggio. La sua arte nasce dall’osservazione e dalla sperimentazione: vetro, cera, rame e carta vengono lavorati con una precisione quasi ossessiva, sfidando i limiti della materia e della tecnica.
Negli ultimi mesi, l’artista ha approfondito la sua indagine sul vetro, immergendosi nell’antica tradizione delle fornaci di Murano. Nei suoi micromosaici di cera, invece, ogni minuscolo tassello – colorato a mano e tagliato con estrema precisione – diventa parte di una mappa astratta, un diagramma fragile che si dissolve e si ricompone sotto lo sguardo dell’osservatore.
Tra le opere esposte, spiccano Cosmographiae #02 (2025) – Delicati mosaici di cera su garza medica, simili a planisferi antichi, evocano mondi in formazione e territori immaginari; Annunciazione #02 (2025) – Due grandi ali di libellula, intagliate nel rame ossidato, emergono dalla parete in un verde vibrante, simbolo di trasformazione e rinascita; Vuoto d’aria #08 (2024) – Sculture sospese, fragili equilibri di foglie, rami e coralli, racchiusi in teche di vetro soffiato, dove anche un respiro può rompere l’armonia.
Di fronte alle opere di Elisabetta Di Maggio, lo spettatore è catturato da un senso di incanto e vertigine. La precisione estrema e la delicatezza del suo lavoro evocano un mondo sospeso tra ordine e caos, tra il controllo assoluto e la possibilità di un imprevisto che può distruggere o trasformare tutto in un attimo.
Con Punto Improprio, l’artista crea una nuova mappa della natura, ricomponendo frammenti e armonizzando il tempo e lo spazio in un disegno ideale. Un percorso che non si limita a osservare la realtà, ma la reinterpreta, invitandoci a immaginare nuovi mondi possibili.