
La Biennale Architettura 2025 rende omaggio a due figure straordinarie che hanno ridefinito i confini tra pensiero, natura e tecnologia: la filosofa statunitense Donna Haraway, premiata con il Leone d’Oro alla Carriera, e l’architetto italiano Italo Rota, scomparso nel 2024, a cui viene conferito il Leone d’Oro Speciale alla Memoria. L’annuncio è stato fatto oggi a Venezia, dove il 10 maggio si terrà la cerimonia ufficiale di premiazione presso Ca’ Giustinian, in concomitanza con l’apertura al pubblico della 19. Mostra Internazionale di Architettura dal titolo “Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva”.

Donna Haraway rappresenta una delle voci più originali e influenti del pensiero contemporaneo. La sua ricerca, sviluppata nell’arco di quattro decenni, ha attraversato con audacia i territori della filosofia, dell’antropologia, degli studi femministi e della teoria della tecnologia. Il curatore Carlo Ratti ha sottolineato come il suo contributo abbia radicalmente trasformato il nostro modo di concepire i rapporti tra specie umana e ambiente: “Haraway ci ha insegnato a pensare oltre l’Antropocene, introducendo il concetto di Chthulucene come spazio di coesistenza simbiotica tra tutte le forme di vita. La sua capacità di creare nuovi linguaggi e mitologie per interpretare la complessità del presente rappresenta un faro per architetti e progettisti chiamati a immaginare futuri possibili”. Tra i suoi meriti, la filosofa ha saputo coniugare una critica radicale dei sistemi di potere con un approccio costruttivo e immaginativo, aprendo la strada a visioni inedite di parentela tra umano e non-umano, tra organico e tecnologico.
Italo Rota, scomparso prematuramente il 6 aprile 2024, viene ricordato come una delle menti più brillanti e poliedriche dell’architettura europea. Formatosi alla scuola di maestri come Franco Albini, Vittorio Gregotti e Gae Aulenti, Rota ha sviluppato una poetica unica, capace di coniugare rigore progettuale e sperimentazione visionaria. La sua carriera, che lo ha visto protagonista sia in Italia che all’estero, è segnata da opere iconiche come il restauro del Musée d’Orsay a Parigi e la realizzazione del Museo del Novecento a Milano. “Italo anticipava sempre i tempi – ha ricordato Ratti – la sua architettura era un organismo vivente in costante dialogo con la biologia, la tecnologia e le trasformazioni sociali”. Il riferimento al titolo della sua ultima monografia, “Solo diventare natura ci salverà”, sintetizza efficacemente la filosofia alla base del suo lavoro: un invito a ripensare il rapporto tra uomo e ambiente in termini di completa simbiosi.
La scelta del Leone d’Oro a Italo Rota
La scelta di dedicare a Rota il Leone Speciale alla Memoria assume un significato particolarmente commovente per il curatore: “Questa avventura è iniziata insieme a Italo alla fine del 2023. La sua scomparsa ci ha privato non solo di un grande professionista, ma di un amico e complice intellettuale”. A ritirare il premio sarà Margherita Palli, storica compagna di vita e di lavoro di Rota, che parteciperà alla Biennale con il progetto “Material Bank: Matters Make Sense”, realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano e la National University of Singapore. L’opera rappresenta una continuazione ideale delle ricerche avviate con Rota e costituirà uno dei punti focali dell’esposizione all’Arsenale.
Il riconoscimento a Rota si inserisce in una prestigiosa tradizione che include figure del calibro di Lina Bo Bardi (premiata nel 2021), Kazuo Shinohara (2010) e Vittorio Gregotti (2020). Particolarmente significativa risulta la recente decisione del Ministero della Cultura italiano di apporre un vincolo sull’archivio di Rota, riconoscendone il valore come patrimonio nazionale. Questo doppio riconoscimento – da parte sia della Biennale che delle istituzioni – testimonia l’importanza di un lascito culturale che continua a ispirare nuove generazioni di progettisti.
La cerimonia del 10 maggio segnerà non solo un momento di celebrazione, ma anche l’avvio di un dibattito cruciale per il futuro dell’architettura. Come sottolineato dal titolo della mostra, i temi dell’intelligenza (naturale, artificiale e collettiva) saranno al centro di una riflessione che attinge tanto al pensiero visionario di Haraway quanto all’approccio sperimentale di Rota. In un momento storico segnato da trasformazioni epocali – dalla crisi climatica all’avvento dell’IA – la Biennale si propone come spazio di confronto su come ripensare gli spazi dell’abitare in relazione alle nuove sfide del pianeta.
L’assegnazione dei due Leoni d’Oro rappresenta dunque molto più di un omaggio retrospettivo: è un ponte gettato tra passato e futuro, tra teoria e pratica, tra accademia e sperimentazione. Mentre Haraway continua a influenzare il dibattito internazionale con le sue provocazioni intellettuali, l’eredità di Rota vive attraverso i suoi progetti e attraverso il lavoro di coloro che, come Margherita Palli, ne portano avanti la ricerca. Insieme, queste due figure incarnano lo spirito multidisciplinare che caratterizza la Biennale Architettura 2025, dimostrando come solo un dialogo fecondo tra diversi saperi possa indicare strade percorribili verso un futuro più sostenibile e inclusivo.