
Alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano è andata in scena Art Crimes, mostra firmata da Angelo Accardi e curata da Nino Florenzano
Si è chiusa il 28 aprile alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano Art Crimes, mostra firmata da Angelo Accardi e curata da Nino Florenzano. L’esposizione presentava un’opera site-specific che metteva in scena una narrazione visiva e concettuale in cui l’artista saccheggiava il rigore della tradizione artistica classica mescolandolo con l’irriverenza della cultura pop. Al centro di questa audace rielaborazione artistica un omaggio al Cartone di Raffaello, dal quale Accardi estrae e riorganizza le figure al fine di dar vita ad un’inedita “Scuola di Atene” contemporanea.
Qui, i grandi protagonisti del pensiero e dell’arte si incontrano in un dialogo che supera i confini del tempo: Francis Bacon mostra la sua ossessiva reinterpretazione dell’Innocenzo X a Velázquez, Picasso appare con le sue maschere africane, Duchamp osserva la sua Gioconda ready-made, mentre l’opera accoglie altre figure illustri come Cattelan, Dalí, Warhol, Koons e Raffaello stesso. Accardi, inoltre, reintroduce la figura di Michelangelo, assente nel Cartone ma presente nell’affresco vaticano.
Questa conversazione tra illustri personalità si estende ben oltre la storia dell’arte. Tra i pensatori compaiono Nikola Tesla, Thomas Edison, Steve Jobs e persino ChatGPT. Impegnata in uno scambio filosofico con Socrate, a simboleggiare il confronto tra il sapere umano e il machine learning dell’intelligenza artificiale. Fa la sua comparsa sulla tela anche Kanye West, artista citazionista che, proprio come Accardi, nelle sue opere rielabora e rimanda a film e capolavori del passato.
A completare questa scenografia sovversiva, non mancano personaggi d’animazione, parte integrante dell’immaginario pop: Mr. Bean, l’ispettore Clouseau e la Pantera Rosa – qui rappresentata in scultura, adagiata su una Poltrona Proust di Mendini, con un martelletto in mano, pronta a infrangere il vetro alle sue spalle, dietro il quale è custodito un cervello. Accardi stesso si inserisce nella tela, affiancato dalle sue opere, tra cui i celebri struzzi, simbolo della sua poetica e metafora della paura liquida teorizzata da Zygmunt Bauman: una paura fluttuante, invisibile, che l’artista rende tangibile attraverso la figura dello struzzo.
Il risultato è un cortocircuito visivo e concettuale in cui le barriere tra classico e contemporaneo si dissolvono, invitando il pubblico a un’indagine sospesa tra intuito e provocazione. L’osservatore è chiamato a decifrare connessioni apparentemente incongrue tra i personaggi e a riflettere sul tema del saccheggio artistico e della sua rielaborazione e ricollocazione. “Art Crimes è la mia riflessione sul processo di appropriazione creativa come forma di espressione universale“, afferma l’artista. E così, tra citazioni colte e suggestioni pop, l’osservatore diventa parte attiva di un’indagine in cui nulla è dato al caso: ogni citazione ha un significato, ogni personaggio è legato ad un altro e tutto converge in un’unica opera, dando vita, come suggerisce l’artista, a un’espressione universale.

Angelo Accardi nasce a Sapri, in Campania, ed è oggi fra i più attivi esponenti del Pop Surrealism. La sua ricerca artistica prende avvio negli anni ’90 con l’esplorazione della nuova figurazione, attraverso sperimentazioni su tecniche e materiali. Nei primi anni 2000 dà vita alla serie “Misplaced”, in cui introduce per la prima volta la figura dello struzzo. Nel 2006 espone a Shanghai con il collettivo d’avanguardia TantArte, mentre nel 2011 viene selezionato da Marco Vallora per partecipare alla 54ª Biennale di Venezia.
Dal 2017 collabora con Eden Gallery, portando le sue opere in città come New York, Miami, Mykonos e Tel Aviv. Nel 2022 realizza il progetto di arte pubblica “Poetry”, con installazioni simultanee a Milano, Palermo e Venezia, chiudendo idealmente la trilogia avviata da Robert Indiana con “LOVE” e “HOPE”. Nel 2024 partecipa alla 60ª Biennale d’Arte di Venezia e, nello stesso anno, la sua opera “Violet” viene scelta per la copertina dell’Atlante dell’Arte Contemporanea (Giunti), un’edizione curata dal Corporate Patron del Metropolitan Museum of Art di New York.
Con “Art Crimes”, Accardi si conferma un artista capace di trasformare il passato in un terreno fertile per il presente, intrecciando richiami in cui ogni distanza temporale sembra annullarsi. La sua capacità di rileggere la tradizione con spirito critico e ironico si traduce in un’opera che invita il pubblico a un gioco di sguardi investigativi e rimandi simbolici. Tra citazioni colte, surrealismo e riferimenti pop, Accardi restituisce un’arte in continua metamorfosi e costante rielaborazione, in cui il saccheggio diventa creazione e il passato si fa materia viva del presente.