
Il debutto è avvenuto nello scorso weekend, ma le mostre restano visibili per molto: immagini e video dalla festa delle gallerie d’arte veneziane
Nella prima giornata, venerdì 21 marzo, c’era uno sciopero dei trasporti. E notoriamente, girare per una città come Venezia senza poter utilizzare i vaporetti non è semplicissimo. Poi ci si è messo anche il meteo, con una fastidiosa e beffarda pioggerellina che a sprazzi ha fatto capolino in tutti i tre giorni. Eppure, a dispetto di questi possibili piccoli inciampi, il Venice Gallery Weekend si è rivelato un successone. Scampati dalle frotte di over/turisti sguinzagliati fra calli e campielli, si poteva incontrare ben altra folla – decisamente più gradita – in tutte le gallerie animatrici dell’evento veneziano.
Diciassette progetti espositivi (in realtà si riveleranno sedici, visto il basso profilo scelto da Lorcan O’Neill) molto apprezzati da un pubblico appassionato a curioso. Inaugurati in questa occasione, ma visibili ancora a lungo nelle gallerie. Pittura (molta), scultura, videoarte, ma anche diversi eventi performativi ideati appositamente per questa attesa occasione. Con una perfetta organizzazione logistica che ha permesso al pubblico di creare un percorso lineare evitando sovrapposizioni.
E un momento “sociale” al sabato sera, quando lo Spazio Berlendis ha ospitato la festa, con galleristi, collezionisti, artisti, giornalisti, nel contesto della interessantissima mostra Aldilà sarà con trenta artisti provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Venezia. Noi abbiamo seguito e documentato questa mirabolante tre-giorni delle arti, ecco le nostre obbligatoriamente sintetiche note…

GALLERIA ALBERTA PANE On and Beyond – A Love Letter To Shadows
Igor Eškinja, Fondazione Malutta, Luciana Lamothe, Marie Lelouche, Marcos Lutyens, Davide Sgambaro, Michele Spanghero, Esther Stocker. Questi gli artisti protagonisti della mostra curata da Chiara Ianeselli, secondo capitolo della riflessione sulla scultura contemporanea iniziata con “On and Beyond”, appena conclusa. “Percorsi di presenza e assenza, di permanenza e trasformazione, intrecciando materia e memoria in un dialogo tra luce, ombra e forma”.

ALESSANDRO CASCIARO VENEZIA Michele Bubacco. Redentore da camera
Prima personale negli spazi della galleria per l’artista veneziano, si dipana in una serie di dipinti a olio di grandi dimensioni su manifesti urbani. “Per Bubacco, il manifesto è un termometro culturale, una forma estetica fissa che documenta paradossalmente il polso in continua evoluzione della società veneziana. […] Dipingendo su questi resti di comunicazione pubblica, Bubacco li trasforma in palinsesti di significato, stratificando nuove narrazioni sulle tracce della vita culturale della città”.

BARBATI GALLERY Sofia Silva. Notizie da lei
A far da substrato a questa mostra, la prima personale della giovanissima artista padovana nella galleria veneziana, c’è un immaginario dialogo con il padre, lo scrittore Umberto Silva. “La superficie, trattata con colla per risultare impalpabile, trattiene un calore che richiama la carta, un’intimità che invita alla vicinanza”, scrive nel suo testo critico Bice Curiger, già curatrice della Biennale Arte di Venezia del 2011. “I collage sono estratti da altri dipinti dell’artista, intessuti come fili di un racconto visivo che collega le opere tra loro”.
BEATRICE BURATI ANDERSON Ars in herbis. An Alchemical Journey
Un viaggio alchemico, un progetto della durata di un anno volto a esplorare, sia in chiave filosofica che poetica, il tema alchemico della trasformazione, attraverso l’arte degli erbari. Così viene presentato il complesso progetto espositivo, che nel corso dei mesi si è dipanato in cinque fasi attraverso differenti stati della materia e dell’esistenza: Emanatio, Distillatio, Impressio, Dissolutio e Incarnatio. Animato da artisti come Andrea Fogli, Tristano di Robilant, Pico, Primo Bollani, Roberta Fosca Fossati, Mauro Pipani, François-Xavier Saint Pierre, e ora Austin Young. Con il pubblico letteralmente rapito dalla straordinaria performance di Ginevra Battaglia, che vedete nel video…

