
All’incanto un nucleo di 15 lotti raccolti sotto il titolo di Im Spazio: The Space of Thoughts, in omaggio alla mostra epocale del 1967 curata da Germano Celant e pensato per esaltare il carattere ambizioso degli artisti che le hanno realizzate. Tra questi Lucio Fontana, in vendita con un Concetto spaziale, La Fine di Dio da 12-18 milioni di dollari. In attesa dell’asta di maggio a New York, i lavori sono esposti nella sede di Sotheby’s a Milano fino al 12 aprile 2025.
Manca ancora un mese ma l’attesa per le aste di arte moderna e contemporanea di New York è già caldissima. Soprattutto alla luce del nucleo di 15 opere che Sotheby’s ha annunciato tra i top lot della Contemporary Evening Auction. Il nucleo proviene dalla collezione di Daniella Luxembourg, figura di riferimento e protagonista del mondo dell’arte internazionale da oltre cinquant’anni, e si stima porterà nelle casse della maison circa 30 milioni di dollari. Questo, ovviamente, se verranno confermate le stime per le opere in questione, realizzate da artisti come Lucio Fontana, Michelangelo Pistoletto, Salvatore Scarpitta, Alberto Burri, Alexander Calder e Claes Oldenburg. Tutti autori che, a loro modo, hanno esplorato lo spazio e la materialità, mettendo in discussione la supremazia della tela come mezzo espressivo per eccellenza.
Su tale è l’ambito non poteva allora mancare Lucio Fontana, presente con un’opera – Concetto spaziale, La Fine di Dio – appartenente al ristretto gruppo di opere nasce in un momento cruciale degli anni ‘60, agli albori della sua ricerca spazialista. Dei 38 dipinti che compongono la serie, Concetto spaziale, La Fine di Dio è uno dei soli dieci a presentare la superficie ricoperta di glitter, pensato per evocare il cosmo. Altri esemplari simili sono conservati al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid e alla Fondazione Lucio Fontana di Milano. Questa, in particolare, rientra però nella celebre serie di fotografie scattate da Ugo Mulas nello studio dell’artista. E ancora, a impreziosirla partecipa anche un’impronta che Fontana ha lasciato nella parte inferiore dell’opera. Dettaglio se vogliamo intimo, che partecipa alla stima di 12-18 milioni di dollari.

Nero Cretto (stima 2,5-3,5 milioni di dollari) è invece il primo esemplare monumentale dell’omonima serie di Alberto Burri ad essere offerto in asta negli ultimi 15 anni, e uno dei più grandi mai presentati sul mercato secondario. Inoltre, dei 37 Cretti monumentali, solo 19 sono stati realizzati in nero. Creati tra il 1970 e il 1979, i Cretti rappresentano l’apice della sperimentazione materica di Burri, che ottenne le fenditure manipolando le proprietà chimiche del bianco di zinco unito all’acetato di polivinile (PVA), un legante resinoso che faceva crepare la densa materia durante l’asciugatura. Sebbene il risultato emergesse in modo spontaneo, Burri manteneva un controllo compositivo preciso, incidendo e modellando la superficie per guidarne la formazione, in un equilibrio tra casualità e intervento volontario.
Dall’interazione con l’ambiente e l’imprevidibilità che ne deriva si fonda anche la poetica delle sculture di Alexander Calder. Sotheby’s in asta propone Armada (stima 5-7 milioni di dollari), realizzata nel 1945 ed emblema della finezza ingegneristica dell’opera dell’artista, giocata su elementi metallici sospesi in una tensione dinamica. La scultura, con il suo design innovativo, trasmette una potenza meccanica intensa, riflettendo lo spirito del tempo in cui fu creata. In ambito scultoreo si segnala anche Sullo stato (stima 700mila – 1 milione di dollari) di Luciano Fabro, che tra le sue sperimentazioni vanta la reinterpretazione della forma dell’Italia, trattandola come uno schizzo in divenire dove proiettare nuove idee artistiche e politiche. Come ha fatto anche in questo caso, facendo ricorso a marmo, ferro e legno.

Più ironica e leggera Soft Light Switches (stima 1-1,5 milioni di dollari), l’unica delle due “sculture morbide” di Claes Oldenburg realizzate in vinile ad essere rimaste in mani private. L’opera gemella è conservata al Nelson-Atkins Museum of Art. Figura di spicco della Pop Art, Oldenburg sfidò la seriosità dell’Espressionismo Astratto, attingendo alla cultura di massa. La sua cifra stilistica consisteva nell’ingrandire e trasformare oggetti comuni, sovvertendone la funzione e la materialità e spingendo i confini della scultura. Nel caso di Soft Light Switches, l’autore ribalta le aspettative rendendo morbido e organico un oggetto normalmente rigido, conferendo all’opera una qualità surreale e antropomorfica, sfumando i confini tra il quotidiano e lo straniante.
Infine, in un contesto, quello del Dopoguerra, che prediligeva l’astrazione, a celebrare la figura umana ci pensò Michelangelo Pistoletto. Come fece con Maria nuda (stima 1-1,5 milioni di dollari). Qui il pittore ha ritratto Maria Pioppi, sua moglie e musa, la cui posa, adagiata su uno dei classici specchi dell’autore, richiama i nudi neoclassici del XIX secolo. In un solo colpo Pistoletto raddoppia così la presenza umana: prima con l’immagine della donna, in seguito con l’osservatore che si inserisce nello specchio. E così nell’opera.
