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Ritmo, struttura e segno. Tre mostre alla GAM di Torino

Fausto Melotti, Gam, Torino (foto Studio Gonella) Fausto Melotti, Gam, Torino (foto Studio Gonella)
Fausto Melotti, Gam, Torino (foto Studio Gonella)
Fausto Melotti, Gam, Torino (foto Studio Gonella)
Fausto Melotti, Alice Cattaneo e Giosetta Fioroni protagonisti della “seconda risonanza” alla Gam di Torino

Dopo le mostre di Berthe Morisot, Mary Heilmann e Maria Morganti, ovvero la “prima risonanza”, che aveva per tema luce, colore, istante e ritmo, alla Gam di Torino si approda ora alla seconda, di risonanza, dedicata ancora una volta al ritmo, che però questa volta è associato a due altri elementi: struttura e segno. E le mostre scelte per risuonare con questi temi sono le personali di Fausto Melotti, Alice Cattaneo e Giosetta Fioroni.

L’idea delle “risonanze” nasce dal pensiero della Direttrice Chiara Bertola e risponde al tentativo, che appare riuscito, di riorganizzare la collezione e insieme lo spirito che anima le mostre temporanee della Gam di Torino, intonandole da un lato al contemporaneo e, più in generale, al tempo presente e alle sue necessità più profonde, e dall’altro mantenendo costantemente vivo il dialogo con la storia del museo.

 

Fausto Melotti, Gam, Torino (foto Studio Gonella)
Fausto Melotti, Gam, Torino (foto Studio Gonella)
Segni e strutture dinamiche

Curata dalla stessa Chiara Bertola con Fabio Cafagna, la mostra dedicata a Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986) occupa il primo piano del museo. Si tratta di una mostra antologica, articolata in più sezioni che rendono conto del percorso artistico e di ricerca complessivo dell’artista nel corso dei decenni. Sono esposte in mostra circa 150 opere di diverse dimensioni e materiali, allestite con precisione e in modo atto ad esaltarne di volta in volta la peculiarità teorica ed espressiva. Al centro del percorso espositivo trovano posto le ricostruzioni degli atelier di Milano e di Roma, dove l’artista produsse la maggior parte dei suoi lavori più famosi.

 

Alice Cattaneo, Dove lo spazio chiama il segno, Gam, Torino (foto Studio Gonella)
Alice Cattaneo, Dove lo spazio chiama il segno, Gam, Torino (foto Studio Gonella)

Queste sezioni in particolare aiutano chi guarda a confrontarsi con il mondo artistico di Melotti, fatto di intensa creatività, ma anche di ricerca puntuale di segni e strutture dinamiche, che appaiono interiormente ritmate da una cadenza armonica che cattura lo sguardo. La mostra è pensata insieme come una risposta e un prosieguo della personale dedicata all’artista proprio dalla Gam nel 1972, che in qualche modo aveva consacrato la figura di Melotti tra i protagonisti sul palcoscenico dell’arte contemporanea coeva. La mostra, facendo eco ad un detto dell’artista, ma anche a una famosa poesia di Marinetti, s’intitola Lasciatemi divertire!

 

Alice Cattaneo, Dove lo spazio chiama il segno, Gam, Torino (foto Studio Gonella)
Alice Cattaneo, Dove lo spazio chiama il segno, Gam, Torino (foto Studio Gonella)
Un rapporto dialettico

Al piano inferiore è invece allestita la mostra Dove lo spazio chiama il segno, di Alice Cattaneo (Milano, 1976). Il titolo della mostra è ispirato ad una conversazione tenuta dall’artista con un maestro vetraio di Murano e rende conto in maniera efficace dello spirito che anima le opere presentate per questo progetto. Lo spazio espositivo appare quasi scolpito, ancora una volta in modo ritmico, ma non senza una certa fluidità, dalle opere dell’artista, che appaiono come strutture tese tra termini posti tra loro in un rapporto dialettico, come materia e forma e potenza e atto, di matrice aristotelica, ma anche visibile e invisibile.

 

Giosetta Fioroni, Gam, Torino (foto Studio Gonella)
Giosetta Fioroni, Gam, Torino (foto Studio Gonella)

La mostra coinvolge visitatrici e visitatori in un percorso molto particolare, in cui la percezione dello spazio muta al mutare delle forme e delle strutture che compongono le opere e insieme lo spazio “scenico”, per così dire, delle sale espositive. La curatela della mostra è affidata in questo caso a Giovanni Giacomo Paolin. Infine, gli spazi della Videoteca sono dedicati all’opera filmica di Giosetta Fioroni (Roma, 24 dicembre 1932). In mostra sono presentati quattro film originali donati dall’artista alla Gam nel 1999, tutti risalenti al 1967. I titoli sono: Gioco, Goffredo, Solitudine Femminile e Coppie. La mostra è curata da Elena Volpato.

 

Giosetta Fioroni, Gam, Torino (foto Studio Gonella)
Giosetta Fioroni, Gam, Torino (foto Studio Gonella)
Sonorizzazione degli interstizi

Anche per la seconda risonanza è poi presente la figura dell’intruso. Nata da un’idea di Chiara Bertola, l’idea dell’“intruso” consiste nel chiamare un artista ogni volta invitato a costruire un discorso alternativo alla lettura delle mostre proposte, fornendo una specie di costante pungolo, per chi guarda e legge le varie mostre, a spostare il proprio punto di vista, arricchendo di nuovi significati tutto il processo creativo e curatoriale. Se per le mostre inaugurate ad ottobre l’intruso era Stefano Arienti, ora il lavoro di vivace contrappunto alle mostre presentate è affidato al duo Chiara Lee e Freddie Murphy.

Il lavoro di Lee e Murphy consiste in una sorta di sonorizzazione degli interstizi della struttura architettonica del museo, in particolare delle scale, che si trasformano così in una sorta di strumento musicale a sé, uno spazio limite abitato da anime altre, in una zona di confine, insieme esterna, marginale e strutturale rispetto alle sale espositive. Il progetto è creato in collaborazione con il MAO Museo d’arte orientale di Torino.

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