
Un gruppo internazionale di professionisti del mondo dell’arte ha chiesto formalmente all’ICOM (International Council of Museums) di espellere la Russia dall’organizzazione, accusandola di gravi violazioni del codice etico, legate alla distruzione e all’appropriazione del patrimonio culturale ucraino.
La richiesta è stata formulata in una lettera aperta pubblicata su Le Monde, con la minaccia di un’azione legale in Francia — paese dove ha sede l’ICOM — nel caso in cui il consiglio esecutivo non proceda con l’espulsione.
Secondo i firmatari, tra cui lo storico dell’arte Konstantin Akinsha, la mecenate Francesca Thyssen Bornemisza e Vitalit Tytych dell’ICOM Ucraina, la Russia avrebbe sistematicamente tentato di cancellare l’identità culturale ucraina sin dall’invasione del 2022. Il documento denuncia, tra le altre cose, il saccheggio di collezioni museali, l’annessione forzata di opere d’arte e la distruzione di siti culturali documentata anche dall’UNESCO.
“Le prove sono abbondanti, e in alcuni casi gli stessi responsabili hanno documentato le proprie azioni”, si legge nel testo. Il gruppo ha anche chiesto l’esclusione del personale museale russo coinvolto, sottolineando l’inerzia dell’ICOM e le possibili pressioni economiche o politiche dietro la mancata reazione ufficiale.
L’ICOM, pur avendo condannato in passato la distruzione del patrimonio ucraino e avviato una revisione del proprio codice etico, non ha ancora risposto formalmente alla nuova richiesta…
La richiesta di espulsione della Russia dall’ICOM è un banco di prova per la credibilità dell’organizzazione. Di fronte alla distruzione sistematica del patrimonio ucraino, il silenzio non è neutralità, ma complicità. Ora l’ICOM deve scegliere se restare fedele ai propri principi o cedere all’inerzia.