
Norma Mangione torna ad inaugurare una mostra presso l’Archivio Salvo con fotografie dell’artista scattate dai suoi amici di sempre
Norma Mangione torna ad inaugurare una mostra negli spazi di quella che negli scorsi anni è stata la sua galleria, ma nella nuova veste di Archivio Salvo. La mostra s’intitola “Ritratti d’amicizia. Giorgio Colombo, Paolo Mussat Sartor, Paolo Pellion di Persano” e si inserisce nella rete di mostre legate al festival di fotografia Exposed. L’evento ha al centro la figura di Salvo, ma, con l’eccezione di un dipinto, non vede esposte opere dell’artista torinese, bensì si compone di una serie di scatti fotografici che hanno Salvo per protagonista. Gli scatti sono opera, appunto di Giorgio Colombo, Paolo Mussat Sartor e Paolo Pellion di Persano.
Si tratta di scatti fotografici ripresi dai tre grandi fotografi torinesi che hanno accompagnato, con la loro visione e le loro immagini la vita e il percorso artistico di Salvo, così come del milieu culturale della Torino di quegli anni. Si tratta di quell’arco di tempo che ebbe il suo inizio, più o meno, negli anni ‘60 dello scorso secolo, con la nascita del movimento dell’arte povera, e la cui fertilissima produzione artistica e creativa è ancora molto presente non solo sul territorio sabaudo, ma a livello internazionale. Il luogo degli scatti in mostra è spesso e volentieri la città Torino, con le eccezioni degli allestimenti di alcune mostre importanti e Biennali, e i protagonisti sono gli artisti. Primo fra tutti, in questo contesto, ovviamente Salvo. Lo sguardo è quello degli amici, come recita il titolo di questa mostra. Questo non è un dettaglio, perché uno dei temi chiave di quell’epoca d’oro dell’arte torinese fu proprio l’esistenza di un gruppo di artisti, ma anche di amici, che si confrontava costantemente su temi e questioni artistiche ed estetiche, tracciando poi ciascuno la propria poetica personale, in cui però si potevano ritracciare degli elementi comuni e condivisi.
La mostra da Norma Mangione è affascinante perché, oltre a parlare di Salvo ed approfondire così la sua biografia artistica, rende conto di quell’epoca. E lo fa con lo spirito giocoso e vivace di chi l’ha vissuta in prima persona e la racconta con la semplicità delle cose quotidiane, sapendo però catturare la magia dell’arte nel suo nascere per mano di personaggi e artisti dalla grandissima personalità e ossessione artistica. In particolare la figura di Salvo ne emerge con tutti gli aspetti anche umani e personali e, naturalmente, soprattutto nel suo essere stato artista decisivo nel panorama artistico torinese. L’artista compare, perciò, certo, nelle opere. Ma la sua figura si delinea anche attraverso le esperienze, nelle visioni, nell’atteggiamento pubblico e privato di una personalità molto particolare, ricca di creatività, ma anche di ironia.

In mostra, a ciascuno dei tre fotografi (Colombo, Pellion, Mussat Sartor) è dedicata una stanza della galleria, mentre sono messi a disposizione del pubblico una serie di volumi che documentano la produzione artistica e fotografica degli stessi autori in quegli anni. Ne nasce una sorta di biografia per immagini, che racconta Salvo e il suo percorso artistico e personale attraverso gli occhi di fotografi che furono anche amici, e che forse proprio per questo seppero cogliere l’anima personale dell’artista, ma anche quella collettiva di un periodo e un contesto artistico e culturale di grande intensità e ricchezza, di cui godiamo ancora oggi gli effetti e le opere.
Le immagini di Giorgio Colombo (Milano, 1945) si concentrano su allestimenti di mostre dagli anni ‘70 agli anni duemila. Nelle immagini, con Salvo, si scorgono altri personaggi come Anselmo, Boetti, Marisa e Mario Merz e molti altri protagonisti di quell’epoca. Le fotografie di Paolo Mussat Sartor (Torino, 1947) rendono conto sia del contesto pubblico, sia della vita privata, come lo scatto all’interno della casa di Costigliole d’Asti, dove Salvo è ripreso nel 2008. Insieme con Salvo, nel contesto pubblico, appaiono qui anche Tucci Russo, Penone, Zorio, Paolini. Infine, una fotografia di Paolo Pellion (Castagneto Po, 1947) mostra Salvo nei panni del poeta e artista russo dell’Ottocento Lermontov. La foto viene esposta in mostra accanto al quadro di Salvo in cui egli si ritrasse allo stesso modo. A questa doppia opera si affiancano poi alcune immagini di Pellion con Salvo alla guida della sua automobile per le strade di Torino. Queste immagini fanno parte di una serie dedicata agli artisti alla guida della loro automobile realizzata da Paolo Pellion in quel periodo.

Il risultato della mostra è, così, una sorta di biografia per immagini, che racconta certo di Salvo come artista, ma anche come persona e personaggio. Ma negli occhi di visitatrici e visitatori resta anche il profumo più generale di un’epoca ricchissima, in cui Salvo ebbe una parte importante, sia dal punto di vista artistico e creativo che umano. Il sospetto è che forse le due cose – l’aspetto umano, di amicizia, e quello creativo e artistico – non siano poi così separate. Non sarà che il confronto personale, il vissuto comune, aiuta la generazione di opere d’arte, facendo nascere idee e magnifiche artistiche ossessioni? Forse sì. E paragonando l’epoca che vide il sorgere a Torino della stella di Salvo, insieme con tutto quel ben di Dio culturale e artistico che fu, fa sorgere il dubbio che forse, ai nostri giorni, il nostro vivere e comunicare troppo spesso delegato a schermi e messaggi ci stia facendo perdere qualcosa di importante. Chissà se siamo ancora in tempo per recuperare.