CATERINA TOGNON Bevanti #1 & a glass cabinet by Martin Szekely
Una poetica rievocazione della storia del vetro soffiato veneziano. Caterina Tognon espone alcuni servizi di bicchieri dalla sua collezione personale, realizzati a Murano o di ispirazione veneziana. Opere di autori come Simone Cenedese, Richard Marquis, Maria Grazia Rosin, Bořek Šipek, Carlo Tosi. E un cabinet disegnato da Martin Szekely nel 1996 per un’importante collezionista milanese di arte & design. “Fino agli anni ‘80 del novecento ogni fornace a Murano era il luogo specificatamente dedicato ai modelli per i bicchieri: lunghi scaffali con centinaia di esemplari, unici e diversi l’uno dall’altro. Scrigni di incredibili meraviglie, andati purtroppo dispersi”.

IKONA VENEZIA Fotografie di un’esposizione
Una mostra che trae ispirazione da Quadri di un’esposizione, famosissima suite per pianoforte di Modest Musorgskij. Presentando fotografie che hanno già una loro storia con Venezia, perché hanno fatto parte delle grandi esposizioni che Ikona ha curato in città dal 1979 a oggi. “È sempre la fotografia che mette noi stessi di fronte alla vita e alla realtà, di fronte alla nostra vita, al mondo e all’altro. Tutto questo è ancora più urgente in una città che è l’immagine Ikona dove tutto scorre senza il dialogo”.
MARIGNANA ARTE Apparizioni. Il sogno dell’infinità / Violaine Vieillefond
“Confrontarsi con il complesso e affascinante problema della percezione dell’opera d’arte e interrogarsi non solo su ciò che vede, ma su come lo vede”. È questo il focus della mostra che occupa lo spazio principale della galleria, con un incrocio generazionale che vede giustapporsi opere di Giuseppe Adamo, Maurizio Donzelli, Serena Fineschi, Silvia Giordani, Aldo Grazzi, Olga Lepri, Giulio Malinverni, Laura Omacini, Paolo Pretolani. All’artista francese Violaine Vieillefond è invece dedicato lo spazio Marignana Project, un’allegoria in quattro atti con focus sul legame profondo tra arte e natura.
MARINA BASTIANELLO GALLERY Iginio De Luca. Lo gran mar dell’essere
Crea un ponte fisico ma anche spirituale fra Roma e Venezia lo strutturato progetto espositivo proposto da Iginio De Luca, con testo critico di Cristiana Perrella. Fotografie, Light Box, sculture (o meglio objets trouvés), e una coinvolgente performance. Al centro dell’attenzione quella che si potrebbe definire “archeologia ecologica”: rifiuti riemersi dalle acque in secca ora del Tevere, ora della Laguna Veneta. Liberati dalla condizione di oblio, e promossi al ruolo di oggetti d’arte. “Un mondo sospeso e perturbante, un riscatto esistenziale per gli oggetti”.

GALLERIA MICHELA RIZZO Matthew Attard. Segni di rotta
Molti lo ricordano come protagonista del Padiglione di Malta alla Biennale di Venezia 2024, fra i più apprezzati dell’intera rassegna. Questa mostra rappresenta il compimento di un percorso avviato da Matthew Attard circa cinque anni fa, e ne rappresenta una sintesi e uno sviluppo proiettato verso una nuova piattaforma concettuale. “Attraverso la fusione di segni ancestrali e linguaggi digitali, l’opera di Attard diventa così una bussola, dove il gesto umano e l’autonomia tecnologica si fondono in un dialogo continuo. […] La nave, cuore simbolico del progetto, trascende così la sua forma fisica per divenire iperoggetto digitale”.

NCONTEMPORARY Davide Monaldi. Trovatelli
“Un paesaggio interiore popolato da figure sospese, corpi nudi ed esili appesi a un sottile filo metallico come pendenti in una narrazione collettiva”. Si riassume in questi pochi passaggi il senso profondo del progetto Trovatelli di Davide Monaldi, con una serie di piccole sculture in ceramica smaltata, che condividono le forme, ma celano i tratti somatici con enigmatiche maschere. “L’artista affida a queste maschere il compito di narrare stati emotivi contrastanti, in bilico tra il grottesco e il lirico”.

