
Thomas Braida, Chiara Calore, Nebojša Despotović, Eric Pasino, Paolo Pretolani. Questi i protagonisti della mostra voluta da Antonio Coppola
“C’è sempre stato uno scambio […], nel cercare di imparare delle soluzioni da altri o, al contrario, nell’evitare di fare allo stesso modo. È una dinamica continua, in cui si cerca di aiutare l’ultimo arrivato. E poi la trasmissione delle informazioni avviene a doppio senso”. Questo, nelle parole dell’artista Thomas Braida, è il tenore della pratica artistica che regna nell’Atelier F, il “laboratorio artistico” germinato dall’Accademia di Belle Arti di Venezia. Ora al centro dell’ultima mostra della Fondazione Coppola di Vicenza, negli affascinanti spazi del Torrione di porta Castello.

La mostra collettiva – titolo, indicativo, La Scuola di Venezia – riunisce infatti le opere di cinque artisti che in quel contesto si sono formati: dallo stesso Thomas Braida a Chiara Calore, Nebojša Despotović, Eric Pasino e Paolo Pretolani. E a confermare il focus c’è la presenza all’inaugurazione del professor Carlo Di Raco, figura di riferimento e principale animatore dell’Atelier. Che, con grande sorpresa, stante la sua notoria ritrosia, espone anche nella prima sala alcuni suoi piccoli preziosi dipinti.

Viaggio iniziatico
L’esposizione, che si sviluppa verticalmente, seguendo la struttura della torre, rimarca alcuni dei aspetti che caratterizzano i pittori legati a questa temperie. Una ricchezza visiva che affonda le radici nella tradizione veneziano/fiamminga e la reimmagina con linguaggi, simboli e materiali nuovi. Molte delle opere esposte si distinguono per l’intensità cromatica e la grande attenzione ai dettagli, altre indugiano più su elementi decorativi, architettonici e simbolici. Un vero viaggio iniziatico che accompagna il visitatore tra stati d’animo, visioni e riflessioni decisamente pregnanti. E che noi ripercorriamo con l’ampia galleria fotografica.

Particolarmente intenso è il dialogo che si instaura al quarto livello: dove il ritratto di Thomas Braida, realizzato da Nebojša Despotović, si incrocia con l’opera dello stesso Braida, Tempus fugit! fio mio – Tempus fugit! my son, che esorcizza ironicamente la caducità della vita. Imperdibili i cammei di Chiara Calore, che sul piccolo formato riesce a esaltare la perizia quasi calligrafica della sua matura pratica pittorica.

Paolo Pretolani, dopo alcuni bellissimi dipinti surreal/pompeiani, propone nella torretta alcuno opere frutto della sua ricerca più recente, realizzate con pittura UV. Eric Pasino, il più giovane del gruppo, annichilisce la figura in tele che sposano stimoli surrealisti e neoinformali.

Una comunità creativa
L’esperienza di questa mostra non fa che riaffermare la straordinarietà del fenomeno Atelier F, che ha prodotto la “scuola” di pittura più interessante d’Italia. Un laboratorio nato negli anni ’90 all’Accademia di Venezia, inizialmente come semplice corso di pittura. Sotto la guida del professor Di Raco, affiancato da altri docenti fra i quali Martino Scavezzon, si è evoluto in una comunità creativa caratterizzata da un forte spirito collettivo e da un metodo di apprendimento orizzontale. Non esistono gerarchie tra studenti e docenti: tutti condividono idee, esperienze e tecniche in un ambiente di scambio continuo.

La pratica pittorica nell’Atelier F è vissuta come un processo aperto e negoziale, dove l’opera si sviluppa attraverso il dialogo tra l’artista e il suo lavoro. Senza seguire un progetto predefinito. Una “scuola” non fondata su uno stile comune, ma su un approccio condiviso alla ricerca e alla produzione artistica. Con il supporto di momenti di workshop come “Extra Ordinario”, che favoriscono l’incontro tra studenti e artisti affermati.


