
Chi sono gli attori caratteristi? Sono quegli attori non protagonisti di cui magari non si ricorda il nome ma le cui facce sono familiari. Per il critico Ermanno Comuzio, che ne parlò nel 1953 sulla rivista Cinema, il caratterista era «quell’attore che riveste un carattere umano, che incarna un personaggio vivo e non una macchietta, quell’attore che è dotato di eccezionale forza interpretativa». Ad oggi, in cui si può senz’altro affermare che i caratteristi di una volta non esistono più, quando si parla di Aldo Puglisi c’è davvero tanto da rimpiangere.
Puglisi è stato una macchietta siciliana da sogno, dotata di una mimica incredibile, un attore di lusso per molti grandi autori del nostro cinema italiano. Siciliano di gran talento, nato a Catania il 12 aprile 1935, figlio d’arte (i genitori erano anch’essi attori catanesi, attivi negli anni trenta), esordisce al cinema nel 1964 con il ruolo di Peppino Califano nel film di Pietro Germi Sedotta e abbandonata accanto a Stefania Sandrelli, Lando Buzzanca, Leopoldo Trieste e Umberto Spadaro. Lo stesso anno è accanto all’inossidabile coppia Sophia Loren – Marcello Mastroianni in Matrimonio all’italiana (1964) di Vittorio De Sica. Ma non basta, lavora anche nel film corale Tre notti d’amore (1964) di Luigi Comencini, Franco Rossi e Renato Castellani, venendo diretto da quest’ultimo nell’episodio La vedova.
L’anno successivo, saranno ancora film a episodi, prima con Gli amanti latini (1965, dove erano presenti anche Totò, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia) nell’episodio L’irreparabile e poi in Letti sbagliati (1965, ancora con i conterranei Franco & Ciccio) con Quel porco di Maurizio. Dotato di una plasticità facciale davvero insuperabile, torna sotto la guida di Germi con Signore e signori (1965).
Dopo alcuni musical con Little Tony, viene diretto da Mario Monicelli, accanto a Monica Vitti, nello spassoso La ragazza con la pistola (1968), diventando poi una presenza fissa nelle commedie sexy che avevano come protagonista Lando Buzzanca ed erano dirette principalmente da Pasquale Festa Campanile. Apprezzato anche da Lina Wertmüller, è la voce di Dio nell’episodio La sequenza del fiore di carta di Amore e rabbia (1969) del grande Pier Paolo Pasolini.
Dopo aver lavorato con Franco Franchi in Il giustiziere di mezzogiorno (1975) e dopo La prima notte di nozze (1976), il volto di Puglisi comincerà a farsi meno frequente al cinema. L’ultimo ruolo prima di una grande pausa fu quello di un tenente in Arrivano i gatti (1980), salvo poi tornare sulle scene diciotto anni dopo in un episodio della fiction a puntate Avvocati (1998), ma il ritorno nel cinema avverrà solo nel 2003 con Segreti di Stato.

Morto purtroppo il 19 luglio 2024 all’ospedale di Catania per complicazioni polmonari dovute al Covid 19 , quest’anno avrebbe compiuto 90 anni. Per questo la sorella Giovanna ha voluto celebrarne la memoria radunando amici e colleghi il 12 aprile scorso per condividere i ricordi e le testimonianze del grande affetto che tutti provavano per lui e dell’ammirazione che tuttora suscita la sua più che sessantennale carriera tra il palcoscenico e il grande schermo. La manifestazione si è svolta presso il teatro della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, in Via Siena a Catania, e sono intervenuti gli scrittori e cinefili Mario Patanè e Luciano Mirone, gli attori Paola Abruzzo e Sergio Nicolai, il maestro Samuel Montealegre, i musicisti Germano Mazzocchetti, Alfio Patti e Santo Privitera e il caro amico di gioventù dell’attore Antonio Santacroce.
“Finuccio respira la polvere del palcoscenico già da bambino: sempre in tournée con mamma e papà, parcheggiato su una sediolina dietro le quinte, con mamma che con un gesto gli intimava silenzio e immobilità”racconta la sorella e per questo decise di trasferirsi a Roma approfondendo i suoi studi al Centro Sperimentale di Cinematografia. Insomma una vita dedicata all’arte attoriale quella di Aldo, tanto nel cinema, che nel teatro che amava moltissimo.
Sergio Nicolai racconta infatti l’esperienza avuta insieme a Puglisi ne L’orlando Furioso diretto da Ronconi, messo in scena per la prima volta al Festival di Spoleto nel 1969. Ma Puglisi con Ronconi condivise 20 anni di palcoscenico con opere quali I lunatici, Utopia, Le due commedie in commedia, e collaborò anche con Maurizio Scaparro in Caligola e Cyrano de Bergerac, oltre che insieme a Pino Micol in Casina. Altri titoli celebri sono La locandiera diretta da Carlo Cecchi, l’Edipo Re di Mario Martone, La rappresentazione della Passioneper la regia di Antonio Calenda con testi originali medievali e La madre, con la grande Pupella Maggio. E come già accennato prestò la sua voce come doppiatore per il ruolo di Dio nell’episodio La sequenza del fiore di carta nel film di Pasolini.

Sabato anche il compositore Germano Mazzocchetti ha restituito il suo ricordo di come conobbe Aldo nel 1978 in occasione della Rappresentazione della Passione di Antonio Calenda: “A tutte le parti Aldo riusciva a dare un grande spessore, riconducendo tutto a quel suo stile di recitazione personalissimo, da “dentro e fuori” il personaggio, con in più il tocco magistrale dell’ironia, che non lo abbandonava mai”. Alla sua testimonianza è stato poi aggiunto l’ascolto del tema musicale della Passione che aveva composto per il personaggio del Povero mendicante che aveva una scena tutta sua, molto mimica, in cui Aldo attraversava tutta la scena cercando di infilzare con la punta di ferro di un bastone i mozziconi di sigarette che trovava per terra. Una scena esilarante e commovente nello stesso tempo. Soprattutto però Mazzocchetti ha ricordato Aldo come un prezioso amico: “La sua simpatia era amata da tutti i colleghi: alle cene dopo teatro, in tournée, il posto vicino a lui era il più conteso, perché in ogni momento poteva uscirsene con un calembour, una battuta, una frase spiazzante e divertentissima”. E sappiamo tutti che grande dono sia far ridere la gente, il mondo. L’umorismo porta con sé un approccio leggero alla vita, quello di cui abbiamo ed avremo sempre bisogno. Dunque, grazie Aldo, anche per questo.