PATRICIA LOW VENEZIA Luke Edward Hall. The Silver Vale
La partitura espositiva della mostra appoggia su un racconto di E.M. Forster del 1912, The Story of a Panic, in cui il dio Pan appare a un giovane emarginato di nome Eustace, trasformandolo. I dipinti di Luke Edward Hall riprendono questi temi, reinterpretando il racconto di Forster come un’allegoria della rivelazione queer. In queste opere Pan “è sia un seduttore che un liberatore, che conduce le figure lontano dalle costrizioni del mondo ordinario e verso un’esistenza elevata e trascendente”.

DOROTHEA VAN DER KOELEN Lore Bert. Hope
Nell’occasione del Gallery Weekend la galleria presenta una nuova opera dell’artista Lore Bert, dal titolo “Hope”. L’artista tedesca, quasi novantenne, è conosciuta per i suoi oggetti in rilievo realizzati in carta giapponese in vari colori, a volte accompagnati da foglia d’oro 24 carati. La genesi dell’opera parte da una rigorosa progettazione matematico-geometrica, che viene poi arricchita e impreziosita da migliaia di piccoli fiori di carta giapponese. In questa nuova opera tuttavia gli aspetti concettuali si distanziano, arricchendoli, dagli esiti meramente visuali.

VICTORIA MIRO VENICE Barbara Walker: Any Time, Any Place, Any Where
La galleria opta per l’impegno con una mostra che esplora temi di classe, potere, genere, razza e appartenenza. E lo fa attraverso disegni e dipinti figurativi di un nome forte come quello di Barbara Walker, finalista nel 2023 del prestigioso Turner Prize. Un’artista che ha esposto alla 57ª Biennale di Venezia (2017), e in seguito alle biennali di Dakar, Lahore e Sharjah. In mostra una nuova serie di opere completata durante una recente residenza presso la galleria di Venezia, che si caratterizza per la presenza di autoritratti che nascono dal dialogo tra i Maestri del passato e l’esperienza della città vissuta nell’anonimato.

WENTRUP John McAllister. Rapt glittery beguile awhile
“Opere vibranti ed evocative che traggono ispirazione dalle ricche tradizioni del postimpressionismo e del fauvismo”. Vengono presentate così le opere dell’artista americano John McAllister, alla quarta mostra personale con la galleria, la prima nella sede di Venezia. “Dipinti sono caratterizzati dall’uso audace del colore, dai motivi intricati e da una sensibilità lussureggiante, quasi tropicale. Le sue opere spesso presentano paesaggi, nature morte e interni che evocano un senso di bellezza senza tempo e serena contemplazione”.

TOMMASO CALABRO
Il gallerista, prossimo al suo debutto americano con una pop up gallery a New York, fa una scelta diversa da tutti, mostrando ai visitatori l’altra faccia della medaglia. Accogliendoli in una galleria in pieno allestimento per l’ormai prossima apertura della mostra personale dedicata a Man Ray. Ed invitandoli per un caffè nella sua adiacente abitazione privata, un piccolo museo personale con bellissime opere di artisti come Stanislao Lepri, Mario De Luigi, Adelisa Selimbašić, Flaminia Veronesi.

10 & ZERO UNO Unexplored Realms
“Mentre Luzi si addentra nelle conturbanti dimensioni capillari, tanto concettuali quanto visive, della luce e dello spazio, Bochkova, con il suo approccio più emotivo e sensoriale, evoca atmosfere oniriche che trascendono la realtà tangibile”. Si presenta così la mostra bipersonale allestita dalla giovane galleria di Via Garibaldi. Da una parte preziosi dipinti che esplorano l’interconnessione tra i quattro elementi primordiali – terra, aria, acqua e fuoco – e l’etere. Dall’altra opere trasversali, fra scultura, disegno e installazione, che riascono a far convivere poeticamente materiali come carta pesta, ceramica, tessuti, metallo e carta.