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Gli animali nell’arte, tra pittura e poesia: Ernst, Prampolini, Picasso, balla

Enrico Prampolini, Corrida (dettaglio) Enrico Prampolini, Corrida (dettaglio)
Enrico Prampolini, Corrida (dettaglio)
Enrico Prampolini, Corrida (dettaglio)

Paolo Levi si cimenta in un’operazione inedita e curiosa: con una sequenza di versi che sfiorano la prosa, conferisce voce agli animali presenti nei capolavori museali. L’autore diventa spirito narrante delle vicissitudini di questi inediti protagonisti, svelando retroscena e segreti non sempre di dominio dei conoscitori d’arte. Attraverso questo percorso narrativo, Levi invita il Lettore e la Lettrice a riflettere non solo sulle opere e i loro autori, ma anche sul ruolo simbolico che gli animali hanno avuto nell’arte.

Max Ernst,
ANGELO DEL FOCOLARE, 1937,
Collezione privata, Svizzera

Sono un’aquila Dada
in veste Surrealista
tutt’altro che un angelo.

Vale a dire il caos espressivo
della fine pace,
due anni prima della Seconda Guerra.

Il mio autore visionario fu profeta
di odio e del futuro umano
annientamento.

Nel disegno ero ben cosciente
che nulla sarà più come prima
in Occidente.

Enrico Prampolini,
CORRIDA, 1929 – 1930,
Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma 

La storia a volte
è risvolto di fiaba.

Da toro a uomo, vi narro
il mio accadimento fuori arena,
dove il mondo si era capovolto.

Prampolini vide rosso sventolio
in cartolina.

Notandomi in uno zoo
mi prese in simpatia:

Fece di mie coda e corna
un movimento tonale,
di stesura da corrida.

Pablo Picasso,
LA COLOMBA BLU, 1961

Ho il diritto di dirmi stanca
a ogni passo.

La fama è iniziata con l’Antico Testamento
annunciando la fine
del Diluvio Universale.

Colomba in Panettone
per gola Pasquale.

Messo della Pace disegnata da Picasso.

Anche mite, temeraria, che l’ignoto sfida.

Lasciatemi un poco in pace.

Vi chiedo tanto?

Giacomo Balla,
DINAMISMO DI UN CANE AL GUINZAGLIO, 1912,
Albright – Knox Art Gallery, Buffalo, USA

Sono frutto dell’ipnosi futurista
indotta da
Filippo Tommaso Marinetti.

Giacomo Balla
dopo quasi due decenni
scoprì che d’Avanguardia
proprio non si campa.

S’era dato da fare
nel taglio esecutivo
dove tutto era moto perpetuo, 
bianco nero.

Guinzaglio cromo in Movimento.

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