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Opera di Badiucao rimossa da Hong Kong. È censura?

Badiucao, Here and Now (2025), nell'ambito di "Luminance", una mostra collettiva di cartelloni digitali organizzata dalla Art Innovation Gallery di Milano a Hong Kong. Foto per gentile concessione dell'artista.
Badiucao. Foto di Benny Capp.
A pochi giorni dalla conclusione di Art Basel Hong Kong 2025, scoppia la polemica intorno all’artista dissidente sino-australiano Badiucao e alla galleria Art Innovation di Milano, accusata di aver abbandonato l’artista dopo la rimozione della sua opera dai cartelloni pubblicitari della città.

La sua installazione video, parte della mostra collettiva “Luminance”, consisteva un video di 4 secondi che veniva proiettato periodicamente su un grande schermo pubblicitario a LED a Hong Kong. In apparenza, mostrava solo un uomo barbuto con gli occhiali, che non faceva nulla di particolare. 

Il 1° aprile, Badiucao ha pubblicato un post su Instagram in cui svelava il vero significato del video: quel personaggio barbuto era lui, e stava facendo il playback della frase “You must take part in the revolution”, cioè “Devi prendere parte alla rivoluzione”.

Badiucao, Here and Now (2025), nell’ambito di “Luminance”, una mostra collettiva di cartelloni digitali organizzata dalla Art Innovation Gallery di Milano a Hong Kong. Foto per gentile concessione dell’artista.

La frase è tratta da un testo di Mao Zedong (fondatore della Cina comunista), ma nel contesto dell’opera, era usata in senso critico e provocatorio verso i regimi autoritari. L’idea era nascondere il messaggio in modo sottile, in modo che non fosse subito riconoscibile da chi gestisce la censura a Hong Kong.

Una volta che il messaggio è stato reso pubblico, le autorità (non si sa chi esattamente) hanno ritirato l’intera mostra dallo schermo pubblicitario. Questo perché la Legge sulla Sicurezza Nazionale di Hong Kong, introdotta nel 2020, punisce duramente ogni forma di dissenso o messaggio politico critico, anche artistico. La legge prevede fino a 10 anni di carcere, quindi ogni contenuto sospettato di sfidare il governo viene immediatamente bloccato.

Badiucao ha precedentemente esposto quest’opera d’arte, Padre , raffigurante il presidente cinese Xi Jinping che culla e allatta con il biberon

Dopo la rivelazione del contenuto, l’intera mostra è stata rimossa. La galleria Art Innovation ha subito preso le distanze, accusando l’artista di aver fornito informazioni false sulla sua identità e sull’intento dell’opera. La galleria ha anche parlato di una possibile violazione contrattuale, affermando che i contenuti politici erano vietati e che Badiucao, usando lo pseudonimo Andy Chou, avrebbe ingannato i curatori.

L’artista ha risposto con fermezza: “Nel contratto non c’era alcun divieto su contenuti politici. Nessuno degli altri artisti ha mai visto gli accordi tra la galleria e il gestore del cartellone. Le loro dispute con il fornitore non possono ricadere su di me”

A difendere Badiucao è intervenuta Index on Censorship, con una lettera aperta firmata da 40 organizzazioni internazionali, in cui si condanna la galleria per “non aver sostenuto un artista che incarna i valori stessi che’ssa dichiara di promuovere”. Il testo chiede alla galleria di ritirare le minacce legali, porgere pubbliche scuse e cessare ogni forma di pressione sull’artista.

Devi partecipare alla rivoluzione di Badiucao e Melissa Chang. Pubblicato da Street Noise Books.

“ “Here and Now” è un’opera che vive nel suo stesso processo di censura: ambiguità, rivelazione, rimozione. È una scultura sociale, una performance in tempo reale”, ha spiegato Badiucao. Il messaggio del video, tratto da Mao, è anche il titolo della sua nuova graphic novel, scritta insieme alla giornalista Melissa Chan, ambientata in un futuro distopico in cui Cina e Stati Uniti sono in guerra.

Francesca Boffetti, fondatrice di Art Innovation, ha negato di aver minacciato l’artista, parlando piuttosto di una richiesta di chiarimenti dopo la cancellazione dell’intera mostra. “La nostra priorità è stata proteggere l’organizzazione. Siamo impegnati nella libertà creativa, ma nel rispetto delle normative del paese ospitante”. Non è la prima volta che Art Innovation si trova coinvolta in un caso simile. Nel 2023, l’opera No Rioters dell’artista Patrick Amadon, anch’essa presentata a Hong Kong, venne ritirata per contenuti ritenuti controversi: un testo nascosto conteneva i nomi di attivisti democratici.

Il caso Badiucao riapre dunque il dibattito su arte, censura e responsabilità istituzionali. L’arte digitale – veloce, visibile, effimera – diventa campo di battaglia tra espressione creativa e imposizione politica. E solleva interrogativi anche sul ruolo delle gallerie occidentali quando operano in contesti repressivi.

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