
Una banana da 6,24 milioni di dollari è stata solo l’inizio. Justin Sun, enfant terrible della criptofinanza e collezionista d’arte con gusti “spettacolari”, torna al centro dei riflettori con una nuova faida legale che unisce denaro, arte, sospetti internazionali e un tocco di dramma hollywoodiano.
Dopo aver mangiato pubblicamente Comedian, la famigerata banana scotchata al muro di Maurizio Cattelan, Sun ha deciso di lanciarsi in un’altra performance: una causa contro il magnate David Geffen per l’acquisizione, secondo lui illegittima, di Le Nez di Alberto Giacometti, opera acquistata dallo stesso Sun nel 2021 per 78,3 milioni di dollari. Al centro del ciclone, l’ex consulente artistica di Sun, Xiong Zihan Sydney, accusata di aver orchestrato la vendita alle spalle del suo cliente, falsificando documenti, firme e, secondo la causa depositata presso la corte federale di New York, di aver intascato parte del ricavato.
La statua contesa, un capolavoro bronzeo dell’artista svizzero, sarebbe stata venduta a Geffen per un totale di 65,5 milioni di dollari – 10,5 milioni in contanti e due dipinti di valore non specificato. Una cifra ben inferiore agli 80 milioni richiesti da Sun, che ora chiede la restituzione dell’opera o un risarcimento completo.

Ma Geffen non ci sta. Il leggendario produttore discografico – cofondatore di DreamWorks e scopritore di talenti come Nirvana e Cher – respinge ogni accusa, definendo la versione di Sun “un tentativo disperato di mascherare un affare andato storto”. Secondo i suoi legali, Sun era perfettamente consapevole della transazione e intendeva rivendere i dipinti per colmare la differenza economica. Solo quando l’affare non ha portato i frutti sperati, sarebbe arrivato il dietrofront legale.
Il caso è una giungla di documenti, cambi di versione e affermazioni contraddittorie. Sun, all’inizio, aveva annunciato pubblicamente di voler donare Le Nez alla piattaforma blockchain APENFT, salvo poi dichiarare di averlo solo “esposto virtualmente”. Infine, ha sostenuto di aver incaricato Xiong solo di cercare potenziali acquirenti, e non di procedere con la vendita.
Gli avvocati di Sun sostengono che Xiong abbia presentato ApeNFT come proprietaria dell’opera, trattando direttamente con Geffen e tenendosi per sé mezzo milione di dollari dopo aver consegnato a Sun 10 milioni come “deposito”. Secondo la loro ricostruzione, Sun avrebbe scoperto il presunto raggiro solo nel dicembre 2023, ben un anno dopo la conclusione dell’affare.
Geffen, invece, ribatte punto per punto, accusando Sun di voler riscrivere la storia per recuperare un investimento scomodo, in un momento in cui la sua reputazione pubblica è già in bilico. Tra le contestazioni sollevate c’è anche il passato movimentato del crypto-miliardario: dalla causa per frode intentata dalla SEC, a un attacco hacker da 115 milioni di dollari alle sue piattaforme nel 2023, fino alla controversia mediatica con Coindesk, che ha portato alle dimissioni di un direttore editoriale per presunte pressioni legate alla vicenda Comedian.
Il caso richiama inevitabilmente l’eco del famoso affaire Bouvier, quando l’oligarca russo Dmitry Rybolovlev accusò il suo mercante d’arte di aver gonfiato i prezzi delle opere acquistate. Anche lì, tra svizzeri, miliardi e musei, la giustizia non diede ragione a nessuno.
Chi ha davvero comprato Le Nez? Chi ha mentito? Chi ha tratto profitto? Le risposte, probabilmente, arriveranno in aula. Ma una cosa è certa: nel mondo in cui cripto, arte e celebrità si fondono, ogni opera è molto più di ciò che appare.
