Cosmo Kandinsky. L’astrazione geometrica nel XX secolo è in allestimento sino al 18 maggio nel Museum Barberini a Postdam, a una ventina di chilometri da Berlino.
Il palazzo che ospita il Museum è stato inaugurato nel 2017, e realizzato – come si evince dal nome – secondo uno stile architettonico che tende a identificarsi con il Barocco romano. Ne è proprietario Hasso Plattner, nato in Berlino nel 1944, filantropo, collezionista, imprenditore e miliardario. Il suo Barberini, aperto al pubblico a orari fissi, ospita dipinti di prima scelta. Solitamente espone maestri francesi di area Impressionista e Postimpressionista.
In questo particolare contesto – l’Astrazione geometrica appunto – Plattern si è affidato a Sterre Barentsen, giovane storica dell’arte – è nata a Berlino nel 1994 – la quale, nel suo progetto espositivo, si è attenuta diligentemente al compito di concretizzare, in visioni di pittura, le lezioni filosofiche di un Maestro teso alla elevazione di se stesso. Barensten ha infatti messo in pratica le lezioni tenute da Vasilij Kandinskij al Bauhaus, nel 1922, dove avanzava l’idea di un rigore metodologico dell’arte, sino a farne una scienza. Nel 1926 le lezioni furono pubblicate in Germania col titolo Punto, linea, superficie – Vasilij Kandinskij, la cui divulgazione editoriale dura tuttora. In Italia è presente nei Saggi Adelphi.
Un simile tema espositivo sino ad oggi, non era mai stato affrontato. E perché mai? Ritengo che la vastità e la complessità del testo di Kandinskij abbia reso impraticabile, fino a oggi, la messa in scena di un grandioso mosaico di dipinti che, solo a pensarci, sembra una follia. Ma Sterre Barentsen ha accettato la sfida, e ha reso evidente la possibilità di dare corpo alle teorie di Kandinskij.
Nel dizionario dei termini critici, il termine di: capo/lavoro, è sinonimo di opera iniziatica, di importanza primaria per l’autore. La bravissima curatrice ha saputo selezionare una settantina di autori, chiedendo alle principali e credibili collezioni pubbliche e private internazionali; scegliendo cento e più dipinti, è rimasta fedele alla missione di approdo alla Geometria espressa in arte, nella definizione di scienza esatta.
Mirabilia è il termine che definisce la realizzazione di un’esposizione complessa, dove le parole/messaggio di Kandinsskij si trasmutano in un concerto asettico di colori atonali e in movimento. Curioso è l’apparire di linguaggi opposti, eppure plausibilmente coabitanti: Piet Mondrian e Frank Stella; El Lissitzky e Barbara Hepworth; Victor Vasarely e Sonia Delaunay; e così via, dove il visitatore non erudito si trova sperduto. Qui emerge il talento di Sterre Barentsen nell’avere allestito alle pareti un costrutto matematico, dove linee e punti sono elementi primari di un teorema dimostrato e risolto.
Il punto è per Kandinsky “…un’entità invisibile. È la traccia del punto in movimento, dunque un suo prodotto. Esso è anche l’elemento che deve essere inizialmente negato per poi venire incorporato nella nuova entità nascente, la linea. Dal punto di vista astratto il punto rappresenta l’unione suprema e unica tra silenzio e parola.”














