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Il MarteS presenta il capolavoro riscoperto del Moretto

Alessandro Bonvicino detto il Moretto (Brescia 1498-circa 1554) Il Redentore fanciullo tra le Tavole della Legge e la Croce Olio su tela, cm 95x100 Provenienza: Collezione privata lombarda
MarteS – Museo d’Arte Sorlini

In occasione del centenario della nascita di Luciano Sorlini, imprenditore e collezionista d’arte, il MarteS Museo d’Arte Sorlini di Calvagese della Riviera presenta un progetto di grande valore culturale: il restauro de Il Redentore fanciullo tra le Tavole della Legge e la Croce, capolavoro del pittore rinascimentale bresciano Alessandro Bonvicino detto il Moretto (1498 – ca. 1554).

La tela, databile tra il 1545 e il 1550 e oggi parte di una collezione privata lombarda, sarà esposta per la prima volta al pubblico fino all’8 giugno 2025 nelle sale del Museo MarteS, nel cuore della provincia bresciana. Il dipinto, appartenente alla fase matura della produzione del Moretto, è stato oggetto di un restauro conservativo che ha riportato alla luce la brillantezza cromatica originale, liberandolo da vernici alterate, polveri e ritocchi non coerenti.

“Restaurare e presentare quest’opera in un anno così simbolico per noi è un gesto di profondo valore”, dichiara Stefano Sorlini, Presidente della Fondazione Luciano Sorlini. “Il Museo si conferma un centro attivo di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico, restituendo alla comunità un capolavoro e un prezioso frammento di storia.”

Nel dipinto emerge la figura di Gesù bambino benedicente, sospeso tra le nuvole e rappresentato come Redemptor Mundi, con il globo terrestre in mano. Alla sua sinistra compaiono le Tavole della Legge, mentre a destra si erge la Croce, avvolta da un ramo di vite eucaristica: un simbolismo profondo, raro nella pittura del Cinquecento.

Alessandro Bonvicino detto il Moretto (Brescia 1498-circa 1554), Il Redentore fanciullo tra le Tavole della Legge e la Croce, olio su tela, 95 x 100 cm, Provenienza: Collezione privata lombarda

Le indagini svolte durante il restauro hanno inoltre rivelato tracce di tagli e decurtazioni, suggerendo che l’opera fosse originariamente parte di una composizione più ampia, forse come cimasa di una pala d’altare. L’opera si inserisce nel contesto della pittura religiosa riformata del Cinquecento, dove il Moretto – considerato uno dei massimi esponenti del Rinascimento bresciano – seppe coniugare realismo, spiritualità e didattica visiva, rispondendo alle esigenze di una religiosità più diretta e comprensibile, in contrasto con le correnti protestanti del Nord Europa.

Il restauro del dipinto del Moretto ha avuto come obiettivo principale il recupero della leggibilità e dell’equilibrio cromatico. Sono stati rimossi spessi strati di vernici ingiallite, colle e ritocchi eseguiti tra gli anni ’80 e precedenti, spesso realizzati con materiali oleosi oggi scuriti e poco compatibili con la pellicola pittorica originale.

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