Print Friendly and PDF

Non solo miart, c’è anche SP Arte

Rosângela Rennó da Vermelho
Rosângela Rennó da Vermelho
A San Paolo, in Brasile, questa è stata la settimana della SP Arte: la maggior fiera del Paese ospita, nel Padiglione della Biennale, oltre 200 gallerie provenienti dall’area Latino-americana e non solo

Per dimensioni potrebbe assomigliare ad Art Basel: sono infatti più di 200 le gallerie (tra arte contemporanea, moderna e design) presenti al Padiglione Cicillo Matarazzo del Parque Ibirapuera, progettato da Oscar Niemayer nel 1957 e sede della Biennale di San Paolo, nella 21.ma edizione di SP Arte, la fiera di San Paolo del Brasile.
Un evento caratterizzato dall’enorme affluenza di pubblico e dove, a quanto pare, le vendite – contrariamente ad altre fiere – si dichiarano eccome, e si vedono quasi “giorno per giorno”, con i galleristi che spostano o sostituiscono le opere “uscite” con quelle presenti nei magazzini.
E se il piano terra è connotato dalla presenza della galleria che in questo momento storico la fa da padrone tra le brasiliane, ovvero Almeida & Dale e delle sue associate (Marco Zero di Recife, Flexa di Rio de Janeiro, solo per dirne un paio) che apre nientemeno con un Renoir, e casualmente il pittore francese è in mostra anche nella nuovo percorso della collezione permanente dell’ampliato Museo de Arte de São Paulo (MASP, diretto da Adriano Pedrosa), è al primo piano del Padiglione che realmente si scopre il gusto attuale dell’America del Sud, con qualche eccezione per alcune sparute gallerie arrivate da Londra, New York o Città del Messico.

Pascale Marthine Tayou da A Gentil Carioca

A tenere banco sono, anche qui, le big brasiliane: A gentil carioca di Rio de Janeiro, che espone – tra gli altri – un bel lavoro di Pascal Marthin Tayou raffigurante la sagoma dell’Africa, di colore nero inteso, completamente crivellata di freccette (una per ogni stato) che riportano le bandiere dei colonizzatori: Francia, Portogallo, Inghilterra, Germania, Spagna, Olanda e pure Italia, seguendo le idee di espansione nel vecchio “Corno d’Africa”.
E poi Mendes Wood DM, Luisa Strina, Galatea, Nara Roesler, Fortes d’Aloia e Gabriel con un bella installazione di Ernesto Neto e di nuovo Almeida & Dale con il giovane e già consacratissimo Maxwell Alexandre e Cerrado (a sua volta sotto il cappello di A&D, di cui vi avevamo ampiamente raccontato nel nostro report dal centro-ovest brasiliano) che schiera le pitture di Marcela Cantuária e le sculture di Paulo Pires, già esposte anche alla Biennale del MAM.
Decisamente interessante l’installazione di Rosângela Rennó da Vermelho: una parete di ritratti-vintage, che raffigura gli uomini rimasti “single” del piccolo villaggio del nord del Portogallo Carrazeda de Ansiães.
La serie originale comprende 5 gallerie di ritratti fotografici realizzati da “fotopittori” del Nordest brasiliano che, nonostante l’arrivo della tecnologia, continuano tutt’ora a lavorare con le tecniche del fotoritocco, già che la clientela preferisce ancora queste immagini manipolate ai semplici ritratti fotografici digitali. Per le comunità del Cariri (regione semiarida nello stato del Ceará), il ritratto dipinto – manualmente o digitalmente – rappresenta l’ideale di figura umana, cristallizzazione di un momento prezioso. Spesso questi ritratti immortalano situazioni inusuali o impossibili, come ricongiungimenti familiari mai avvenuti, ed è proprio qui che sta il gioco: tutti gli uomini ritratti, le cui immagini sono state trovate in internet, sono rimasti celibi fino all’età matura per carenza di donne disposte a sposarsi nella regione. Ecco che Rennó ricongiunge l’idea di due passati “unendoli” attraverso l’immagine: il Cariri sembra offrire a Carrazeda una risposta provocatoria e allo stesso tempo di un romanticismo d’altri tempi, al celibato e alla crisi sociale attraverso la rielaborazione artistica dell’immagine.

Maxwell Alexandre da Almeida & Dale

Tra le scoperte c’è la giovane galleria Lima, di São Luis do Maranhão, la capitale del reggae in Brasile, che dal 2021 si occupa della promozione di giovani artisti dell’area (comprendendo gli stati di Maranhão, Piauí e Pará).
Tra gli artisti rappresentati ci sono Gê Viana, già esposta anche nella prima Biennale dell’Amazzonia, nel 2023 e Thiago Martins de Melo, che già nel 2017 era stato tra i protagonisti della Biennale di Dakar. In fiera, Lima, oltre ai due menzionati presenta anche le belle pitture che rimettono in tutto e per tutto alla tradizione del candomblè e degli incantati di Gabriel Archanjo e le sculture-maschere di Zimar. Marco Antonio Lima, fondatore, si dice soddisfatto della fiera, con opere vendute a collezionisti non solo brasiliani ma anche tedeschi. Perché di fatto, nonostante la latinità che si respira in tutto e per tutto tra gli stand, non è raro incappare in pubblico anglofono, segnale che l’interesse per l’arte brasiliana e latino-americana in generale è, potremmo dire con un gioco di parole, generalizzato.
Quel che è certo è che, nonostante i paradigmi tematici che vanno per la maggiore in Brasile in questo momento siano forti tra le estetiche che si notano all’Ibirapuera, così come la pittura in tutte le sue forme – ma si sa, la tendenza non è locale – a SP Arte siamo ancora ben lontani dal “gusto globalizzato” che invece corrisponde in toto ad altre latitudini. E a volte, anche il sorgere di qualche perplessità, fa bene al pensiero.

Commenta con Facebook